Nella sezione Generazione Futura del Sottodiciotto Film Festival viene presentato Irkalla: Gilgamesh’s Dream, opera di Mohamed Jabarah Al-Daradji. Già presentato in anteprima mondiale a Locarno questa pellicola indaga e mette in scena il rapporto tra guerra e infanzia unendolo a quello tra realtà e sogno. Alla presentazione del film ha partecipato Filippo Rubino, torinese che ha contribuito al film occupandosi degli effetti digitali. Come da lui raccontato il film è stato frutto di lunghe e complesse lavorazioni, durate circa due anni e mezzo. Un lungo lavoro dato anche dal fatto che si tratta di una combinazione di vari tipi di girato. L’idea di collaborare con una società italiana è stata del regista Mohamed Jabarah Al-Daradji. Fortemente ispirato dal cinema neorealista, ha voluto avere un contatto concreto con l’Italia per la realizzazione del suo film.
Irkalla: Gilgamesh’s Dream e l’infanzia senza rifugio
Irkalla: Gilgamesh’s Dream è la storia di Chum-Chum (Yussef Husham Al-Thahabi), un bambino di nove anni che vive per le strade di Baghdad. Grande sognatore, è fortemente convinto che le acque del Tigri nascondano l’ingresso a Irkalla, l’Aldilà della mitologia mesopotamica, dove spera di ritrovare i genitori morti. Chum-Chum è anche diabetico, situazione che causa non poche complicazioni nella sua vita. Al suo fianco è onnipresente l’amico Moody (Hussein Raad Zuwayr), che invece si lascia trainare dalla violenza delle milizie e dal miraggio di emigrare in Olanda. Mohamed Jabarah Al-Daradji dirige un film rivolto ai ragazzi per raccontare la vita degli orfani di guerra e i loro tentativi di sopravvivenza in una città demolita.
Ci si ritrova, volente o nolente, a confrontarsi con una situazione diffusa: quella dell’infanzia costretta ad arrangiarsi in un mondo depredato. Se Chum-Chum tenta di salvarsi vivendo a metà tra sogno e realtà, Moody si dà alle forze armate facendo qualsiasi cosa pur di realizzare la sua fuga. Accanto a loro c’è Sarah (Login Star Naimal), sorella di Chum-Chum, che cerca altrettanto di guadagnarsi da vivere lavorando in un cabaret. Se il sogno di Moody è quello di riuscire a lasciare il paese portando con sé Chum-Chum e Sarah, il sogno del piccolo protagonista è quello di abbandonarsi alle acque per ricongiungersi con i suoi genitori. Una fantasia tragicamente poetica che porta con sè tutta l’innocenza e l’ingenuità che può avere un bambino di nove anni.
L’intera storia va avanti grazie a questo, il dolore e le speranze dei bambini diventano il cuore pulsante del film.
Chum-Chum nella sua esasperata ricerca dei genitori affronta il tema dell’immortalità dalla sua situazione marginale e fragile, diametralmente opposta alla posizione del re potente che invece caratterizzava Gilgamesh nella sua epopea. La ricerca dell’eternità non è più sinonimo di dominio sulla morte quanto una necessità emotiva, un disperato bisogno di una sorta di continuità affettiva. Così il mito sopravvive e si rinnova, dimostrando la sua capacità di rispondere a paure universali nel tempo.
Sognare Irkalla
A fare da contraltare alla dimensione onirica che caratterizza la vita del piccolo protagonista di Irkalla: Gilgamesh’s Dream c’è Moody e il suo stretto legame con la violenza. Egli rappresenta un destino, malauguratamente, più concreto che è conseguenza della guerra e della povertà. L’arco narrativo di Moody sembra voler dimostrare come la perdita dell’innocenza sia un qualcosa di graduale e impercettibile.
La regia adottata da Mohamed Jabarah Al-Daradji è sobria e rispecchia il punto di vista infantile evitando spettacolarizzazioni della violenza. La fotografia naturale riesce a ricreare la crudezza degli spazi urbani devastati e a miscelarli anche ai momenti più onirici. Il riferimento al neorealismo può ricercarsi in questa autenticità, ma anche e soprattutto nelle interpretazioni dei giovani attori.
Tra il sogno e la realtà brutale Irkalla: Gilgamesh’s Dream racconta l’infanzia come terreno di conflitto, dove immaginare e fantasticare diventa l’unico possibile e disperato atto di resistenza.
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