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In Sala

Ma Loute

Ma Loute è un riuscito pastiche che, data la varietà delle situazioni che genera, non cessa mai di catturare l’attenzione, conducendo in universo grottesco in cui, al di là degli efficaci momenti comici, domina un violento rapporto di forza tra i due mondi rappresentati, preannunciando quello che sarà il successivo scontro di classi che caratterizzerà buona parte del Novecento

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Sinossi: Il film è ambientato nel 1910, sulla Côte d’Opale, e vede un ispettore di polizia e il suo assistente indagare su alcune misteriose sparizioni, mentre i rampolli di due famiglie, Ma Loute Bréfort e la giovane e spregiudicata Billie Van Peteghem, intrecciano una storia d’amore che sconvolgerà sia i Bréfort (traghettatori) che i Van Peteghem (ricchi borghesi degenerati).

Recensione: Bruno Dumont, il raffinato regista francese autore de L’umanità (1999) e Flanders (2006), entrambi premiati con il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes, dopo essersi cimentato con una serie televisiva, cambia totalmente registro e mette in scena una storia grottesca, in cui sotto la superficie comica dal tono surreale cova un magma caotico fatto di violenza e oscenità, che di tanto in tanto affiora, irrompendo (un po’ come il significante che marchia, tanto caro ai lacaniani) e spiazzando lo spettatore, il quale viene di continuo disorientato dal mutamento di modulazione della narrazione, elaborata ad arte proprio per ottenere tale effetto.

Siamo all’inizio del ventesimo secolo e nella Baia de la Slack nel nord della Francia abitano due famiglie: una, quella di Ma Loute (un inquietante Brandon Lavieville), sottoproletaria, dedita alla raccolta dei mitili oltre che al trasporto (a mano) di coloro (borghesi) che vogliono guadare un piccolo fiume; l’altra, quella dei Van Peteghem, aristocratica, composta dal marito (un Fabrice Luchini amabilmente sopra le righe), la moglie (Valeria Bruni Tedeschi, che in quest’occasione ricorda un po’ la sgangherata protagonista de La pazza gioia), la zia (una Juliette Binoche eccessiva e guascona) e una figlia-nipote, ragazzo-ragazza (Ralph), la quale costituirà il punto di contatto tra due mondi così diversi.

Il giallo della sparizione di alcune persone innesca le indagini di un goffo e opulento commissario di polizia, il quale, coadiuvato da un inetto assistente, cerca, interrogando i membri delle due famiglie, di venire a capo del mistero, senza peraltro ottenere significativi risultati, se non quello di provocare ilarità nello spettatore, data la stazza che spesso gli impedisce i più elementari movimenti (e Dumont insiste molto sulla sua vis comica)

Il cannibalismo che nel film viene gaiamente sventolato rievoca non poco alcune suggestioni pasoliniane, giacché l’epoca paleo-capitalista (se non proprio pre-capitalista) in cui è ambientata l’azione riattiva l’iconografia che si era già manifestata in Porcile (1969), laddove  Pierre Clementi con un’anarchia apocalittica si poneva in maniera totalmente antagonista, ‘mangiando’ coloro che intralciavano il suo cammino di libertà. Dumont, già professore di filosofia, non può non aver compulsato l’immaginario del poeta di Casarsa per costruire un film grottesco, dove la contrapposizione di due classi genera un cortocircuito non risanabile. Il regista francese, inoltre, innesca una continua transizione del sesso della figlia dei borghesi, Billie Van Peteghem – prima ragazza, poi ragazzo, poi di nuovo ragazza ed, infine, ancora ragazzo – che provoca l’ira di Ma Loute, il quale, in ultimo, sentendosi ingannato, ‘la’ cattura per mangiarne successivamente le carni in un banchetto di famiglia. Stia tranquillo il lettore che quanto riferito non rovinerà (non è spoiler) la visione del film, dato che non c’è alcun segreto da svelare, e tutto è giocato sull’eccesso e su un’ardita contaminazione dei generi. C’è anche un capitolo a parte sulla funzione della religione all’interno del mondo borghese, e assistiamo agli improvvisi voli dei questuanti che, colti da una sorta di estasi, si librano in volo sullo splendido scenario della baia, sollazzando lo spettatore, ormai, a quel punto della narrazione, aperto a qualsiasi cambio improvviso di tono.

Ma Loute, dunque, è un riuscito pastiche che, data la varietà delle situazioni che genera, non cessa mai di catturare l’attenzione, conducendo in universo grottesco in cui, al di là degli efficaci momenti comici, domina un violento rapporto di forza tra i due mondi rappresentati, preannunciando quello che sarà il successivo scontro di classi che caratterizzerà buona parte del Novecento.

Distribuito da Movies Inspired, il film sarà disponibile nelle sale italiane a partire dal 25 Agosto.

Luca Biscontini

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  • Anno: 2016
  • Durata: 122'
  • Distribuzione: Movies Inspired
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Germania, Francia
  • Regia: Bruno Dumont
  • Data di uscita: 25-August-2016