Tra i titoli proposti quest’anno alla quarta edizione del South Italy International Film Festival troviamo anche il cortometraggio horror Caged, inserito nella categoria Best Horror Short Film.
Il Festival, con sede a Barletta, in Puglia, mira a promuovere il cinema di giovani registi indipendenti valorizzandone le storie e l’identità culturale.
Quando anche una corsa notturna diventa un incubo
Kyra è la protagonista del cortometraggio Caged, scritto e diretto da Anastasia Marshall, e come tante donne ama correre nelle ore più buie e non vuole, giustamente, rinunciarci. Peccato che una minaccia si insinua, nell’ombra. Questa minaccia, concreta e reale, è rappresentata dal genere maschile.
Caged si apre volutamente con una domanda, che mira a chiedere allo spettatore “cosa faresti se sulla terra non ci fossero uomini per 24 ore?”, la risposta della donna, non bene identificata che potrebbe essere la protagonista come qualsiasi altra donna sulla terra, risponde: “Go outside. Alone. At night”.
Nella potenza di questi primi secondi risiede l’intero significato del corto. Una critica diretta alla violenza contro le donne, a cui siamo purtroppo al giorno d’oggi abituati. Un male che si insinua nella società e non ci lascia scampo.
Il cortometraggio prende spunto da quello che la stessa regista prova ogni giorno, soprattutto nelle sere d’inverno. Quando l’oscurità cala e ci si sente in trappola. Incapaci di reagire e spaventate da ombre sempre più scure, che non ci lasciano libere di svolgere attività tra le più normali presenti sulla terra. Correre, muoversi, respirare e sfogarsi.
Caged e la donna come animale selvaggio pronto a difendersi
Durante le numerose aggressioni avvenute nella città londinese (in cui vive la regista Anastasia Marshall) uno dei consigli dato alle donne fu quello di fingersi “pazze”. Le donne iniziarono così a condividere le loro brutte esperienze serali, diffondendo consigli ad altre donne in modo da non sentirsi sole. È così che è nato Caged.
Una delle scene più significative del cortometraggio vede Kyra (la nostra protagonista) che, accerchiata da un gruppo di uomini, per scacciarli si trasforma metaforicamente in un animale rabbioso. Si agita, ringhia e si dimena per sfuggire alla caccia.
L’animale assume qui un significato nuovo. La donna diventa un animale per sfuggire a una bestia più grossa, rappresentata dal branco di uomini che la accerchia. Ma noi siamo più forti.
La scena finale di Caged vede una moltitudine di donne che corrono insieme. Chiaro simbolo dell’unione tra persone che condividono le stesse paure e gli stessi interessi. Loro, adesso, sono più forti del branco e non hanno più paura.