Presentato all’interno della sezione Freestyle Arts alla Festa del Cinema di Roma 2025, I love Lucca Comics and Games di Manlio Castagna è un film evento con lo scopo di raccontare quello che è un evento ormai di portata più che nazionale. Il film è in oltre 300 cinema il 10, 11 e 12 novembre grazie a I Wonder Pictures, in collaborazione con Unipol BIografilm Collection.
Nel contesto della Festa del Cinema abbiamo fatto alcune domande al regista Manlio Castagna.
– Foto di copertina di Gaetano Del Mauro –
Manlio Castagna e il suo I love Lucca Comics and Games
Come mai hai deciso di parlare del Lucca Comics e come mai hai deciso di utilizzare questo taglio particolare, alternando personaggi famosi a persone comuni?
L’idea era quella di raccontare un evento che era un evento di comunità e non un evento vetrina come possono essere tanti festival di cinema che conosciamo da Venezia a Toronto per citarne due, dove il pubblico va ed è solo pubblico e spettatore. A Lucca, invece, lo spettatore diventa parte integrante di questa grande folla animata e quindi l’idea era quella di intrecciare e raccontare il Lucca Comics attraverso le storie di persone comuni, che sono il cuore pulsante del festival, dell’evento. Volevo cercare di capire perché tanta gente, sempre di più, sceglie Lucca Comics quindi ho cercato prima di tutto di capire qual era l’effetto felicità che, in qualche modo, si trasmette dai padiglioni alle strade, alle persone. Ed è una cosa che non si può fare se non parlando con le persone che scelgono il Lucca Comics perché l’autore, il regista, il fumettista hanno una prospettiva diversa quando sei dall’altro lato.
Qual è stato il tuo approccio nei confronti di queste persone?
Una bella domanda perché, in effetti, questo documentario è anche molto scritto in precedenza nel senso che ho scritto una sceneggiatura perché per realizzare un film del genere dovevo già sapere quali erano le storie che avrei seguito. Abbiamo fatto prima una call con il Lucca Comics e con la produzione chiedendo alle persone chi volesse raccontarci la propria esperienza all’evento e sono arrivate decine e decine di storie. A quel punto insieme al team che mi ha aiutato nella sceneggiatura abbiamo fatto delle call io cercando di trovare gli aspetti più interessanti e che mostravano maggiore verità. Poi, cosa fondamentale, dovevamo raccontare i cinque pilastri di Lucca Comics (community, diversity…) e per farlo ci servivano delle storie emblematiche. Tramite questo procedimento siamo arrivati a queste storie fondamentali, quelle che hanno costruito l’impalcatura del film.

Difficile orientarsi nella kermesse
Hai citato i pilastri che, nella struttura del tuo film, sembrano quasi essere i titoli dei capitoli in cui la storia è divisa.
Hai ragione, è stato un bel lavoro di cucitura tra i pilastri di Lucca Comics e quello che stavamo per raccontare. E hai visto bene, nel senso che è proprio come se fosse diviso, in qualche modo, per aree (community è espressa maggiormente dai videogames, inclusion ha a che fare più con i cosplay…). Anche se non è così netta la distinzione, ci sono comunque come delle aree sulla mappa e noi, attraverso le storie e le varie anime, abbiamo cercato di ricomporre il puzzle.
E in effetti funziona bene per orientarsi all’interno di questo enorme mondo. Di pari passo a questo ho apprezzato molto il modo in cui presenti i personaggi e spieghi alcuni termini dando delle definizioni. Chi non conosce la realtà del Lucca Comics ignora certe parole o certe espressioni.
Ti ringrazio per questa domanda perché sei la prima che ha notato che abbiamo fatto anche un gioco di grafica.
Il film di Manlio Castagna è quasi un videogame
Sì perché, per come li presenti, sembra quasi di essere in un videogame.
Esattamente. Volevo che ci fosse questo tipo di approccio quando presentiamo i personaggi: prima c’è l’avvicinamento e poi tutto diventa un po’ graphic novel. Quando invece si va sulle diciture abbiamo utilizzato esattamente le aree sensibili dei videogames.
