Presentato in anteprima mondiale nella sezione Panorama della Berlinale 2025, Bajo las banderas, el sol (Under The Flags, the Sun) ha ricevuto il Premio FIPRESCI della critica internazionale. È stato anche premiato al Thessaloniki Documentary Festival e ha vito il Gran Premio della Competizione Internazionale al BAFICI di Buenos Aires. Attualmente è stato proiettato all’UnArchive Found Footage Fest.
35 anni di storia del Paraguay

“Bajo las banderas, el sol”
Nel 1989 si conclude in Paraguay la più lunga dittatura della regione. Dopo 34 anni al potere, Alfredo Stroessner e i militari al suo comando distruggono gran parte dell’archivio filmico del paese. I materiali prodotti e utilizzati dal governo militare per creare un’idea di Nazione vengono poi fatti sparire dalle stesse forze per evitare possibili reinterpretazioni. Oggi, a partire da nastri trovati in Paraguay e all’estero, Bajo las banderas, el sol cerca di raccontare quella storia silenziata.
‘Bajo las banderas, el sol’: Il piacere oscuro del comando
Le immagini di parate militari, discorsi solenni, cerimonie ufficiali, ripetute con ritmo ipnotico, diventano manifestazioni di un godimento perverso del potere. È il godimento del controllo, della divinazione del capo, della cancellazione dell’altro. Il film mostra come il potere autoritario non si limiti a esercitare controllo, ma tragga piacere dal farlo.
La messinscena pubblica della forza, la ripetizione ossessiva dei riti patriottici, l’onnipresenza dell’immagine del leader: tutto concorre a costruire un apparato simbolico in cui chi governa gode del dominio, e chi obbedisce finisce per identificarsi con la logica della sottomissione. Non si tratta solo di repressione, ma di un’economia libidica del potere, dove l’eccesso di ordine, di estetica militaresca e di retorica identitaria produce un piacere oscuro, strutturalmente perverso.
Archivi senza consolazione
Juanjo Pereira compone un film interamente basato su materiali visivi del passato, ma non c’è nulla di nostalgico in questa operazione. Al contrario, Bajo las banderas, el sol lavora contro ogni tentazione celebrativa o malinconica. Le immagini d’archivio, cinegiornali, trasmissioni ufficiali, filmati propagandistici, vengono estratte dal loro contesto originario per essere rimontate in un nuovo ordine, capace di mostrarne la violenza implicita. Non si tratta di “ricordare” con affetto, ma di interrogare il passato come un corpo ancora vivo, che continua ad agire sul presente. Pereira compie così un gesto archeologico e politico: smonta la memoria ufficiale per restituirle le sue contraddizioni, i suoi fantasmi, i suoi silenzi. È un cinema del confronto, non della commemorazione. Pereira costruisce così un contro-discorso: non nega le immagini della dittatura, ma le fa collassare su se stesse. Ne rivela l’assurdità, il vuoto simbolico, la violenza latente.

Il silenzio come scelta politica: un archivio che parla da sé
Uno degli elementi stilistici più potenti di Bajo las banderas, el sol è l’assenza totale di voce narrante. Il documentario affida il racconto esclusivamente alle immagini d’archivio, ai suoni originali e a un montaggio meticoloso che guida lo spettatore senza mai esplicitare una tesi. Questa scelta formale amplifica la forza ambigua del materiale visivo, lasciando che siano le stesse immagini, prodotte dal regime per celebrare se stesso, a rivelare, quasi contro la loro intenzione originaria, la violenza simbolica e politica sottesa alla loro costruzione. L’assenza di una voce esterna impone un confronto diretto con i materiali del passato, costringendo lo spettatore a farsi interprete e testimone.
Il caso Mengele e le connessioni naziste
Un capitolo significativo del film riguarda la presenza del criminale nazista Josef Mengele in Paraguay, con la complicità del regime di Stroessner. Bajo las banderas, el sol allude alla rete di protezione istituzionale che permise a Mengele, noto come “l’angelo della morte” di Auschwitz, di vivere indisturbato per anni nel paese. Il documentario non lo mette in scena direttamente, ma suggerisce come il suo passaggio rappresenti la punta dell’iceberg di una più ampia infiltrazione di ex gerarchi nazisti in America Latina, favorita da regimi militari ideologicamente affini.
La continuità del potere: il passato che governa ancora
Il documentario si conclude con una scritta che sottolinea una realtà inquietante: il Partido Colorado, lo stesso partito che sostenne la dittatura di Alfredo Stroessner, è ancora oggi al potere in Paraguay. Pereira ci ricorda che la storia non è un capitolo chiuso, ma una struttura che persiste, si trasforma e spesso si ripete sotto nuove forme. La violenza simbolica del passato sopravvive nei corpi istituzionali del presente. I
‘Bajo las banderas, el sol’: Produzione e distribuzione
La produzione di Bajo las banderas, el sol è il risultato di una complessa coproduzione internazionale che ha coinvolto case di produzione del Paraguay, dell’Argentina, della Francia, della Germania e degli Stati Uniti. Le principali case di produzione includono Cine Mio (Paraguay), Sabaté Films (Paraguay), MaravillaCine (Argentina), Bird Street Productions (USA) e Lardux Films (Francia), con la partecipazione associata di Welt Film (Germania).
Il progetto è stato sostenuto da numerosi fondi pubblici e privati, tra cui l’IDFA Bertha Fund, Ibermedia, e il fondo francese CNC, oltre al supporto di INCAA e del Fondo Nacional de la Cultura y las Artes del Paraguay. Lo sviluppo è passato anche attraverso laboratori e forum internazionali, come l’IDFA Forum, il Berlinale Talents e il DocLisboa.
La distribuzione internazionale è curata da Cinephil, specializzata in documentari d’autore.
