In Aspis, nella natura incontaminata, una vipera si risveglia dal letargo, riprendendo il suo ciclo ma con una nuova consapevolezza. Girato nell’arco di quattro stagioni, il lavoro trasforma il clima in narrazione, infondendo agli elementi naturali un significato simbolico e trascendentale. Ispirato a Voyage of Time di Terrence Malick, medita sulla fine e l’inizio, sulla morte e il rinnovamento. Con immagini intrise di malinconia e meraviglia, il cortometraggio riflette sui cicli eterni della vita, evocando sia la memoria personale che il mito antico in un paesaggio senza tempo.
Scritto e diretto da Antonio Romagnoli, presentato alla 12ª edizione del Festival Mente Locale – Visioni sul territori.

Con Aspis il confine tra documentario e finzione svanisce: un viaggio nella vita della vipera e nel fragile equilibrio naturale.
Domande esistenziali e maternità in Aspis
Antonio Romagnoli ci conduce nel cuore del regno animale, focalizzandosi su una creatura tanto temuta quanto affascinante: la vipera Aspis, la specie più diffusa e comune in Italia. Il suo lavoro, però, non si limita a un semplice resoconto naturalistico. Aspis è molto di più: un racconto poetico e simbolico che unisce documentario e finzione, dando voce a un animale che raramente viene osservato con sguardo riflessivo ed esistenziale.
Il cortometraggio riflette le diverse fasi della vita della vipera, affrontando temi universali come la solitudine, la maternità e la violenza insita nella natura. Mentre la vediamo destarsi dal lungo letargo invernale, la vipera sembra interrogarsi sul senso della propria esistenza, sul destino che la condanna a un ciclo di caccia e sopravvivenza.
“Il mio veleno è la mia vita. È tutto ciò che Dio mi ha dato.”
In una scena emblematica, accanto ai resti di una mascella corpo umano, la vipera si prepara a cacciare, domandandosi perché debba uccidere per vivere e perché le sia preclusa la possibilità di provare sentimenti come l’amore.
Più avanti, assistiamo alla nascita della sua prole, destinata a ripercorrere lo stesso destino della madre: un’esistenza guidata dall’istinto, segnata dalla sopravvivenza e dall’impossibilità di essere davvero amata.

Aspis
Innocenza perduta
Ciò che colpisce maggiormente nell’opera di Antonio Romagnoli, oltre all’eccezionale comparto tecnico e visivo, è la profonda riflessione sull’innocenza. Un’innocenza che, in ogni essere umano, accompagna i primi istanti di vita, ma che, nel caso della vipera, sembra negata fin dall’inizio, sostituita da un destino ineluttabile fatto di istinto e sopravvivenza.
Questa scelta narrativa non solo umanizza l’animale, ma diventa anche un potente specchio dei tempi che viviamo, restituendo con impressionante lucidità un’immagine della fragilità e della durezza della condizione contemporanea.
“Quante volte meritiamo di risorgere?”

Aspis
Grazie alle voci di Roberta Mattei e Simone Corbisiero prende forma una vera e propria lingua delle vipere, capace di immergere lo spettatore nelle vicende narrate e di costruire un’atmosfera di sinistro fascino e inquietudine profonda. Contribuisce l’incredibile colonna sonora di Francesco Sottile ad avere un contatto ancora più profondo e vicino al Creato.
Romagnoli dimostra di saper cogliere appieno la poetica di Terrence Malick, “citandolo” nel panorama italiano con un progetto originale e di grande impatto. Un progetto che non si limita a esplorare i nostri territori, ma indaga anche chi li abita, restituendo il senso di grandezza e complessità che si cela in ogni singola storia.
Un cortometraggio magnetico e affascinante.
Aspis: Casa di produzione del film, Hubris Pictures.