In mostra una selezione di opere di collezionisti del tempo che amarono questi artisti e supportarono la loro ricerca. Le immagini, legate a un mondo fortemente italiano, evidenziano la componente del colore naturale al centro dei soggetti di opere rarefatte e suggestive fatte di piccoli tocchi vibratili e sfumati. Questa esposizione è dunque dedicata non solo agli artisti, ma anche alle collezioni private dei vari estimatori del famoso movimento toscano incentrato sulla visone en plein air della realtà e della natura. Un po’come entrare in punta di piedi nelle case private di collezionisti come: Cristiano Banti, Diego Martelli, Rinaldo Carnielo, Edoardo Bruno, Gustavo Sforni, Mario Galli, Enrico Checcucci, Camillo Giussani, Mario Borgiotti e godere dei loro piccoli/grandi tesori di gusto.
Si tratta di un gruppo di estimatori accomunati dalla passione per la pittura, imprenditori e uomini d’affari che acquisirono con entusiasmo le creazioni dei giovani artisti. L’importanza di questo movimento, nato al Caffè Michelangelo di Firenze come baluardo contro la tradizione accademica, non è affatto scontata e il riconoscimento delle qualità innovative dei suoi artisti non ha ancora avuto piena soddisfazione. Questo linguaggio, antesignano degli impressionisti, rivela subito la sua ricchezza estetica e stilistica. La mostra, divisa in nove sezioni, tante quanti i collezionisti citati, ma anche gli elementi tipologici e stilistici evidenziati nelle sale accoglie oltre 110 opere che rappresentano una selezione delle migliori firme del gruppo.
Si parte dallo studio della macchia come elemento di linguaggio, al lirismo del paesaggio toscano, in particolare interpretato nelle tele dedicate a Castiglioncello e alla campagna fiorentina, che videro il gruppo unito e coeso nella ricerca di uno stile unico. Non si dimentichi lo studio del quotidiano e delle sue semplici attività umane che arriva fino alla sublimazione della realtà del lavoro. Straordinari i capolavori di Fattori e Lega con le loro pennellate staccate e apparentemente dissociate, che invece formano un unicum coeso e vivo, tutto da godere. È forte in questi e in altri artisti del gruppo il sentimento di appartenenza alla civiltà della propria terra e ai piccoli grandi momenti quotidiani. Opere e soggetti che assurgono a visioni epiche, nella loro umile semplicità e che rappresentano in questo movimento soprattutto centroitaliano, non solo una regione specifica, ma l’Italia tutta.
Dalle vibranti note cromatiche de: Il giubbetto rosso (1895 ca.) di Federico Zandomeneghi, alle tele suggestive e meditate come Marcatura dei cavalli in Maremma (1887) e Ciociara (Ritratto di Amalia Nollemberg) di Giovanni Fattori. Dalle delicate: Place de la Concorde e Campo di neve di Giuseppe De Nittis, al poetico Ritratto della figlia Alaide (1875 circa) di Cristiano Banti. Presenti scene private e intime come Cucitrici di camicie rosse (1863) di Odoardo Borrani e tutto l’affetto dell’artista Oscar Ghiglia nella domestica visione di Sforni in veranda che legge (1913) e nel Ritratto della moglie Isa (1902). La mostra che si avvale di un prestigioso comitato scientifico, è realizzata con la collaborazione della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti di Firenze.
Da vedere. A cura di Francesca Dini. Fino al 4/9/16.
Alessandra Cesselon