Si intitola Big World il film diretto dalla regista Yang Lina e presentato al FánHuā Chinese Film Festival 2025. In una serata speciale in collaborazione con CESVOT arriva sul grande schermo un film pieno di vita e speranza, una dimostrazione pratica di come non esistano ostacoli insormontabili nella vita.
Big World di Yang Lina
Dall’acclamata regista Yang Lina arriva una delicata e avvincente storia di emancipazione contro ogni previsione. Chunhe, un giovane affetto da paralisi cerebrale (interpretato dalla star internazionale Jackson Yee), supera innumerevoli sfide per inseguire i suoi sogni, guidato dalla nonna eccentrica e vivace. Con empatia e chiarezza, Yang offre un ritratto profondamente umano e socialmente significativo di resilienza e speranza. (Fonte: FánHuā Chinese Film Festival)
La recensione
Emblema della frase “volere è potere“, Big World di Yang Lina è indubbiamente un film potente per la tematica e per il modo in cui essa è trattata.
Con una struttura a metà strada tra il road movie e il coming of age, il film dell’acclamata regista cinese racconta la vita tutt’altro che semplice di Chunhe spronato a superare ogni tipo di ostacolo da una nonna caparbia e decisa. Al di là delle varie situazioni, alcune delle quali quasi al limite dell’assurdo, il film regala più di un insegnamento a un pubblico inerme che vorrebbe intervenire per poter aiutare o sostenere al meglio il giovane protagonista.

Quella crescita e quell’evoluzione che nella maggior parte dei casi avviene attraverso un viaggio (fisico o metaforico) per il personaggio, in Big World di Yang Lina avviene attraverso piccoli passaggi e gesti di un ragazzo che vorrebbe solo essere come tutti gli altri.
“Come puoi vedere solo un normale ragazzo di 20 anni.”
Una difficile interpretazione
Tutt’altro che semplice il lavoro fatto dalla giovane star internazionale Jackson Yee che dà vita a un personaggio con mille sfaccettature non potendosi aiutare completamente dalla corporeità e dalla gestualità. Mai sopra le righe e sempre autentico e vicino alla realtà, il suo Chunhe arriva al cuore di chiunque. Attraverso il delicato rapporto tra il giovane e la nonna, lo spettatore riesce a vedere un lato ancora più umano. Un lato che, in casi come quello di Chunhe, è spesso messo in ombra proprio dalle persone che gli ruotano attorno. Non dire, non agire o tenere nascosta il più possibile una condizione che, invece, se considerata nel giusto modo, potrebbe offrire spunti e opportunità, anche per vedere il mondo con uno sguardo diverso, è sbagliato. Ed è questo quello che prova a insegnare il potente film di una regista che, così facendo, si limita solo a dare una seconda opportunità attraverso uno schermo. Perché la voce di Chunhe è la voce di tanti altri come lui e di tanti altri che vorrebbero agire e vivere proprio come lui.
I rapporti interpersonali
Non solo la condizione di Chunhe al centro della storia, a tratti commedia e a tratti vero e reale dramma. Anche il rapporto familiare e interpersonale la fa da padrona in un’opera molto più complessa di quello che può sembrare all’apparenza. I dialoghi tra il protagonista e la madre rappresentano forse la vera chiave di lettura. Un’accettazione di sé e degli altri apparentemente difficile da comprendere, ma alla base del film e della vita.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli