fbpx
Connect with us

Videodrhome

In blu-ray il bullismo horror de L’odio che uccide – Some kind of hate

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuscio

Pubblicato

il

Se pensiamo al super classico Carrie – Lo sguardo di Satana (1976) di Brian De Palma, che, tratto dalle pagine di Stephen King, ha generato anche un sequel, un rifacimento per il grande schermo e per il piccolo, ci rendiamo tranquillamente conto del fatto che la tematica della vendetta conseguente al bullismo non appare affatto nuova in territorio cinematografico dell’orrore.

Del resto, se in tempi recenti ha avuto modo di essere sfruttata in salsa social network all’interno di Friend request – La morte ha il tuo profilo (2016) di Simon Verhoeven, era già stata al centro, tra l’altro, di Tamara – Toccata dal fuoco (2005) di Jeremy Haft, del massacro attuato dal Marty sfigurato dai compagni di scuola di Jolly killer (1986), concepito a sei mani da George Dugdale, Mark Ezra e Peter Litten, e dell’Aenigma (1988) di Lucio Fulci che fin troppo fu debitore nei confronti del citato prototipo kinghiano.

Una tematica che torna ora al centro de L’odio che uccide – Some kind of hate (2015), che, diretto dall’Adam Egypt Mortimer poi responsabile di uno degli episodi inclusi nel collettivo Holidays (2016), prende il via dalla figura del giovane Lincoln interpretato da Ronen Rubinstein, inviato in una comunità di recupero dopo aver reagito alle continue vessazioni subìte giorno dopo giorno nell’ambiente scolastico.

Comunità dove, però, continua ad essere perseguitato, fino al momento in cui evoca accidentalmente lo spirito di Moira Karp, ragazza che è stata spinta al suicidio e che è diventata una inarrestabile forza in missione per avere la sua sanguinosa rivincita su coloro che l’hanno spinta al gesto estremo facendola soffrire.

L'odio che uccide_1

Una Moira Karp con le fattezze di Sierra McCormick e che non si riduce ad essere l’ennesimo spauracchio mieti-cadaveri ultraterreno cui ci ha abituati da ormai troppo tempo il filone, bensì si presenta in qualità di non meglio identificata identità (non è ben chiaro quale sia la sua natura, se spettro, zombi, fantasma o qualunque mostruosità si possa pensare) che individua il proprio maggior elemento originale nella capacità di annientare le proprie vittime facendo comparire sui loro corpi le stesse ferite che si procura autoinfliggendosi tramite lamette ed armi da taglio assortite.

Una pratica dai non troppo celati echi sadomasochistici e che non può fare a meno di richiamare alla memoria anche il Voodoo, posta al servizio di oltre un’ora e venti di visione a proposito di cui il regista osserva: “Abbiamo scritto questa storia io e Brian DeLeuew, che è un romanziere, partendo dall’idea di fare un film slasher che avesse anche una componente drammatica. Volevamo mixare l’aspetto esagerato ed esasperato con qualcosa di più intimo e reale”.

Oltre un’ora e venti di visione che, con incluso nel cast – nel brevissimo ruolo del padre del protagonista – l’Andrew Bryniarski che ha concesso anima e corpo a Leatherface in Non aprite quella porta (2003) e Non aprite quella porta: L’inizio (2006), si evolve lentamente, immersa in una efficace, desolata e desertica ambientazione provinciale americana, tipica di determinate produzioni horror indipendenti.

Fino a sfociare in raccapriccianti immagini violente sguazzanti tra geyser di liquido rosso, esplosioni di cervella generate da un colpo di pistola e perfino un corpo carbonizzato; ricordando anche il plot di Pumpkinhead (1988) quando Lincoln comincia a rendersi conto del fatto che il potere della presenza evocata stia andando fuori controllo e necessiti, di conseguenza, di essere fermato.

Con il trailer originale nella sezione extra e un interessante booklet incluso nella confezione, Koch Media lo rende disponibile su supporto blu-ray italiano, in limited edition, all’interno della sua collana Midnight Factory, racchiuso in custodia amaray inserita in slipcase cartonato.  

E non dimenticate neppure di assistere ad un’ultima sequenza posta durante i titoli di coda!

Francesco Lomuscio

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers