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‘Un Tipo Imprevedibile 2’: Adam Sandler è di nuovo Happy Gilmore

Adam Sandler è di nuovo Happy Gilmore nel sequel Netflix di Un Tipo Imprevedibile. Una commedia ricca di rimandi e con un sapore nostalgico.

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Un Tipo Imprevedibile 2

Dopo un full trailer e l’annuncio ufficiale della data di uscita, il 25 luglio è uscito su Netflix Un Tipo Imprevedibile 2, con Adam Sandler, diretto da Kyle Newacheck. Il regista non è nuovo alla commedia: è autore della serie Comedy Central Workaholics e ha già collaborato con Sandler in un precedente lungometraggio, Murder Mystery, sempre prodotto da Netflix.

In questa nuova avventura, Sandler torna nei panni di Happy Gilmore, all’interno di una commedia sportiva dai toni nostalgici che tenta di riportare in vita lo spirito della comicità americana anni ’90. Ma può davvero funzionare oggi un personaggio così legato a un’epoca passata?

Un tipo imprevedibile 2: La nuova sfida

Dopo ventinove anni, Un Tipo Imprevedibile torna con un legacy sequel: termine che definisce operazioni nostalgiche con l’obiettivo di rilanciare vecchie IP per attrarre sia il pubblico originale sia uno nuovo. Il film è distribuito da Netflix e scritto da Adam Sandler e Tim Herlihy, già autori del primo. L’originale non è un film di nicchia, ma parla a un pubblico preciso: i fan di Sandler, e, in secondo piano, gli appassionati di golf. Il sequel nasce dal culto costruito negli anni, più che da un reale successo di botteghino.

Sono passati 29 anni: Happy Gilmore è un uomo distrutto, segnato dalla perdita della moglie, che abbandona il golf e si rifugia nell’alcolismo. Il mondo intorno a lui è cambiato: nel 2025 il golf è uno sport futuristico dominato dalla lega Maxi Golf, guidata da Frank Manatee (Benny Safdie). Happy, in condizioni economiche precarie, torna in campo per pagare gli studi di danza della figlia Vienna (Sunny Sandler). Il suo celebre drive, un tempo di un’aggressività devastante, è scomparso, lasciandolo impacciato e arrugginito sul campo.

Il nuovo Happy Gilmore è l’archetipo dell’eroe caduto: segnato dalla perdita e dalla disillusione, ha perso ciò che lo definiva. Lo stacco temporale diventa narrativamente rilevante ed una premessa che evita il puro fan service.

Nonostante l’avvio debole legato alla figlia Vienna, il film cerca di costruire un percorso indipendente, un nuovo “viaggio dell’eroe” centrato sulla disintossicazione di Happy. Questo elemento regge il primo atto e gran parte del secondo, evitando di replicare la trama originale. Gag slapstick ricorrenti, training montage e split screen danno coerenza stilistica, con un umorismo anni ’90 che funziona meglio rispetto ad altri legacy sequel.

Un’eredità complicata

Questo non significa, però, che il film sia totalmente esente da fan service: i “flashback” sono vere clip del film originale, ripetute più volte. Si moltiplicano i riferimenti espliciti e l’introduzione dei figli dei personaggi storici dello scorso capitolo. Emblematica la scena nel cimitero con Shooter McGavin (Christopher McDonald), in cui appaiono tutti i personaggi assenti del primo film, rappresentati come defunti.

McGavin è reintrodotto con intelligenza, senza ridurlo al ruolo di semplice antagonista. Non solo si schiera dalla parte di Happy, ma assume il ruolo di mentore in sostituzione di Chubbs Peterson (Carl Weathers), maestro di Happy nel film precedente. Rilasciato da un ospedale psichiatrico grazie a Frank Manatee per sfidare Happy, si rende conto di stare dalla parte sbagliata.

Purtroppo, questa linea narrativa viene trascurata: Shooter viene progressivamente marginalizzato nella narrazione, fino a diventare un personaggio di sfondo dalla seconda metà del secondo atto fino al finale. Anche Manatee, nuovo antagonista, è meno efficace: ha pochi motivi personali per opporsi a Gilmore si limita a guidare un esercito di golfisti modificati chirurgicamente per eguagliare la forza di Happy e affrontarlo nel terzo atto.

Qui il film deraglia. Il torneo assume toni surreali: ostacoli, fiamme e marchingegni trasformano il campo da golf in una sfida alla Takeshi’s Castle. Il tono demenziale cede al surreale, e la coerenza salta. Simbolo di questa deriva è la scena in cui Eminem, che interpreta il figlio di un disturbatore seriale del primo film, viene divorato da alligatori. Tra i molti cameo: Post Malone, Eric Andre, Margaret Qualley, Bad Bunny, Steve Buscemi, Jon Lovitz, Rob Schneider, e veri golfisti e telecronisti. Guest star, citazioni e rimandi sono mosse tipiche dei legacy sequel per poter comunicare con un pubblico più ampio.

Le premesse iniziali vengono progressivamente accantonate, così come si affievolisce il coinvolgimento emotivo e narrativo di Happy Gilmore. Il protagonista diventa sempre più passivo, mentre anche l’interesse degli “antagonisti” – l’esercito di golfisti chirurgicamente potenziati – ha scarsa forza e tensione drammatica. Il film, comunque, chiude tutte le trame: Happy vince, si disintossica, e Vienna parte per scuola di danza. Finale volutamente assurdo e nostalgico con i personaggi defunti – incluso Abramo Lincoln – che salutano Happy dal cielo.

 Un tipo… prevedibile

In conclusione, Un Tipo Imprevedibile 2 recupera in parte la vena demenziale dell’originale, riproponendo gag storiche – come lo “spazio felice” di Happy – e introducendone di nuove, in perfetto stile Sandler. Tuttavia, resta all’ombra del primo capitolo, con sketch a tratti pacchiani e un ritmo che tende a disperdersi.

Come molti legacy sequel, il film ruota attorno al confronto tra vecchio e nuovo. Se nel primo film Happy incarnava un’idea ribelle e popolare di golf, qui rappresenta quella nostalgica e classica, opposta a una versione ipertecnologica. Ma questa opposizione resta teorica: protagonista e antagonisti interagiscono poco, e le motivazioni del conflitto rimangono deboli.

Adam Sandler appare sottotono, complice un personaggio segnato da malinconia e depressione. Anche il carattere irascibile e sopra le righe di Happy, tra gli elementi distintivi dell’originale, è qui in secondo piano, le sue maschere grottesche e infantili oggi sono fuori fuoco e non sembrano appartenergli più.

Il film evita gli eccessi più discutibili di altri legacy sequel contemporanei, ben più banali o sconclusionati, ma non è neanche un film perfetto e originale. È un film che si regge sulle proprie gambe, ma si rivolge soprattutto ai fan del golf e ai fan storici di Sandler – in particolare a quelli del primo Un Tipo Imprevedibile – evitando di ripetere meccanicamente la stessa formula, ma anche senza il coraggio di reinventarla davvero.

Un Tipo Imprevedibile 2 non osa troppo: va sul sicuro, gioca la carta della nostalgia più che quella della sorpresa. Sandler è sempre Sandler: chi lo ha amato in passato continuerà ad apprezzarlo, chi non lo ha mai sopportato difficilmente cambierà idea con questo film.

Un Tipo Imprevedibile 2

  • Anno: 2025
  • Durata: 118 minuti
  • Distribuzione: Netflix
  • Genere: Commedia, Sportivo
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Kyle Newacheck
  • Data di uscita: 25-July-2025