Il documentario El príncipe de Nanawa, diretto da Clarisa Navas, arriva al Frontdoc Festival di Aosta. Porta con sé un racconto potente e inedito sulla crescita, l’identità e il confine tra Argentina e Paraguay. L’opera, già premiata in diversi festival internazionali, segue per dieci anni la vita di Ángel Stegmayer, un ragazzo che vive sul ponte che unisce e separa i due Paesi. Inoltre, mostra come la comunità viva ogni giorno il confine. La regista ne osserva la quotidianità, le sfide, i sogni e le trasformazioni dalla fanciullezza all’adolescenza.
Sito Ufficiale del Festival

Un documentario che rompe la convenzione
El príncipe de Nanawa si distingue per la sua struttura e il suo approccio. Clarisa Navas non si limita a filmare, bensì costruisce un dialogo costante con il protagonista. Le immagini raccontano mercati affollati, lavori quotidiani, scambi in spagnolo e guaraní, ma anche silenzi, introspezione e crescita personale. Inoltre il film diventa un vero e proprio “diario visivo”, dove tempo e spazio si intrecciano. In questo modo il confine tra i due Paesi si trasforma in una metafora della transizione tra infanzia e maturità.
Con una durata di circa 210 minuti, il film invita lo spettatore a entrare nel microcosmo di Nanawa e Clorinda. Non si tratta solo di osservare, ma di vivere quel mondo da vicino. Allo stesso modo, la storia mette in luce temi universali come la resilienza, la speranza e il passaggio all’età adulta in contesti difficili.

Premi e riconoscimenti
Il documentario ha conquistato importanti premi internazionali. Tra questi, il Gran Premio al Visions du Réel 2025 e diversi riconoscimenti al Festival Internacional de Cine Oberá in Argentina. La regista combina osservazione etnografica, poesia visiva e impegno sociale. Il risultato è un film che rappresenta una delle esperienze più intense e originali del documentario contemporaneo.

L’arrivo in Italia
La proiezione al Frontdoc Festival di Aosta offre al pubblico italiano un’occasione unica: un evento imperdibile per chi ama un cinema capace di raccontare la realtà con profondità, etica e sensibilità.
El príncipe de Nanawa non colpisce solo per la sua bellezza visiva e narrativa. Propone anche riflessioni attuali sulle frontiere fisiche e culturali, sulla convivenza tra lingue e identità e sul rapporto intimo tra cinema e realtà. È un film che parla di tempo, cambiamento e memoria. Un viaggio che lascia il segno e che arricchisce chi lo guarda. Un’opera necessaria per chi ama il documentario e il cinema che osa osservare la vita da vicino.