Young Sheldon è una sitcom statunitense creata da Chuck Lorre e Steven Molaro e prodotta dal 2017. È nata come spin-off e prequel della serie The Big Bang Theory ed è incentrata sull’infanzia di Sheldon Cooper.
In Italia i primi dieci episodi della quarta stagione sono andati in onda in prima visione assoluta dal 14 marzo all’11 aprile 2021 su Premium Stories, mentre in chiaro dal 10 al 21 gennaio 2022 su Italia 1. Gli episodi dall’11 al 18 sono trasmessi in prima visione assoluta su Italia 1 dal 24 gennaio al 2 febbraio 2022 allo stesso orario, in seguito alla chiusura dei canali Premium.
Il 15 aprile 2022 le prima quattro stagioni sono state rese disponibili su Netflix.

La Storia
La serie osserva Sheldon Cooper nei suoi primi anni di vita. La quarta stagione si apre con Sheldon che deve diplomarsi per poter così iniziare l’università: ma quando una giornalista locale lo intervista, vengono fuori tutte le sue paure che la gemella, anche lei in procinto di diplomarsi per passare alle scuole medie, gli fa passare, confidandogli di provare gli stessi timori dovuti al cambiamento che però non possono fermare.
la Recensione
Gli spin-off, croce e delizia della narrativa seriale: tecnicamente, sono “costole” della narrazione principale (il termine è traducibile con “derivazione”), che approfondiscono la storia di uno dei personaggi o di una situazione della serie madre.
La televisione di (pen)ultima generazione è ricchissima di esempi: dal fallimentare Joey -da Friends– al capolavoro Better Call Saul –da Breaking Bed-, dall’insospettabile Mork & Mindy -che quasi nessuno sa essere nato in un episodio di Happy Days– a Melrose Place -a Beverly Hills 90210. Un serial che deriva da un altro vince, non tanto quando la sua esistenza è giustificata coerentemente, bensì se la storia trova la chiave giusta per essere raccontata.
In questo senso, nessuno probabilmente avrebbe scommesso un cent su Young Sheldon, che prende le mosse dal personaggio principale di una delle serie cult degli Anni Duemila -ovviamente, Big Bang Theory– , prevedendo per lei un futuro nero come il citato Joey. Ma se gli sfortunati 46 episodi che proseguivano le vicende di Friends, oltre che vittime di un prematuro fraintendimento, sicuramente sfruttate male e pian piano abbandonate a sé stesse e al loro sonoro flop, Young Sheldon è stato sì fortunato, ma anche lungimirante.
Merito forse anche della ricchezza caratteriale di cui gli autori avevano dotato Sheldon Cooper e le sue mille ossessioni compulsive: in questo, Chuck Lorre -aiutato da Steve Molaro- merita un applauso se non altro per la coerenza interna con cui ha saputo costruire le cose.
Nel corso dei suoi dieci anni di vita, Big Bang Theory aveva sezionato in lungo e in largo la vita dello scienziato pazzo interpretato da Jim Parsons, creandogli dietro un notevole background biografico. Una volta conclusa la serie principale, è stato allora relativamente facile individuare il filone d’oro, ovvero una narrazione che avrebbe affrontato e allargato e arricchito quanto già si sapeva di Sheldon. Insomma, una lama a doppio taglio, perché se da una parte le fondamenta c’erano ed erano belle solide, dall’altro il rischio era di alzare troppo l’edificio e farlo crollare miseramente sotto le sue stesse ambizioni.

Per questo, Young Sheldon è iniziato con cautela: e la prima stagione ha mosso timidamente i suoi primi passi mostrandoci un protagonista bambino che reiterava, in maniera ovviamente più blanda, gli atteggiamenti schizoidi della controparte adulta, mettendo sulla scacchiera anche gli altri giocatori, peraltro già conosciuti per sentito dire. Ecco la nonnina che tanto spazio aveva avuto nei ricordi del personaggio, la sorella e il fratello, e le difficoltà di adattamento di un bambino con un QI ben al di sopra della media, almeno quanto la sua arroganza. Ed ecco anche la mamma, perno emotivo, che ha il volto di quella Zoe Perry figlia di Laurie Metcalf, attrice della madre di Sheldon in BBT.
Qualcosa ha iniziato a muoversi però subito dalla seconda stagione, quando il successo dei primi 22 episodi ha permesso di muoversi più liberamente nella struttura: ampliando le trame orizzontali, sfidando in questo modo la gabbia rigidamente verticale, e allargando il racconto in cerchi concentrici, innestando personaggi inediti che hanno colorato la già frizzante andatura della serie.
Cartina di tornasole potrebbe essere la sigla: perché all’inizio, sulle note di Mighy Little Man di Steve Burns, era presente solo il protagonista, mentre dalla terza annata inizia ad apparire anche la famiglia, segno che il racconto non è più su un singolo personaggio ma è diventato corale.

È così che, arrivati oggi alla quarta (in Italia, dopo un passaggio su Joy e ItaliaUno, è approdata nel catalogo Netflix, mentre negli Stati Uniti è andata in onda la quinta e si è rinnovato lo show per la sesta e la settima), Young Sheldon si concede il lusso di raccontare storie ai confini della retcon senza però mai sbandare, approfondendo i caratteri in maniera mai banale e mantenendo alte le aspettative per una sceneggiatura leggera ma non troppo.