La straordinaria interpretazione dell’esistenza è sicuramente l’opera maggiore di Ewa Benesz, una delle grandi protagoniste del teatro polacco che, da sempre, ha fatto del coraggio un principio fondamentale d’ispirazione del suo lavoro. Un volano arrembante che l’ha aiutata a diffondere la sua concezione e la dimensione progettuale in essa contenuta. Andrea Mura e Federico Savonitto, documentaristi di talento, dopo esserne stati anche allievi, con una conoscenza accurata ne testimoniano la decisione di lasciare l’Italia. Il paese in cui aveva trovato rifugio negli anni ’80, per ritornare a Lublino, nella sua amata Polonia. Lo fanno cercando di raccontare, senza essere intrusivi. una sua ultima lezione. Abilmente, intrecciano il suo punto di vista e quello dei suoi allievi. La sobrietà dei dialoghi e la predominanza delle immagini riducono al minimo il contatto con la finzione della macchina da presa. Un lavoro approfondito e complesso durato cinque anni, pause comprese. Coprodotto da Ginko Film in associazione con La Bandita e Takaità Film, con il sostegno, tra gli altri, della Sicilia Film Commission, Ewa – The Last Lesson è stato presentato in anteprima assoluta nella sezione Concorso Italia dell’edizione 2025 del Biografilm bolognese.
Ewa ha sofferto molto il regime, è scappata in Italia nel 1983, dopo che nel 1981 era stata introdotta la legge marziale. Lei era, come anche Grotowsky, tra quelli che, non potendosi più esprimere liberamente in Polonia, scelsero di espatriare.
Federico Savonitto
La genesi
Ewa – The Last Lesson va oltre il semplice intento documentaristico e si addentra nei complessi meandri della comprensione della natura umana. Nell’estrapolazione di un sé sconosciuto che il teatro generato dalla Benesz rielabora a contatto con il mondo e con i gesti semplici, complici. A loro modo assoluti. E dunque, più che il dialogo, è la vicinanza con le cose, con le persone che determina l’essere, che ne struttura ogni forma di relazione. È il Parateatro di Jerzy Grotowski. Non ha un fondamento di spettacolo, ma una profonda radice in quella che è la foggia esperenziale dell’uomo. Cadono le maschere imposte dalle relazioni sociali per lasciare spazio a una nuova genesi. È il ritorno a una struttura primordiale di coscienza, direttamente forgiata da un universo di cui tutti si è figli ed espressione.
Quello di Ewa è un tipo di teatro particolare. Non quello che siamo abituati a vedere, con il pubblico e le sedie
Andrea Mura

Ewa – The Last Lesson, il quotidiano
L’occhio della macchina da presa di Andrea Mura e Federico Savonitto, temprato da anni di Laboratorium, l’applicazione materico spirituale del Parateatro, non si contrae in visioni didascaliche. Assume una costante postura di grande sincronia tra il fare e il dire, senza per questo perdere la sua capacità di sintesi, anche grazie all’ottimo lavoro di montaggio di Jacopo Quadri e Nicolò Tettamanti. Di conseguenza, si miscela, quasi si sovrappone, il quotidiano, la routine della vita di tutti i giorni, con quella che è la ricerca di sé stessi nel mondo circostante. Qualunque essa sia, in qualsiasi momento dato. Avviene. Che sia Brzezinka, la patria fondante dell’opera di Grotowski, l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, il circcolo Arci Tavola Tonda di Palermo, la casa Laboratorio Cenci ad Amelia, ospite del pedagogo Franco Lorenzoni, o il buen retiro nella dimora in Sardegna, immersa nella vegetazione ai piedi del Monte Porceddus. Tutto è memoria e narrazione di un percorso netto, abilitato a superare ogni ostacolo per sublimare ulteriormente la propria ricerca e interazione con l’altro. Quasi un tracciato olistico che i due registi hanno il merito di significare in una maniera estremamente efficace, mentre il presente reclama la sua attenzione.
Abbiamo cercato di fare un documentario creativo. Ci sono delle parti di osservazione, ma per lo più abbiamo cercato di ricostruire il percorso di una persona che si cimenta in questo genere di Laboratori
Federico Savonitto
Il repertorio della Storia
La vita e le gesta artistiche di Ewa Benesz comprendono un interessante sguardo di repertorio, non affatto banale, su quello che è stato il suo cammino nella Storia. Un viaggio che comincia dagli anni ’70, con in primo piano la complessità della vicenda polacca nella sua ultima difficile stagione del Novecento. Nel tempo in cui la Benesz porta in giro, nomade, il suo talento e il lavoro di Adam Mickiewicz. il grande poeta romantico dell’Ottocento. Un’attitudine che è una specie di file rouge, mai spezzato, verso una visione diversa dell’essere. Un territorio poco noto che il ’68 aveva già elaborato attingendo a piene mani al teatro di Grotowski. Savonitto e Mura hanno il merito di evidenziarlo, collocandolo sullo sfondo, nel contesto di approfondimento del racconto biografico. Un prezioso lavoro di sottolineatura che inquadra il retaggio di formazione senza nulla togliere al fascino dell’oggi.
Ewa fa un tipo di teatro che riprende le radici del teatro rituale. Quando si fanno i Laboratori vi partecipano delle persone diversissime tra loro
Andrea Mura