‘Nsala’: la memoria mineraria che scava nel presente

Nel cuore visivo e sonoro di NSALA, cortometraggio di Mickael‑Sltan Mbanza, la fatica diventa ritmo e il bianco e nero si fa vivo. Presentato al Perso Film Festival, questo breve ma denso film ci trasporta in un viaggio che non si lascia capire ma solo osservare e sentire.

Parte del concorso PerSo Short Award NSALA avrà la sua anteprima italiana proprio al festival dopo aver fatto parte del concorso dedicato ai corti della 37ª edizione del FIDMarseille.

La sinfonia della fatica

Girato nella Repubblica Democratica del Congo, NSALA non ha bisogno di parole: bastano i rumori delle pale, delle macchine, delle pietre che si frantumano, per raccontare il peso del lavoro minerario che segna la storia e il presente del Paese. Il montaggio alterna immagini d’archivio a scene contemporanee, senza soluzione di continuità, a suggerire che il taglio tra passato coloniale e presente è solo apparente.

Il bianco e nero sospende il tempo, sovrappone epoche, evoca una cicatrice sociale ancora non guarita. Il film è girato con un misto di tecnologie vecchie e nuove, una scelta che rende la visione instabile: serve a evocare la persistenza del passato coloniale, che continua a riversarsi nelle condizioni attuali. La tensione nei suoni cresce progressivamente, come un’escalation di affanno: dai primi secondi silenziosi, si passa a una industriale. Finché, nel finale, un tocco umano – una ninna nanna – riporta tutto a una dimensione intima, affettiva, struggente.

NSALA è un’opera che parla poco ma dice molto. Mbanza sceglie un linguaggio essenziale in cui lo spettatore è chiamato non tanto a capire, quanto a sentire e meditare, attraverso un film che dà modo di vivere l’esperienza, piuttosto che renderla semplicemente evidente. In questo è la sua forza.

I luoghi e le storie

NSALA è stato realizzato nell’ambito della residenza Mahindule organizzata dal centro Yole!Africa a Goma. Tema della residenza: trans‑form, ossia interrogazione della storia coloniale del Congo, con l’estetica e il materiale d’archivio come parte del tessuto visivo.

Il film mescola materiale d’archivio, immagini storiche delle miniere nella regione del Katanga, con sequenze girate nel presente, in particolare di un coppia che lavora in una miniera.