La promessa del titolo non delude: Il sole a mezzanotte (Midnight sun) è un film luminoso malgrado il buio che avvolge la quotidianità della giovane Katie, costretta a vivere di notte e a restare in casa nelle ore diurne per proteggersi dall’esposizione ai raggi solari che le sarebbero fatali. Attraente e simpatica, intelligente e sensibile, lei brilla di luce propria e contagia gli altri col suo coraggio, intriso di amore per il mondo e per le persone. Solo un’amara riflessione ne spegne il sorriso: Se dici a qualcuno che stai male diventi sempre più una malattia e sempre meno una persona.
A dispetto dei fazzoletti di carta abbinati al pressbook in distribuzione per l’anteprima stampa, il lungometraggio d’esordio del trentaseienne californiano Scott Speer non è una storia strappalacrime bensì un’iniezione di passione profonda per la vita, simile a quelle lezioni che capita di ricevere da persone indimenticabili, spesso giovanissime, quando per qualche motivo ci si reca in ospedale. Del resto la malattia rara di Katie, chiamata Xeroderma Pigmentosum, era già arrivata in alcune sale cinematografiche italiane col documentario The dark side of the sun (2011) di Carlo Shalom Hintermann, che ci aveva raccontato la storia del campo “Sundown”, creato nello stato di New York come luogo di incontro e di confronto tra ragazzi affetti da XP, spinti dal desiderio di vivere comunque pienamente.
Destinato soprattutto a un pubblico di adolescenti, con una sceneggiatura lineare e una fotografia senza sorprese, Il sole a mezzanotte punta sulla scelta degli interpreti e sull’elemento naturale di un regista che si è fatto strada a suon di videoclip come Speer: la musica. Ecco allora che Katie, impersonata dall’attrice e cantante Bella Thorne, stellina delle serie televisive americane, non si masturba nella vasca da bagno come è di moda tra le donne del grande schermo da Lady Bird a La forma dell’acqua, ma s’ingegna a comporre buone canzoni e a suonarle con la chitarra, per sé stessa e per gli altri. Il ruolo di Charlie è invece affidato al prestante Patrick Schwarzenegger che potrebbe meritare fan numerose come quelle che pendevano dalle labbra di Ryan O’Neal dopo l’indimenticabile Love story, cult movie del 1970 vincitore del premio Oscar proprio per la musica.