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Festival di Roma

‘A Thousand Hours’. La malinconia è una questione di accordi

Il film del regista svedese Carl Moberg è nella selezione ufficiale della sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. È una commedia malinconica con un mood incostante ma, soprattutto, un’opera indipendente, realizzata nonostante le difficoltà di reperire finanziamenti in Svezia.

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A Thousand Hours

A Thousand Hours (Tusind timer) è un film danese-svedese, secondo lungometraggio del regista trentanovenne Carl Moberg; prodotto dallo stesso autore insieme alle case indipendenti Normalfilm & Morten Lindemann Olsen, Filterfilm, Solid Entertainment, Film i Skåne e con il supporto dell’Istituto cinematografico svedese. L’opera è in concorso alla Festa del Cinema.

 

La trama

Anna (Josefine Tvermoes), venti anni, vive a Copenhagen e canta con i The Vault, una band dal pop-rock slavato ma apprezzato in città. Un manager offre alla ragazza, al chitarrista Thomas (Anders Manley) e al resto del gruppo la possibilità di fare da spalla a The Nick durante il tour europeo. Prima che possano cogliere questa opportunità, il batterista muore in un incidente di auto. Durante il lutto, Anna e Thomas sono molto vicini e hanno una frizzante complicità; una sera il ragazzo impugna la chitarra e canta all’amica una canzone scritta di suo pugno e ispirata a lei. Anna bacia Thomas, i due sono distesi sul divano, l’uno sull’altra, si baciano più intensamente; si fermano, ci ridono su.

I The Vault smettono di suonare e il ragazzo viene reclutato da un musicista che lo vuole nel suo tour; così Thomas lascia Copenhagen. Tempo dopo Anna si trasferisce a Berlino, dove vive in una comune con il compagno Robert (Kenneth M. Christensen), un manager musicale; desidera ancora cantare ma è intimorita dalla musica e non trova sostegno nel suo uomo. La nuova vita e i nuovi incontri non la distolgono dalla sua segreta nostalgia. Così, quando Thomas ricompare, questo e altri sentimenti cominciano ad agitarsi in lei.

 

– Cosa provi per me?

– Ti odio perché sei andato via.

Thomas e Anna

 

I personaggi di A Thousand Hours, tra Romanticismo e malinconia

I protagonisti hanno qualcosa d’intangibile. Sono più volte ripresi di spalle, e con una certa insistenza, come se non volessero dichiarare le loro emozioni. Anna dimostra una ricca espressività, i suoi sorrisi sono pieni ma nei momenti di solitudine torna a essere sfuggente. Thomas ha un carattere allegro ma è restio alla fisicità, al contatto; in una breve conversazione tra lui e la madre è possibile dedurre una qualche educazione cattolica; il bacio con Anna e il trasporto erotico che segue sono le uniche eccezioni apparenti.

Alcune scene sembrano chiare citazioni di Lost in Translation di Sofia Coppola: Anna che vaga per le strade di Berlino con sottofondo rock (questa volta, senza i The Jesus and Mary Chain), il volto di lei schiacciato contro il finestrino del taxi e la strada del ritorno che le scorre davanti. Lo stesso energico sorriso di Josefine Tvermoes ricorda le espressioni di Scarlett Johansson, così come i momenti di smarrimento del suo viso. Il regista ha commentato questa associazione: «Lost in Translation è in effetti uno dei maggiori riferimenti e fonte d’ispirazione per Tusind timer. Nell’uso del linguaggio, nelle emozioni. Volevo che Tusind timer fosse romantico in senso più profondo, proprio come il film di Sofia Coppola». E a proposito del distacco dei personaggi: dipende forse, in qualche modo, dal retroterra culturale svedese o danese? Carl Moberg conferma: «Immagino che ci sia qualcosa di profondamente scandinavo nella storia e nei personaggi, qualcosa che a un pubblico italiano appare ancora più visibile. Siamo [noi scandinavi] in genere più riservati di molti altri».

 

Il giudizio

A Thousand Hours è una commedia umorale, ben recitata ma con diversi momenti di vuoto, per esempio durante l’episodio della musica balcanica o il ritorno di Anna a Copenhagen. La musica (Gabriel Hermansson) è incostante ma alcuni passi di rock laconico si conciliano bene con il clima del racconto; in conferenza stampa è stato sottolineato uno stretto rapporto tra sceneggiatura e colonna sonora, e l’influenza che la seconda ha avuto nella stesura del film; in realtà i testi musicali dicono poco mentre gli sguardi della protagonista sono, al confronto, eloquenti.

Il finale è sospeso, quindi piuttosto coerente con lo sviluppo della storia; rispetto il modello citato, però, è privo di un sussulto, di quel semplice gesto di rimpianto che sarebbe bastato, con tenera amarezza, a terminare la vicenda.

 

A Thousand Hours

  • Anno: 2021
  • Durata: 102 minuti
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Svezia, Danimarca
  • Regia: Carl Moberg