Così facendo è quasi come se giocassimo noi stessi, come se i personaggi che ci presenti fossero personaggi di un videogioco che dobbiamo animare noi. In questo senso hai reso il film dinamico. In generale il Lucca Comics è un evento molto particolare e molto pop e non era facile riuscire a portare questo sullo schermo. Il tuo I love Lucca Comics, invece, sembra andare di pari passo con l’evento.
Pop è proprio il termine che abbiamo utilizzato tra di noi per interfacciarci alla realizzazione di questo film. Ci siamo proprio detti dobbiamo fare un lavoro che sia pop e non dobbiamo vergognarci di questo termine. Tra l’altro per me non solo è affascinante, ma è anche quello che meglio restituisce il senso del tempo. Esiste il pop degli anni ‘60, ‘70, ‘50, ’40. Ogni epoca ha il suo pop e non bisogna assolutamente vergognarsene.

Un film (e un evento) pop
Sono d’accordo. E nonostante questo pop il film affronta anche tematiche importanti che vanno al di là della semplice rappresentazione e descrizione del Lucca Comics. I personaggi si raccontano e raccontano storie di vita anche importanti e profonde. Li vediamo come cosplayer, quindi apparentemente nascosti da queste maschere, ma in realtà si rivelano molto altro. Non si limitano a raccontare come hanno conosciuto il Lucca Comics o aneddoti particolari, ma anzi dimostrano come questo sia un vero e proprio stile di vita.
E questa è la cosa più interessante e più bella, quello che mi ha fatto innamorare di Lucca Comics. Per me è importantissimo il concetto per cui tu arrivi a Lucca Comics e ti vesti per essere te stesso, non per nasconderti. Questo evento ti dà la possibilità di essere chi sei attraverso varie modalità, non solo con il cosplaying. Quelle aspirazioni che in altri contesti vengono viste come qualcosa da tenere nascosto (come se essere un nerd fosse qualcosa di imbarazzante) al Lucca Comics prendono vita. A me piace definire l’evento come l’isola che c’è perché queste mura sono come l’apertura verso una nuova dimensione davvero speciale che dovrebbe essere d’insegnamento alla nostra società in generale. Quello che trovo affascinante, e che viene anche detto nel corso del film, è che lì si danno delle regole che potrebbero servire anche nella nostra società civile. Alla fine è un luogo dove tu puoi essere chi sei e le persone non ti giudicano. La persona che fa il cosplay di Giovanni Muciaccia a un certo punto afferma che andando al Lucca Comics va in un posto dove incontra gente che fuori lo picchierebbero, mentre qui invece gli chiedono l’autografo.
O anche finalmente qui non sono più la strana del gruppo.
Esatto. Alla fine è un luogo dove tu puoi essere davvero in una comunità di persone come una grande famiglia.
E poi chi non conosce la realtà del Lucca Comics non lo sa, ma c’è un lavoro incredibile dietro ogni cosa, dal semplice cosplay all’organizzazione stessa di qualsiasi evento o padiglione.
Sì, c’è un lavoro dietro incredibile tanto che nel prospetto che mi sono fatto ci sono più film su questa realtà. Per esempio un prossimo film potrebbe essere proprio quello di raccontare come si arriva a Lucca Comics, come ci arriva il cosplayer, ma anche come ci arriva il giornalista perché anche il giornalista si deve preparare a suo modo e ancora la stessa macchina organizzativa che noi non abbiamo raccontato qui se non per brevi cenni.
In attesa di altri capitoli di Manlio Castagna
Infatti questo si potrebbe considerare quasi un’infarinatura, come un primo approccio per chi non conosce questa realtà. Una cosa interessante di questo film è che, per come lo hai realizzato, va di pari passo alla kermesse che si indirizza a chiunque. Anche questo film, di conseguenza, può avere un pubblico molto eterogeneo, dal bambino all’anziano.
