Ormai in piedi da non pochi anni, il catalogo della attivissima Sinister Film continua ad arricchirsi in maniera inarrestabile di interessanti riscoperte su supporto digitale, continuando a tenere alta la bandiera della etichetta distribuita da CG interessata a disseppellire chicche e classici di genere (e non solo) del passato.
Stavolta è il turno di Bambole e sangue (1972), che, diretto dal Paul Bartel autore, tra l’altro, di Anno 2000 – La corsa della morte (1975) e Scene di lotta e di classe a Beverly Hills (1989), nonostante il titolo non rientra affatto nel filone horror a base di pupazzi assassini.
Infatti, pur risentendo in maniera evidente dell’influenza da parte dell’hitchcockiano Psycho (1960) e non mancando neppure di tirare in ballo una decapitazione, è semplicemente dalle parti della black comedy che mantiene la sua oltre ora e venti di visione, al cui centro troviamo la giovane Cheryl interpretata da Ayn Ruymen.
Giovane che, dopo aver litigato con la convivente, fugge in cerca di fortuna a Los Angeles, dove chiede ospitalità all’anziana zia Marta alias Lucille Benson, la quale gestisce uno strano albergo popolato da pochi ambigui e bizzarri clienti.
E, complice anche la fotografia a cura dell’Andrew Davis poi regista dell’acclamato Il fuggitivo (1993), sono proprio questi a garantire la efficacemente grottesca atmosfera imperante, tra un lascivo reverendo e un timido e introverso fotografo vittima, a quanto pare, proprio delle perversioni della donna.
Fino alla piccola sorpresa finale di quello che, senza rinunciare ad una spruzzata di sesso e con una piccola sorpresa lasciata per il finale, si è trasformato con il passare del tempo in un cult, ora disponibile corredato di trailer nella sezione extra.
Se parliamo di sesso, però, non possiamo fare a meno di segnalare anche che CG provvede a far uscire su dvd – in questo caso nell’ambito della collana CineKult curata dalla rivista Nocturno – anche Crescete e moltiplicatevi (1973), a firma del Giulio Petroni cui dobbiamo Tepepa (1969) e Labbra di lurido blu (1975).
Perché non sono certo eccitantissime nudità femminili a risultare assenti nel corso della caustica commedia che, ambientata a Bassano del Grappa, vede Raymond Pellegrin nei panni del cavalier Pallesi, apparentemente morigerato commerciante in oggetti sacri, nel privato tutt’altro che lontano dal coltivare l’adulterio e l’intrallazzo.
Una commedia che, con la moglie di quest’ultimo benefattrice di bimbi bisognosi ma attratta violentemente da ogni soggetto maschile che gravita nella sua orbita, costò al cineasta severe censure ed aspri attacchi da parte della critica cattolica; in quanto la famiglia protagonista – comprendente, inoltre, un anziano propenso a darsi da fare con domestiche e servette incarnato da un Lionel Stander fornito di esilarante accento veneto – altro non vuole essere che lo specchio di un mondo borghese provinciale e totalmente falso e corrotto, nonché di un clero distante dall’essere pulito come vorrebbe apparire.
Man mano che Francesca Romana Coluzzi, Hugh Griffith, Silvio Noto e la reginetta dell’exploitation tricolore Rosalba Neri si aggiungono alla varietà di volti popolari al servizio di un ritratto al vetriolo dell’Italia più bigotta le cui musiche dirette da Bruno Nicolai, tra l’altro, sono del futuro vincitore del premio Oscar Ennio Morricone.
Con diciannove minuti di intervista a Petroni e undici alla figlia Sylvia quali contenuti speciali del disco.
Consulta la pagina ufficiale del distributore: www.cgentertainment.it.
Francesco Lomuscio