LA SIGNORA DI TUTTI e LOLA MONTES
(versione restaurata)
di Max Ophüls
I film di Max Ophüls, il regista preferito da Stanley Kubrick e indiscusso maestro del melò, si contraddistinguono per l’eleganza e l’intensità di una composizione moderna creata attraverso raffinati movimenti della cinepresa, con un uso originale della gru e le indimenticabili carrellate che si muovono con un movimenti circolari attorno a un soggetto statico, tecnica largamente imitata nonché fonte d’ispirazione di molti registi e ben sintetizzata in una recensione del film di Sandro De Feo del 1934: “…ondoso e perenne procedere dell’obiettivo in tutti i sensi e in tutte le direzioni”.
I principali temi ophülsiani sono già presenti ne La signora di tutti: lo spettacolo visto e raccontato come mondo illusorio e crudele, la mercificazione della diva, il gusto della perdizione. Le tecniche di ripresa, l’intricata struttura di flashback, una diffusa e sospesa atmosfera onirica anticipano le opere successive di Ophüls e in particolare il suo ultimo capolavoro, Lola Montès, cosicché, La signora di Tutti, a ragion veduta può essere considerata la prova generale del capolavoro ophülsiano del 1955.
Lola Montès (Francia, Germania Ovest, Lussemburgo, 1955) è ispirato dal romanzo di Cécil Saint-Laurent (pseudonimo di Jacques Laurent), il capolavoro di Ophüls prende le mosse dalla vita reale di Eliza Rosanna Gilbert, in arte Lola Montez, danzatrice, attrice, avventuriera irlandese nata a Grange nel 1821, morta a New York nel 1861. Famosa per essere stata l’amante del re Ludovico I di Baviera nonché di Franz Liszt, di Alexandre Dumas figlio e di molti altri, Lola Montez occupò la scena europea dell’epoca tant’è che uno dei maggiori pensatori del XIX secolo, il filosofo Arthur Schopenhauer, scrisse di lei: “I giornali annunciano che Lola Montez si propone di scrivere le sue memorie, bene, sapremo cosi in quale situazione ci troviamo”.
Oskar Werner, che nel film interpreta uno studente amante di Lola, anni prima di interpretare il Jules di Jules e Jim di Truffaut, in un significativo colloquio con Lola dice: “Tu rappresenti la libertà, l’amore, tutto ciò che detestano“. Un dialogo, questo, che sintetizza uno dei temi portanti del film (e di tutto il cinema di Ophüls): la libertà e l’amore vissuti in chiave drammatica. Il circo, il luogo scelto da Ophüls per ambientare il dramma di Lola, diventa anche un dispositivo narrativo tanto efficace quanto audace. Usandolo come “spazio di narrazione”, Ophüls vi costruisce una serie di flashback che danno completezza, profondità e tensione psicologica ai personaggi che abitano il film, così come fece Orson Welles con Citizen Kane.
Lola Montès fu il primo film a colori e il primo film girato nel formato widescreen di Max Ophüls, fu anche, fino ad allora, il film francese più costoso con un budget che superava 1.500.000 dollari. I Cahiers du Cinema, con in testa Francois Truffaut, furono i primi ammiratori e sostenitori del film e, nei primi anni Sessanta, il critico cinematografico americano Andrew Sarris definì Lola Montès “il più grande film mai realizzato“.

KATZELMACHER (Il terrone / Il fabbricante di gattini)
di Rainer Werner Fassbinder
Marie è la donna di Erich, Paul va a letto con Helga, Peter si fa mantenere da Elysabeth e Rosy si intrattiene con Franz per denaro. Questi rapporti che ognuno dei personaggi ha all’interno del gruppo – rapporti di sfruttamento e reciproca aggressività – diventano ancora più crudeli quando fa la sua apparizione l’immigrato Jorgos (un”Katzelmacher” ) , che diventa inquilino di Elisabeth e viene subito emarginato come “animale” e “comunista”.
Freddo e lucidamente spietato, semplice nella messa in scena, profetico per le paure e le ansie collettive verso gli immigrati invasori.