Disponibile su Prime Video a partire dal 2 settembre 2025, The Runarounds è una chicca imperdibile per gli amanti del genere coming of age e per i nostalgici dell’estate adolescenziale.
Prodotto da Amazon MgM Studios e Skydance Television, la serie è principalmente incentrata sulla vita dei membri di una band e i loro amici. I protagonisti sono interpretati da giovani attori che sono anche talentuosi musicisti. Il progetto The Runarounds nasce infatti già nel 2021 da un’idea di Jonas Pate che effettua un casting per comporre una band da inserire come comparsa nell’episodio Happy Anniversary S03xE07 di Outer Banks (Netflix, 2020-?).
Lo stesso Alex Ellis, che interpreta Neil Crosby, durante l’intervista rilasciata a Entertainment Tonight, afferma che lui e gli altri membri pensavano probabilmente che la loro collaborazione sarebbe stata limitata al cameo e alla formazione di una band per un progetto musicale.
Narrativa di Formazione e meta-riflessione sull’adolescenza come fase esistenziale
In sintesi, The Runarounds parla principalmente di una band costituita da adolescenti che sono alla ricerca di due cose: un locale dove suonare (un gig) e la possibilità di poter vivere della propria musica, condividendola con il mondo.
A ciò si aggiungono del sano romanticismo e una lotta intergenerazionale che vede battersi la forza impetuosa dell’entusiasmo giovanile e il sogno contro la solida esperienza di vita dei genitori, talvolta anche severi ma consapevoli che compiere degli errori a quell’età sia inevitabile e forse “naturale”.
I personaggi sono molto ben caratterizzati e costituiscono sicuramente uno dei punti di forza di questo progetto. Si tratta di adolescenti ai quali il regista JonasPate permette innanzitutto di comportarsi come tali senza esagerazioni né in positivo né in negativo. Sono presenti infatti tantissimi tropes appartenenti al genere Young Adult (YA) e Coming of Age: la maxi-festa in casa organizzata da Pete (interpretato da Maximo Salas) quando i suoi genitori sono fuori casa è infatti un tipico esempio di situazione adolescenziale vista in migliaia di commedie americane con protagonisti teenagers.
La festa funge da catalizzatore per alcune delle linee narrative principali dell’intera stagione: Pete si presenta come un entusiasta anche se non talentuoso batterista ma soprattutto come un amico sincero. L’aver commesso alcuni errori e la punizione, con annesso coprifuoco, impostagli dalla famiglia per aver organizzato la festa, porteranno lui e gli altri a dover rivalutare il suo ruolo all’interno della band.
Per lui come per Charlie (interpretato da William Lipton), Neil e Topher (Jeremy Yun), la band è in un certo senso tutto. Uno dei motti di questi ragazzi è proprio: Vietato avere un Piano B. Se lo hai, è perché non ti sei mai veramente impegnato nel Piano A.
Allo stesso tempo per loro così come anche per Amanda (Kelley Pereira), Wyatt (Jesse Golliher), Bez (Zendè Murdock), Bender (Marley Aliah) e Sophia (Lilah Pate), la sottile coltre di leggerezza, che li ha sostenuti e accompagnati dall’infanzia fino all’adolescenza, inizia a dipanarsi ed emergono in lontananza le silhouettes delle responsabilità post graduation, pilastri sicuri sui quali poggiare le fondamenta della propria vita adulta, partendo dalla scelta del college.
Chiaro ma soprattutto interessantissimo il fatto che i protagonisti e membri della band in The Runarounds stanno in qualche modo interpretando una versione finzionale di essi stessi. Lo stesso regista infatti ammette che è stata proprio questa componente della serie che ha costituito per lui il fascino principale del progetto, il fatto che The Runarounds siano una versione meta-riflessiva di essi stessi in quanto i protagonisti della serie che vorrebbero vivere quel sogno finiscono per viverlo davvero anche nella realtà, nei panni dei giovani interpreti citati prima.
Elementi Musical e la regia di Jonas Pate
Se con Outer BanksJonas Pate aveva già dimostrato di saper gestire alla perfezione elementi di azione e adrenalina, con uno stile registico articolato (utilizzando molto anche carrellate e plongèe, oltre alle soggettive che permettono allo spettatore di immedesimarsi maggiormente nel dinamismo delle varie scene), in The Runarounds compie un salto di qualità: il dinamismo e gli elementi di azione sono ancora presenti ma il motore in questo caso è costituito dalla musica.
La musica è la vera protagonista e in questo caso le carrellate ed il montaggio serrato servono proprio a seguire il ritmo scandito dai brani, tendenzialmente pop-rock, suonati dalla band.
Sebbene sia presente una sorta di sperimentazione ritmica, il dinamismo delle scene dei concerti o di quelle cariche di euforia adolescenziale lascia talvolta lo spazio anche ad un tono più intimo, rallentando per guardare negli occhi i protagonisti, sentirli vivere fortissimo le loro emozioni, vederli innamorarsi e sognare.
In questo senso il regista si concede anche una licenza poetica, in alcune situazioni. Da notare la scena in cui Charlie ascolta il racconto di Catesby (interpretato da Mark Wystrach) mentre si rivolge a lui affrontandolo nel suo laboratorio, un seminterrato scarsamente illuminato perlopiù da luci al neon.
Catesby nomina Ringo Starr e afferma ironicamente: “Mai fidarsi di chi dice che Ringo fa schifo”. Si tratta di un momento di transizione sonora, in cui queste parole vengono pronunciate mentre con un leggero crescendo si iniziano a sentire le prime note di Do the Job, degli Use No Hooks. Dalla finestra alle spalle di Charlie Cooper sembra sprigionare una luce che gli illumina la nuca e i capelli mentre sul suo volto si staglia un sorriso felice.
Questo elemento di luce non sembra del tutto naturale, ma piuttosto derivare dallo spazio liminale che si staglia ai piedi dei protagonisti grazie all’elemento musicale, dove sfuma il confine tra fisico e metafisico.
Un’altra scelta registica che costituisce un elemento vincente è senz’altro la decisione di intervenire introducendo un dispositivo diegetico per la narrazione: la macchina fotografica.
Alcuni personaggi scattano infatti delle foto di loro stessi e degli altri: è il caso di Bender che possiede una camera Super 8 e un’ automatica da 35 mm. L’estetica della fotografia analogica permette di entrare in maggiore intimità con la storia e con i personaggi.
Le foto documentano, bloccano momenti di spontaneità e gioia dei personaggi con il chiaro intento di immortalare quella vibe estiva che i protagonisti della serie vogliono consapevolmente catturare.
La foto permette inoltre allo spettatore di avvicinarsi al mondo di questi adolescenti e capire le emozioni che stanno provando.
The Runarounds si rivela dunque come un interessante quanto riuscito esperimento della serialità televisiva contemporanea che ci ricorda come il genere Coming of Age possa essere dedicato ai giovani adulti ma non solo.
Gli elementi di dramma intergenerazionale invitano infatti a riflettere sugli anni dell’adolescenza e a non concepire le fasi della vita come compartimenti stagni, rendendo questa serie una visione adatta a tutti.
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