Connect with us

FESTIVAL DI CINEMA

‘Sguardi in camera’: ricordare (non) è un’impresa

Un secolo di vita privata e pubblica in un documentario d’archivio a episodi presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.

Pubblicato

il

Sguardi in camera, la serie

Sguardi in camera: da frammenti di pellicole conservate nell’archivio bolognese nasce un racconto corale, diretto da Paolo Simoni, direttore della Fondazione Home Movies, insieme al regista Francesco Corsi. A fare da collante, il voice-over di Milena Vukotić che prende per mano lo spettatore e lo invita a entrare in un viaggio privato nel Novecento italiano. I primi tre episodi, in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, coprono un arco temporale che va dai primi anni ’20 alla metà dei ’40: dal matrimonio all’indomani del delitto Matteotti fino alla danza della Liberazione.

Il secolo ridotto: una storia mediale

È l’Italia narrata dagli italiani: un racconto che nasce — ed è possibile — dall’arrivo sul mercato delle cineprese leggere e accessibili, strumenti che permisero a molti di registrare, per la prima volta, la propria quotidianità. Parallelamente si affaccia così un’archeologia dei media che segue l’evoluzione dei formati — dal 9,5 mm al 16 mm fino all’8 mm — e, insieme, quella dei costumi e delle classi sociali che imparano a guardarsi e a rappresentarsi. Il cinema è ora un gesto democratico: un piccolo atto di libertà attraverso l’immagine. La memoria, così come la pensiamo, infatti non è che la somma dei ricordi di ciascuno, che il tempo rimescola, ricompone, talvolta deforma o cancella.

Gli sguardi in camera

La serie restituisce le gessate di chi sembra sentirsi derubato dei propri gesti, curiosi e imbarazzati, abituati come erano alla fissità della fotografia. Poi, pian piano, tutto sembra farsi naturale, fino alle messe in scena accuratamente architettate dai cineamatori. E soprattutto ci sono gli sguardi in camera: uomini, donne, bambini che guardano direttamente nell’obiettivo, complici di chi riprende. L’espediente della rottura della quarta parete sottolinea le differenze tra questo e quel modo di fare cinema. Un gesto minimo eppure dirompente che rivela la differenza tra il cinema dei dilettanti e quello dei professionisti. Fra tutti, nel terzo episodio c’è un bambino col padre: è Bernardo Bertolucci con il poeta Attilio Bertolucci nella loro casa di famiglia. È l’incontro tra il cinema e il Cinema.

L’archivio come atto sociale

Se chi ha vissuto ha il diritto di dimenticare, chi viene dopo ha il dovere di ricordare. Non come mero esercizio mnemonico ma come assunzione di responsabilità. La postmemoria, cioè elaborare i traumi collettivi attraverso i racconti avuti in eredità, accorcia le distanze tra chi ha vissuto e chi può soltanto immaginare. Le parole del sociologo Halbwachs (1950) trovano qui concretezza:

“i nostri ricordi vivono in noi come ricordi collettivi, e ci sono raccontati dagli altri anche quando si tratta di avvenimenti in cui siamo stati coinvolti soltanto noi (…). Il fatto è che, in realtà, non siamo mai soli. Non è necessario che altri siano presenti che si distinguono materialmente da noi. Perché ciascuno di noi porta sempre con sé e dentro di sé una quantità di persone distinte”.


Ed è da questa moltitudine invisibile che si costruisce l’Italia, un Paese che attraverso queste immagini impara a riconoscersi o a conoscersi per la prima volta.

Sguardi in camera

  • Anno: 2025
  • Durata: 6x26’
  • Distribuzione: I Wonder
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Paolo Simoni, Francesco Corsi