Ancora una volta hai detto una cosa molto giusta che è proprio nello spirito di ciò che volevamo fare. Il Lucca Comics, per molti, ma anche per me prima di andarci, è considerato una sorta di carnevalata per giovani che si vogliono divertire o travestire. Quando sono arrivato la prima volta nel 2018 ho scoperto un altro mondo, ho scoperto un mondo dove davvero ci sono una miriade di famiglie che si tengono insieme grazie al Lucca Comics. Ormai è diventato qualcosa per tutti ed è anche questo il grande fenomeno di Lucca Comics e uno dei motivi per cui questo film volevamo farlo e farlo in questo modo. Il Lucca Comics ha di fatto cambiato la prospettiva di tutte quelle arti a volte considerate minori, come il fumento, i manga, gli anime, le illustrazioni in generale, il fantasy, il fantastico. Fino a pochi anni fa chi leggeva i manga e gli anime era una vera e propria nicchia in una classe, due o tre che si vergognavano pure. Ora è cambiato tutto, il Lucca Comics è conosciuto dal 90% delle persone e sono aumentati visibilmente i ragazzi e le ragazze che leggono manga e guardano anime.

Ma infatti anche arrivare fisicamente al Lucca Comics durante i giorni dell’evento è sempre più un’impresa perché le persone sono aumentate visibilmente. Negli ultimi anni, poi, si sono aggiunti ospiti importanti e, anche a livello di cinema, ci sono proiezioni in anteprima.
Sì, l’evento si è allargato a tutte le altre arti. All’interno del film lo dice anche il fumettista Roberto Recchioni, definendo il Lucca Comics come un’idra dalle molte teste. E queste teste cominciano a prendere sempre più spazio, quindi è difficile dire che cos’è il Lucca Comics.
Tanti elementi che funzionano
In questo senso il tuo film funge da trampolino di lancio per poi svilupparsi, alla luce di quello che hai detto, in più episodi, ognuno dei quali dedicato ai vari settori, padiglioni…
Sì, pensa che in otto anni che frequento il Lucca Comics, quando abbiamo girato il film siamo andati a China Town e io non c’ero mai entrato perché non riuscivo neanche ad arrivarci. È talmente pieno di gente che diventa difficile anche muoversi.
Nonostante questo c’è la commistione di tanti elementi che, messi insieme, funzionano.
Ti ringrazio. E pensa che il ministero ha riconosciuto un valore culturale molto forte per questo film, tanto da essere tra i primi progetti più importanti dell’anno a livello di documentario. Quindi questo ci fa sperare che abbia un valore e un senso al di là dell’aspetto pop di intrattenimento, che per me è fondamentale.
Manlio Castagna alla Festa del Cinema di Roma
Se non erro all’interno della Festa del Cinema di Roma è nella sezione Arte. Questo per valorizzare quello che dicevi, cioè riconoscerlo come un’opera d’arte.
Essere entrati in questa sezione della Festa del cinema di Roma per me è una gioia immensa, perché io da molti anni la seguo ed essere in quella sezione, nella quale ci sono anche le cose più sperimentali, più artistiche, più elaborate da un punto di vista dell’opera audiovisiva, per me è un premio fondamentale.
Così come è stato emozionante anche presentarlo in anteprima, come teaser, a Venezia. Mostrarlo nel contesto del Lido di Venezia, davanti a tanta gente, significa che non è semplicemente un documentario vetrina per far vedere quanto è bello questo evento, ma significa che probabilmente può avere un valore da un punto di vista cinematografico.
Sicuramente. E a questo credo vada aggiunta la difficoltà nel girarlo…
Immagini bene perché avevamo i tanti giorni dell’evento a disposizione, ma se un giorno avesse piovuto, per esempio, avremmo dovuto bloccare tutto. Per fortuna c’è stato il sole per tutta la settimana e questo ci ha permesso di girare senza problemi, fatta eccezione per la difficoltà di movimento. Al Lucca Comics muoversi è complicato, soprattutto se, come noi, hai delle attrezzature di cinema (ogni telecamera pesava 40 kg, avevamo carrelli, luci…). Poi c’era da considerare gli ospiti, dove trovarli, calcolare eventuali imprevisti, insomma è stata dura, ma nonostante questo ne ho un ricordo talmente bello che lo farei altre mille volte perché tutto è stato magico e ci siamo divertiti da morire nonostante le difficoltà.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli