Si può trovare un film che però è spezzato in puntate ed è, allo stesso tempo, autoconclusivo? Sì, e si chiama miniserie.
Spesso capita di seguire una serie televisiva che finisce per allungare il brodo a una trama che meritava di concludersi con poche stagioni. Ma altrettanto spesso, nel panorama televisivo, ci sono state serie che hanno raccontato singole storie con poche puntate, chiudendo perfettamente l’arco narrativo, come un film dalla durata di sette ore.
Con questa guida vi consigliamo cinque miniserie tra le migliori degli ultimi anni, capaci di catturare il grande pubblico e di essere godute in un’unica tranche.
Angeles in America (2003)
Tratto dall’omonimo spettacolo teatrale di Tony Kushner e diretto da Mike Nichols, maestro cinematografico a cui dobbiamo capolavori come Il Laureato (1967) e Che fine ha fatto Virginia Woolf? (1966), Angels in America rappresenta uno dei migliori prodotti televisivi mai realizzati da HBO.
Un’opera molto simbolica, oltre che personale, che racconta perfettamente la sofferenza dietro l’AIDS, un’amara riflessione sull’America che ha lasciato “morire” un’altra generazione di giovani, dopo quella della guerra del Vietnam, senza mai accettarlo, ripudiandola ancora oggi. Un racconto universale, mistico ed evangelico, una serie spirituale che ancora oggi ha una potenza che è la perfetta dimostrazione di trascendenza tra serie e cinema.
Un prodotto di alto livello, Adolescenceè frutto del grande lavoro svolto da Jack Thorne e Stephen Graham, autore e attore anche della serie, che avevano dato mostra di grande talento nell’ottimo lungometraggio Boiling Point (2021).
La miniserie, composta da quattro puntate, racconta l’indagine su un omicidio commesso da un minore, sviluppata attraverso quattro punti di vista dei soggetti coinvolti. Racconta perfettamente i drammi degli anni Duemila, di generazioni spezzate, incapaci di comprendere il mondo che hanno di fronte, oltre a quelle vittime dell’odio di internet e del nichilismo. Il tutto grazie all’uso efficace del piano sequenza che fa entrare ancora di più in questo dramma.
Maid
Maid (2021)
Uscita nel 2021, Maid, la miniserie creata da Molly Smith Metzler (a cui dobbiamo Shameless e Orange is the New Black) è arrivata nel momento giusto perché è la rappresentazione della maternità giovanile nel nuovo decennio.
Ciò che vive la protagonista, interpretata da un’ottima Margaret Qualley, riflette le difficoltà delle nuove generazioni, in particolare vissute dalle giovani madri, costrette a vivere in una condizione precaria in un mondo precario, in alcuni casi a soffrire una situazione famigliare disastrata, fino, a volte, a contesti di violenza domestica.
Maid affronta queste fragilità e analizza le difficoltà del nuovo decennio, mostrando le problematiche della precarietà in un’Alaska fredda e proletaria, con uno sguardo vicino alle fasce più povere e marginali di un paese solitario e disperato.
Una miniserie affascinante e delicata, con un ottimo cast, che nel 2021 aveva già anticipato molti dei problemi che la Gen Z sta vivendo ora.
Maniac
Maniac (2018)
Da Cary Fukunaga, regista della prima stagione di True Dectective, con Emma Stone e Jonah Hill tra i protagonisti , immersa nel genere della fantascienza distopica.
Questo è Maniac, una delle miniserie più psichedeliche e uniche presenti sulla piattaforma di Netflix, assolutamente meritevole di una visione.
Una miniserie che fonde una narrazione onirica e illogica, degna del miglior Terry Gilliam e David Lynch, a un’estetica futuristica accattivante, raccontando al col tempo le illusioni e le fragilità che la nostra società tende a nascondere. Il tutto arricchito da una straordinaria recitazione dei due attori principali, che ci regalano una delle loro prove più particolari e avvincenti.
La Tamburina
La Tamburina (2018)
Secondo progetto americano diretto dal maestro Park Chan Wook, dopo il lungometraggio Stoker(2013), alla sua prima esperienza seriale.
Il regista sceglie uno dei migliori romanzi di John le Carré, per creare uno spettacolo intricato e teatrale (interpretato da degli strepitosi Florence Pugh, Alexander Skarsgård e Michael Shannon) di cospirazioni, dove le maschere e i doppi giochi le fanno da padrone.
Una grande miniserie che riconferma il grande talento del padre della “Trilogia della vendetta”, che non perde la sua identità nemmeno in terra americana.