Presentato all’11ª edizione del Festival Visioni dal Mondo – Festival Internazionale del Documentario in prima mondiale, l’opera di Francesco Del Grosso si è fatta spazio tra le immagini del reale come un racconto necessario, un invito ad aprire lo sguardo su vite che hanno attraversato il Mediterraneo non come numeri, non come simboli di tragedia, ma come corpi vivi, respiranti, desiderosi di un posto da chiamare casa.
Abdulaye, Alex, Hafsa, Moussa e Sisì arrivano da Gambia, Senegal, Sierra Leone e Somalia. Alcuni hanno lasciato famiglie addolorate, altri hanno fuggito vite segnate dalla povertà, dalla violenza e dalla privazione di libertà, tutti spinti dalla speranza di un altrove che potesse accoglierli. Le loro storie emergono dai luoghi in cui si sono fermati, e ogni parola diventa testimonianza di resistenza, di desiderio di appartenenza, di costruzione di un futuro possibile. Il film prende avvio dalla scelta di continuare a vivere, dall’atto coraggioso di cercare casa dove prima c’era soltanto il mare. Con pochi mezzi se non la volontà di sopravvivere, hanno intrapreso un viaggio in cui la loro stessa umanità si confrontava con sistemi fragili, ostili e spesso incomprensibili.
La sabbia disegna un cammino in cui non c’è ritorno
Nyumba accompagna lo spettatore dentro la quotidianità dei suoi protagonisti. Mostra i gesti di chi lavora, costruisce relazioni, trova punti di riferimento, mentre il trauma del passato si mescola lentamente alle possibilità del presente. Il documentario restituisce intimità senza spettacolarizzarla, ponendoci di fronte ai protagonisti e permettendoci di lasciarci trasportare dalle loro storie, narrate in prima persona, senza sovrastrutture o fronzoli, se non le opere di sabbia che ricostruiscono simbolicamente il loro passato.
La sand art di Rachele Strangis diventa qui linguaggio universale. I granelli modellati su vetro e illuminati dalla luce tracciano mappe emotive del viaggio dei protagonisti, diventando scenografie vive, attori silenziosi di storie che oscillano tra memoria e speranza. Ogni figura nasce e svanisce, come le vite sospese tra due continenti, come ricordi e sogni che rischiano di perdersi se non vengono raccontati. La sabbia non racconta tutto, suggerisce ciò che le parole non riescono a trasmettere: il peso della memoria, la fragilità dell’esistenza, la volontà di ricominciare.

Calabria, la vita che si ricuce
Nel loro presente, Abdulaye, Alex, Hafsa, Moussa e Sisì si trovano in Calabria, tra Caulonia, Lamezia, Reggio Calabria e Soveria Mannelli, in un continuo processo di reinvenzione e appartenenza. Non costruiscono solo una nuova vita per sé, ma contribuiscono a rigenerare la comunità che li accoglie, dimostrando quanto l’integrazione non sia uno slogan, ma un percorso concreto, fatto di lavoro, relazioni e gesti quotidiani. Il documentario osserva con lentezza, lasciando che le storie si compongano da sole, senza forzature, permettendo allo spettatore di percepire il tessuto umano che lega chi arriva e chi accoglie.
Nyumba è stato premiato con la menzione speciale dalla Giuria Giovani di Visioni dal Mondo, a riconoscimento della capacità del film di raccontare vite singolari senza ridurle a simboli o cliché. Il riconoscimento sottolinea come l’opera renda visibile ciò che spesso resta invisibile: la concretezza della vita dopo il trauma, la fragilità che diventa forza, l’urgenza di costruire relazioni e appartenenza.