Presentato a Maremetraggio – International ShorTS Film Festival, il cortometraggio Booza, dei libanesi Georges Saade e Joelle Habib, racconta la paura ma anche la resistenza oltre ogni limite, in meno di due minuti. O meglio, si chiede perché avere paura se già si è in difficoltà estrema.
Un personaggio si ritrova intrappolato, impotente e incapace di fuggire, a causa della guerra e del conflitto che infuriano fuori e dentro di sé. Tutto è già caos, tutto è impervio. Poche le speranze. Perché allora temere ancora? Può forse andare peggio?
Un booza in mano, un asciugacapelli che tenta di scioglierlo: si entra in quel confine sottile tra la rassegnazione all’inevitabile e una sfida ostinata alle avversità.
Un corto che sembra ispirarsi al poeta arabo Al-Mutanabbi dell’era abbasside:
“I’m already drowning, so why should I be afraid of getting wet?”

Ma cosa è un Booza?
Booza, ossia il gelato al latte, è noto anche come gelato arabo.
Molto famoso a New York, in Italia ancora non si trova, è un gelato che non si scioglie, o meglio si scioglie molto molto lentamente.
Esso è un composto cremoso gelato elastico e appiccicoso, a base di latte e zucchero e di mastica, una resina vegetale che gli conferisce la caratteristica consistenza gommosa.
L’altro usuale e tradizionale ingrediente è il salep, una farina ricavata dai tuberi essiccati di alcune orchidee, responsabile della sua resistenza allo scioglimento anche nei climi più caldi del mondo arabo. Mastica e salep sono tra gli ingredienti primari anche del dondurma, gelato tradizionale ottomano la cui ricetta fu trafugata da un commerciante siriano e ne derivò così la variante chiamata booza.
La sua preparazione pare rappresentare una vera arte. Gli artigiani fanno raffreddare il composto in contenitori cilindrici profondi; quando inizia ad indurirsi, lo staccano dalle pareti e lo battono ripetutamente con un grosso mortaio di legno, finché non è pronto, cioè finché non raggiunge la consistenza gommosa e filante desiderata.
Resistente, tenace, difficilmente scalfibile. Capace di sfidare il caldo che attacca, facendosi valere su tutto e tutti. Metafora perfetta.
Un corto dal formato unico
Questo cortometraggio ridefinisce il concetto di narrazione con il suo formato unico: girato in piano sequenza, può essere visto sia in verticale che in orizzontale, offrendo un’esperienza visiva senza precedenti, che si adatta al modo in cui lo guardi, che sia sul tuo telefono o su uno schermo più grande. Un’idea geniale.
Georges Saade si è laureato in Cinema e Televisione presso l’Università Libanese. Joelle Habib è un’esperta di scienze oceaniche, con un dottorato nel settore.
Insieme hanno diretto tre cortometraggi: Saudade, Postcards e Booza.
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Georges Saade
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Joelle Habib