Il Castello Indistruttibile è un film di Danny Biancardi, Virginia Nardelli e Stefano La Rosa, prodotto da ZaLab insieme alla francese Société Du Sensible. Distribuito da ZaLab con il sostegno del Ministero della Cultura e di SIAE nell’ambito del programma #PerChiCrea, il documentario ha debuttato in anteprima internazionale al CPH:DOX, il Festival Internazionale del Documentario di Copenaghen. Dopo il Sole Luna doc Fest , il documentario è arrivato al Carbonia Film Festival.
Nel 2024, il progetto del film ha partecipato ai percorsi industry Doc at Work – Festival dei Popoli, New Visions Forum – Ji.hlava IDFF, International Pitches – FIPADOC. La produzione del film ha visto la partecipazione di France tv, ZaLab View, in associazione con La Bandita, con il sostegno di CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée, La Région Ile-de-France, la Procirep- société des producteurs de l’Angoa, Brouillon d’un rêve de la Scam e La Culture avec la Copie Privée, Regione Siciliana – Assessorato Turismo Sport e Spettacolo, Sicilia Film Commission.

Un quartiere dimenticato e un asilo che diventa rifugio
Angelo, Mery e Rosy sono tre undicenni che vivono a Danisinni, un quartiere isolato di Palermo che per anni è stato vittima di un processo di degrado. Un giorno i tre decidono di andare a esplorare l’asilo abbandonato, pieno di sporcizia e calcinacci. Inaspettatamente, quel luogo simbolo dell’isolamento del quartiere, è perfetto per diventare uno spazio privato. Scelgono la stanza che preferiscono, la ripuliscono, la abbelliscono, se ne prendono cura come se stessero curando loro stessi. Si unisce a loro anche Giada, un’altra bambina che ha bisogno di un luogo tutto suo. Il Castello Indistruttibile è una fortezza che può tenerli al sicuro dal mondo degli adulti, dagli altri bambini che giocano a fare gli adulti. È uno scrigno dove custodire paure e desideri. Un gioco profondamente reale che è destinato a finire nel paradosso della rinascita del quartiere.
‘Il Castello Indistruttibile’ rimanere bambini
‘Ti immagini se fossimo delle anime trasparenti, senza mai diventare grandi e rimanessimo qui a giocare per sempre?’
I registi sono riusciti a rappresentare perfettamente l’intimità che i protagonisti ritrovano in quel luogo. Il silenzio che si insinua tra i loro discorsi e le loro confessioni è un elemento importantissimo: sembra la voce malinconica dei loro riflessi che si alternano nello specchio trovato da Angelo. Cinematograficamente ci regala il tempo di guardare tutta la storia dei loro sguardi.
Il Castello Indistruttibile è un documentario di formazione ma che va nel senso opposto. Cioè, nel senso del desiderio e della necessità dei protagonisti di rimanere bambini ancora per un po’. Strappare pezzi dei loro giochi e conservarli. Ascoltandoli, però, capiamo che la vita adulta che li spaventa, in realtà, è già arrivata. Si trova fuori dal castello indistruttibile, tra le strade e nelle loro case. Tra le loro parole da grandi mentre pensano a un futuro che non dovrebbe ancora riguardarli.

Un cinema partecipativo che nasce dalla comunità
I tre protagonisti del film hanno visto il film nascere e crescere intorno ai loro giochi e alla loro amicizia. Come hanno raccontato Biancardi, La Rosa e Nardelli, l’asilo nel cuore del quartiere era l’unica struttura istituzionale, ma al momento delle riprese era chiuso da oltre 15 anni. Così erano state lasciate alle famiglie e alla chiesa locale tutte le responsabilità sociali ed educative.
Crescere qui significa far parte di una comunità in cui le ragazze spesso rimangono incinte in giovane età e i ragazzi abbandonano la scuola per lavori saltuari e poco sicuri. È un luogo che abbiamo vissuto per diversi anni, conoscendo la comunità e organizzando con loro laboratori di cinema partecipativo.
È così che hanno incontrato Angelo, Mary, Rosy e Giada, costruendo il film intorno ai loro giochi e alla loro amicizia. Il loro approccio mescola osservazione e creazione partecipata, permettendo ai bambini di rappresentare se stessi e raccontare la loro storia in totale libertà.
C’è una dolcezza palpabile nella sincerità de Il Castello Indistruttibile. Anche nelle parole più crude. E ci fa pensare: ‘Va bene, rimanete bambini ancora un po’.