« “La bocca del lupo” conquista critica e spettatori per potenza di storia e d’immagini, qualità che il regista Pietro Marcello aveva già espresso con “Il passaggio della linea” (2007) ».
Miglior film al festival di Torino 2009, nonché Premio Fipresci. “La bocca del lupo” conquista critica e spettatori per potenza di storia e d’immagini, qualità che il regista Pietro Marcello aveva già espresso con “Il passaggio della linea”(2007), documentario sui treni espressi che attraversano l’Italia. Con “La bocca del lupo” si entra nella feritoia della Grande Storia, toccando un’incredibile città, Genova, e nella vita di un uomo e di un amore che pare cantato da De Andrè. Un taglio deciso e affascinante da docu-fiction, per raccontare la storia di Enzo che torna a casa dopo anni passati fuori e dentro la galera, mentre nei vicoli marci ed eterni lo aspetta il suo grande amore speciale.
Il film nasce da un’idea della Fondazione San Marcellino (i gesuiti di Genova) che si occupa degli emarginati e indigenti della città, ma il regista non vuole trattare dell’attività umanitaria, bensì del mondo dei reietti e dei diseredati. Genova vive nell’immaginario di Marcello, come lui stesso dice, grazie ai racconti del padre, marittimo meridionale, che dal capoluogo ligure s’imbarcava, e incantava il figlio parlando della bellezza della città, delle sue tripperie e della sua gente.
Il regista segue Enzo e la sua storia e, con lui, anche l’intera memoria perduta di una fetta del Novecento. Assieme ad un’eccellente fotografia, tra la luce e le ombre per descrivere i vicoli, l’autore inserisce un ricchissimo repertorio d’archivio, con filmini amatoriali e non, di genovesi di lunga generazione. Un prestigioso e imperdibile connubio che fa di questo documentario un’opera completa da non sottovalutare.
Natasha Ceci
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