Miseria e Nobiltà, film del 1954 diretto da Mario Mattoli, è la trasposizione cinematografica dell’omonima commedia teatrale scritta nel 1888 da Eduardo Scarpetta. Considerata una delle commedie più celebri del teatro napoletano, l’opera trova nuova linfa nella versione per il grande schermo grazie all’indimenticabile interpretazione di Totò, qui nei panni di Felice Sciosciammocca, uno dei personaggi più iconici creati da Scarpetta.
Il film, girato a colori, si avvale di un cast di grande valore: accanto a Totò troviamo Enzo Turco, Dolores Palumbo, un giovane Carlo Croccolo e una giovanissima Sophia Loren, poco più che diciottenne, destinata a diventare una delle più grandi dive del cinema italiano e internazionale. La sceneggiatura, curata da Ruggero Maccari, resta piuttosto fedele al testo originale, ricalcandone lo spirito teatrale.
Miseria e nobiltà
Il racconto si apre in un teatro, dove due donne e un uomo attendono con entusiasmo la rappresentazione della celebre commedia di Eduardo Scarpetta, convinti che si tratti della sua opera migliore. Nel frattempo, siamo introdotti in un modesto quartiere di Napoli, dove due famiglie vivono nella più assoluta povertà: quella dello scrivano pubblico don Felice e quella del fotografo ambulante don Pasquale. I continui litigi familiari, alimentati soprattutto dalle donne di casa, esasperate dalle ristrettezze quotidiane, fanno da sfondo a una serie di episodi che raccontano fame, disagio e precarietà.
La prima parte dell’opera insiste con forza – ma in chiave ironica – sulla rappresentazione della miseria e sulla scarsa considerazione riservata all’infanzia. La seconda parte introduce invece il gioco degli equivoci: il corteggiatore di una ballerina, rampollo di una famiglia aristocratica, assolda Felice, Pasquale e le loro famiglie per fingersi nobili parenti al cospetto del padre della sua amata, un ricco cuoco.
La messinscena, tra travestimenti, malintesi e momenti esilaranti, culmina in un finale che ricorda la struttura della commedia nella commedia: a sottolinearlo è la chiusura teatrale del sipario insieme alla parola “fine”.
La leggerezza della denuncia sociale
Miseria e Nobiltà è una commedia degli equivoci che tuttavia non rinuncia a lanciare un messaggio sociale. La miseria non è mai narrata con commiserazione, ma viene affrontata con leggerezza e sarcasmo, in un equilibrio perfetto tra comicità e critica sociale.
Il film rappresenta anche un interessante esempio di metateatro: la finzione scenica diventa strumento per sopravvivere alla realtà, e la recita dei protagonisti dentro la storia si riflette con quella degli attori che la mettono in scena, in un gioco di specchi che ancora oggi affascina.
La scena degli spaghetti
Emblematica è la celebre scena degli spaghetti, in cui, grazie alla generosità di un giovane corteggiatore della figlia di Pasquale, gli sventurati protagonisti, esausti dalla fame e provati dalla stanchezza, si siedono su sedie malridotte, ormai rassegnati alla loro condizione. Un cuoco entra in scena e inizia ad apparecchiare la tavola con ricche pietanze, tra cui un grande vassoio di spaghetti fumanti. Inizialmente increduli, i personaggi si avvicinano lentamente, quasi con timore reverenziale, fino a lasciarsi travolgere da un’abbuffata liberatoria e grottesca. In questo momento, Totò improvvisa magistralmente mettendo gli spaghetti in tasca e trasformando la sequenza in una delle scene più iconiche e memorabili della storia del cinema italiano.

Un classico rivalutato
All’epoca della sua uscita, il film non venne particolarmente valorizzato dalla critica, considerato poco più di una trasposizione teatrale priva di autonomia. Col tempo, però, è stato rivalutato come uno dei titoli più significativi della filmografia di Totò, nonché una delle migliori incarnazioni cinematografiche del teatro comico napoletano. Il talento del Principe De Curtis è in piena forma: il suo Felice Sciosciammocca è memorabile, perfettamente calato nel ruolo del povero cronicamente affamato ma dignitoso, capace di trasformare ogni umiliazione in farsa irresistibile.
A rendere ancora più preziosa questa pellicola è il grande cast che affianca Totò: oltre ai già citati Turco, Croccolo e Palumbo, si ricordano le interpretazioni di Franca Faldini, Valeria Moriconi, Liana Billi, Giuseppe Pirelli e Francesco Sportelli. Tutti contribuiscono a dare ritmo e colore a un’opera che, pur rispettando la struttura teatrale, funziona perfettamente anche su pellicola.
Un affresco della società
Miseria e Nobiltà è molto più di una semplice commedia. È un affresco vivissimo della società italiana dell’Ottocento, che riesce – grazie alla forza del testo di Scarpetta e all’arte senza tempo di Totò – a parlare ancora oggi allo spettatore contemporaneo. Un film che, tra farsa e denuncia, celebra con ironia e umanità la dignità anche nella povertà più nera.