“Riappropriarsi del concetto di cittadino”, è il diktat di Io, Daniel Blake di Ken Loach, in uscita il 21 ottobre, vincitore della Palma d’Oro al 69° Festival di Cannes: un concentrato di verità e purezza, che lo avvicina al nostro Vittorio De Sica, pur intercorrendo quasi 70 anni tra i lavori dei due maestri. La storia di un ennesimo Joe, questa volta “Daniel”, sessantenne di Newcastle e musa ispiratrice della classe operaia, malato di cuore e incastrato da un sistema statale inglese che lo vuole povero a tutti i costi, è una storia sociale tipicamente loachiana, sempre intensamente asciutta e dura, come solo Loach sa fare, raccontando da quasi 50 anni storie di vita inglese e non, militando nel cinema e utilizzandolo come strumento politico e di riflessione.
A dieci anni di distanza dalla sua palma d’oro con Il vento accarezza l’erba, dove un giovane Cillian Murphy diventava un martire irlandese, e a due anni dal più timido ma piacevole Jimmy’s Hall, Ken Loach era tornato a Cannes svelando non più “l’altra verità”, citando un altro suo film, ma una verità che non potrà più essere ignorata, così come era accaduto per il precedente. “‘Il vento che accarezza l’erba’ ha sancito l’esistenza dell’operazione imperialistica dell’Inghilterra ai danni dell’Irlanda”, risponde Loach a un giornalista che gli chiede del valore delle sue due “palme d’oro”: ”Si trattava di una cosa nota a tutti e che è stata riconosciuta anche grazie al premio. Anche dopo ‘Io, Daniel Blake’, sarà difficile per l’establishment britannico liquidare la realtà narrata nel film”. Grazie alla sceneggiatura di Paul Laverty, che ha analizzato a lungo le misure di austerity del paese con i tagli al sistema del welfare, il film di Loach è una fotografia-sintesi delle vite di molti come il regista stesso spiega: “Se non hai lavoro, per il sistema è colpa tua. La verità è che invece il lavoro non c’è. E se lo trovi, è precario. Il precariato è una forza lavoro inestimabile per le grandi aziende, mentre per la classe operaia è un disastro”. Quindi, il sistema inglese ha trovato un sistema nel quale “complexity is the trap”, dice Ken Il Rosso, ovvero “la complessità del sistema è la vera trappola”.
Un racconto segnato dalla solidarietà, dall’amicizia con Kathie, una madre single senzatetto con due bambini che come unica chance ha quella di accettare una casa a Newcastle: Daniel aiuterà lei e i suoi figli, perchè, come Kathie stessa dirà sul finale, “è un uomo gentile, con ancora tanto da donare”.
L’happy ending non fa parte del mondo di Joe, Carla, Damien… e nemmeno nel mondo di Daniel Blake, dove “in questo mondo libero” non prenderà di sicuro il sopravvento la libertà.