Alice nella città

‘Bratiska’: sentirsi fuori posto

Published

on

Una storia di sradicamenti, linguistici e territoriali, di dissociazione, spesso, da sé stessi, e di estraneità, a un luogo, una società e un tempo percepiti come non propri. Una storia di paure, solitudini e, allo stesso tempo, di desiderio, di accettazione, fratellanza, cura e solidarietà, Tutto, racchiuso in una casa, negli sguardi silenziosi, nelle parole di rabbia e nei sorrisi umani e comprensivi che la abitano, quella in cui è ambientata Bratiska, il cortometraggio di Gregorio Mattiocco, prodotto dal CSC ‒ Scuola Nazionale di Cinema e presentato nella sezione Onde Corte del concorso Panorama Italia alla 23° edizione di Alice nella Città. 

Un inganno innocente

Hilb e Vlad, fratelli ucraini rifugiati in Italia, vivono in una condizione economica precaria. Il primo, il maggiore dei due, scostante ed estraneo al mondo circostante che lo circonda, così come alla lingua italiana, trascorre le giornate giocando d’azzardo in rete. Vlad, più giovane, che al contrario parla italiano e frequenta la scuola, è più intraprendente del fratello, pur soffrendo la solitudine e la difficoltà nel rapporto con l’altro, fermo e perso nel vuoto di una prospettiva futura assente e di un disinteresse a integrarsi.

In una situazione e condizione di stallo ed estraneità, non solo linguistica, ma di appartenenza e di legame, al luogo stesso, nonostante il terreno che abita, e alla società che lo circonda. E proprio nel tentativo di cambiarla, questa situazione, il più piccolo sfrutta l’ignoranza della lingua italiana da parte del fratello e trasforma, con la traduzione simultanea in ucraino, la visita di un professore, inizialmente destinata a informare della pagella e dell’andamento scolastico di Vlad, in un’intimidazione a Hilb, da parte di un assistente sociale, di affidare Vlad a una casa famiglia e di rispedire lui in Ucraina, in assenza di un cambiamento.

Un corto dei sentimenti

È uno sguardo delicato e intimo, che osserva e racconta, senza giudizio o condanna, l’estraneità, l’esclusione e il sentirsi “fuori posto”, in un contesto cui non si appartiene e in cui è difficile integrarsi, quello che Gregorio Mattiocco offre, senza cadere nel pietismo, in Bratiska.

È un vuoto, come quello dello spazio materiale delineato e dai contorni sfumati, che rende la vicenda e la narrazione, di due vite alla ricerca di un’identità e di un radicamento, universale. Ed è un vuoto che lascia spazio alle fragilità, alle sensazioni, alle paure, ai desideri e alla vulnerabilità dei personaggi, e delle persone raccontate. Perché Vlad come Hilb, nonostante l’età del primo e l’inganno innocente con cui, furbamente, cerca di far capire il proprio stato d’animo al secondo, condividono uno spazio in cui è proprio la vulnerabilità, e la necessità di ritrovarsi e riscoprirsi, tra una risata e una battuta scherzosa, l’uno come il luogo sicuro e il rifugio dell’altro, a tenerli insieme. 

Exit mobile version