Connect with us

Lucca Film Festival

‘The Botanist’ o il potere dell’estetica

Poesia e bellezza visiva nella regione dello Xinjiang.

Pubblicato

il

Presentato al Lucca Film Festival, il film cinese The Botanist (Zhi Wu Xue Jia), è l’opera prima del regista e sceneggiatore Jing Yi.

La pellicola, molto apprezzata dalla critica per la sua bellezza visiva e l’approccio poetico, pur con una trama minimalista e non convenzionale, ha debuttato nella sezione Generation Kplus del Festival del Cinema di Berlino 2025, dove ha ricevuto il Gran Premio della giuria internazionale. Premio per la Migliore Regia (Young Cinema Competition – Chinese Language) al Festival Internazionale del Cinema di Hong Kong 2025.

Arsin e le piante

Il film si svolge nella remota regione dello Xinjiang, al confine tra Cina e Kazakhstan.

La storia segue Arsin Abdulkazer (Yesl Jahseleh), un solitario ragazzino kazako di 13 anni, 1 metro e 55 cm di altezza e 41 chili di peso, che vive con la nonna (Sarhet Eramazan) e ha una profonda passione per la botanica, che documenta in un quaderno.

Arsin preferisce entrare in comunione con la natura piuttosto che giocare con gli altri giovani del villaggio. Discendente dalla tribù Kereit, a cui apparteneva il nonno, per lui ogni foglia rappresenta la vita di una persona: quando un bambino nasce, una nuova foglia cresce.

La sua vita tranquilla viene scossa dall’arrivo di Meiyu (Ren Zihan), una coetanea Han, con cui stringe una tenera amicizia che si evolve in un primo, timido e delicato amore. A lei si avvicina perché gli ricorda una pianta rara.

Un’atmosfera onirica

La narrazione è intessuta di elementi di realismo magico, attraverso il punto di vista di Arsin e le sue interazioni con un cavallo parlante, che sembra incarnare lo spirito dello zio scomparso. Forse quello zio ha trovato la sorgente di una lunga vita e non vuole tornare indietro. O, semplicemente, si è perso. Scappare può essere la via e sarebbe meraviglioso, in fondo, trovare una foglia enorme per nascondersi dietro di lei.

La forza principale del film risiede nella sua estetica, la potenza visiva è il fil rouge. La cinematografia di Jing Li, con un formato 4:3, cattura i vasti e dorati paesaggi dello Xinjiang, regione di cui lui peraltro è originario, creando un’esperienza quasi sensoriale.

L’atmosfera onirica e sospesa è rafforzata dalla colonna sonora del pianista e compositore iraniano Peyman Yazdanian, che mescola melodie kazake con suoni naturali, come il fruscio delle foglie e lo scorrere dell’acqua. Un’atmosfera new age che coinvolge.

Lo sguardo è intimo e personale, c’è una delicata attenzione alla vita e alle tradizioni di una cultura spesso poco rappresentata e, dunque, poco conosciuta. L’uso di attori non professionisti contribuisce a una sensazione di autenticità.

E poi ci sono l’assenza, la perdita, il distacco, l’isolamento.

I genitori di Arsin lavorano presumibilmente altrove, dato che viene cresciuto dalla nonna. Suo zio, che era ugualmente affascinato dalle piante, è scomparso in circostanze misteriose diversi anni prima. Arsin pascola un gregge di pecore con suo fratello (Jalen Nurdaolet), che è recentemente tornato al villaggio dopo un fallito tentativo di costruirsi una vita a Pechino, e che ora vive principalmente attraverso il suo cellulare. Quando Meiyu rivela che frequenterà un collegio a Shanghai, a quasi 5000 km di distanza, la notizia è silenziosamente sconvolgente. Un altro distacco.

Le inquadrature ampie e i primi piani dettagliati della flora evocano un eco-cinema che alcuni critici hanno paragonato a quello di Terrence Malick.

L’accostamento a Terrence Malick

Classe 1943, il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense Terrence Malick è noto per il suo stile poetico e visivamente suggestivo.

Ha debuttato alla regia di un lungometraggio con La rabbia giovane (1973), un film indipendente che ha riscosso un grande successo di critica, la cui storia, ambientata negli anni ’50, è ispirata a un vero fatto di cronaca nera (la follia omicida di Charles Starkweather e Caril Ann Fugate).

Il film ruota attorno a due giovani, Kit Carruthers (Martin Sheen), un ragazzo di 25 anni, solitario e disadattato e Holly Sargis (Sissy Spacek), una ragazzina di 15 anni. Quando il padre di Holly ostacola la loro relazione, Kit lo uccide.

L’attenzione di Malick si concentra sulla bellezza mozzafiato dei paesaggi naturali, che fanno da sfondo alle azioni dei protagonisti, e sulla psicologia dei personaggi. Forte il tema del rapporto tra uomo e natura. E il cerchio della vita che si chiude.

Il suo stile è caratterizzato da un approccio contemplativo e filosofico: i suoi film spesso esplorano temi profondi come la natura, la spiritualità e l’origine del male. Usa spesso la voce fuori campo, dove le riflessioni dei personaggi conferiscono un tono meditativo ai suoi film. E poi molte immagini suggestive, riprese ampie dei paesaggi naturali, spesso girate con luce naturale, in particolare durante la cosiddetta golden hour (l’ora che precede il tramonto o segue l’alba).

I suoi film non seguono una struttura narrativa tradizionale, ma si compongono di una serie di scene e frammenti che creano un’esperienza più vicina alla poesia o alla pittura. Esattamente come in The Botanist.

Narrazione frammentata, ma…

The Botanist appare più come un’esperienza estetica che un film guidato da una trama solida. La narrazione è volutamente disorganizzata, una raccolta di vignette e momenti di vita, che per alcuni spettatori può risultare debole e priva di vera spina dorsale.

Il ritmo del film è lento, riflettendo la vita pacifica e isolata dei protagonisti. Chi cerca un’azione o sviluppi drammatici tradizionali potrebbe trovarlo noioso e poco appealing.

Film interessante ma, per alcuni, forse mancante di forte connessione emotiva, rimanendo più a livello di esperienza sensoriale legata a belle immagini che di racconto avvincente. Se si ama la natura, la musica e la ricchezza delle etnie che porta curiosità e meraviglia, merita però una visione. Una delicata allegoria onirica che confonde i confini tra la realtà e l’incantevole mondo della botanica. Per perdersi, un po’, nel mondo.

“Dopo che il cielo e la terra sono stati creati, il sole e la luna si sono innamorati. Stavano morendo, nell’avvicinarsi. Ma per quando arduo, provarono, semplicemente fu impossibile.”

The Botanist (Zhi Wu Xue Jia)

  • Anno: 2025
  • Durata: 96'
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Cina
  • Regia: Jing Yi