Reinas (Queens) di Klaudia Reynicke, è un dramma famigliare ambientato in Perù, che ha conquistato le platee di Berlino, Locarno, del Sundance e ha toccato le sponde coreane al Jeonju International Film Festival. Il film, candidato per rappresentare il Perù agli Oscar, è arrivato nelle sale italiane con ExitMedia.
Pur trattandosi di un’opera di finzione, Reinas restituisce fedelmente l’atmosfera di un Perù degli anni ’90, lacerato da tensioni politiche e incertezza. In questo contesto, una famiglia cerca rifugio nell’amore, stringendosi forte per non cedere agli strappi della realtà. È un film onesto, appassionato.

Reinas (Queens) di Klaudia Reynicke – foto stampa fornite dal Jeonju International Film Festival
La storia di Reinas
Nell’estate di un turbolento 1992, due sorelle di Lima si preparano per lasciare il Perù con la madre, destinazione Minnesota. A pochi giorni dalla partenza riappare il padre Carlos, una figura enigmatica e affascinante: assente da tempo, forse allontanato, si ripresenta con affetto e promesse. Visionario, istrionico, ha la bugia facile ma anche un incondizionato amore per le figlie, che chiama appunto “regine”. Questa riapparizione destabilizza l’armonia familiare perché il padre sembra intenzionato a giocarsi tutte le sue carte per tenersi vicine le sue regine.

Reinas (Queens) di Klaudia Reynicke – foto stampa fornite dal Jeonju International Film Festival
L’instabilità della vita comune
La storia di Klaudia Reynicke racconta di una estate speciale, come solo le estati adolescenziali possono essere: calda e scanzonata, ricca di esperienze e delusioni. Alle spalle di queste lunghe giornate assolate, si percepisce la minaccia invisibile del terrorismo di Sendero Luminoso e dell’esercito, che intacca le giornate perfette di Aurora e Lucia. Eppure, per queste due sorelle il cruccio più grande è il trasferimento negli Stati Uniti, una terra di cui non sanno e non vogliono sapere.
Tenero ed empatico, Reinas parla di fallimenti e seconde possibilità, di genitori che prendono decisioni importanti senza valutare il presente oppure valutandolo con troppa preoccupazione. E di due figlie, che stanno crescendo, e imparano a farsi ascoltare.
Mentre l’interpretazione dei genitori, Jimena Lindo e Gonzalo Molina, è calzante e coinvolgente, ai giovani attori manca ancora un po’ di passione per rendere quella spensieratezza che sarebbe dovuta all’età che rappresentano. Malgrado questo neo, il film è una esplorazione dal basso di un periodo che poco si è visto sul grande schermo e mette in scena la quotidianità della gente comune, alle prese con una nazione in bilico.
Le atmosfere e la solidità dell’interpretazione femminile ci rimandano ad un altro film uscito nel 2024, un’ulteriore porta sull’America Latina e le fasi di tumulto politico: Io sono ancora qui (2024) di Walter Salles. In entrambi, in un periodo di delicata transizione storica e politica, si abbandonano i decision makers, per riappropriarsi del vissuto della gente comune, e preferibilmente con uno sguardo dagli echi femminili.

Reinas (Queens) di Klaudia Reynicke – foto stampa fornite dal Jeonju International Film Festival
La verosimiglianza e l’approccio
Reinas eccelle nella sensibilità dell’approccio. Il padre di Molina è un uomo disorientato che cerca una bussola nel rapporto con le figlie. E tutto il coraggio che trova, lo deve all’amore per le sue regine.
Klaudia Reynicke opera straordinariamente con il senso di instabilità, l’insicurezza e il timore da coprifuoco che interessa i cittadini di Lima. Senza eccedere in sensazionalismo, i personaggi si aggrappano con ostinazione alla gioia, all’amore e ai piccoli frammenti di normalità. Come fossero le ultime scorte di clorofilla in un Paese economicamente e spiritualmente prosciugato.