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Film da Vedere

‘Baaria’: l’epico, nostalgico e cinematografico racconto di Tornatore

Un kolossal dedicato alla propria città natale, che restituisce la grandezza del cinema e la passione della narrazione

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Cantore della Trinacria e regista dalla visione hollywoodiana (come lo fu Sergio Leone), Giuseppe Tornatore con Baaria condensa questi due aspetti. Una rivisitazione nostalgica, più che storica, di Bagheria, sua città natale, con una ricca messa in scena da vero e proprio kolossal americano.

Un lungo excursus, tra fatti storici reali, ricordi intimi e fantasia di estrazione felliniana (tipo Amarcord), rappresentato con gran dispiego di mezzi e un cast variopinto.

baaria: il cast e e le origini del termini

Baaria il film: trama, cast, significato e trailer

“Baaria” : la trama e il cast del film 

Fulcro di questo affresco storico è una famiglia siciliana, narrata attraverso tre generazioni: da Cicco (Gaetano Aronica) al figlio Peppino (Francesco Scianna) al nipote Pietro (Marco Iermanò).

Tornatore sfiora le vicende private di questi personaggi e dei loro familiari, per evocare evocare gli amori, i sogni, le delusioni di un’intera comunità vissuta tra gli anni Trenta e gli anni Ottanta del Novecento.

Cenni storici nel film “Baaria”

Negli anni del Fascismo Cicco è un modesto pecoraio che trova, però, il tempo di dedicarsi al proprio mito: i libri, i poemi cavallereschi, i grandi romanzi popolari. Nelle stagioni della fame e della Seconda Guerra Mondiale, suo figlio scopre la passione per la politica.

Nel Dopoguerra, il fatale incontro con la donna della sua vita. Una relazione osteggiata da tutti perché Peppino è diventato comunista. Ma i due ragazzi riusciranno a realizzare il loro sogno d’amore.

“Baaria”: il significato e l’origine della parola che da il nome al film

In base ad una delle innumerevoli etimologie possibili, Bagheria deriverebbe anche da Bab el gherid, che in arabo dovrebbe voler dire Porta del vento. Ma, da che mondo è mondo, noi l’abbiamo sempre chiamata Baarìa.

(Giuseppe Tornatore)

Il titolo Baarìa è la trascrizione, per forza di cose approssimativa, di un dialetto che esiste soltanto nella lingua orale: “Baarìa” come contrazione di “Bagheria”.

Esattamente come fecero Federico Fellini e Tonino Guerra con Amarcord, che è la trascrizione cinematografica (e un poco americaneggiante) del dialetto romagnolo: A m’arcord. E come la pellicola del regista romagnolo, Baarìa è uno di quei film che i grandi autori decidono di concedersi giunti alla maturità, ricostruendo il tempo perduto dell’infanzia e oltre.

L’arco temporale di Baarìa è però più ampio di quello di Amarcord, dato che dal fascismo (e ancora prima) si arriva agli anni Ottanta del Novecento. Anzi, il film di Tornatore, tenendo come base Fellini, ha più legami con il primo colossale volume di Heimat di Edgar Reitz. Non va dimenticato che il titolo del film tedesco significa questo: “La patria, intesa come tutto ciò che costituisce lo spirito, le radici, l’identità di un popolo”.

Baaria è una piccola patria, che costituisce l’identità del suo popolo.

Baaria streaming: dove trovare il film siciliano assolutamente da vedere

Un’opera colossale già durante lo svolgimento della pre-produzione e della produzione:

  • 9 mesi di preparazione;

  • 12 mesi occorse per le costruzioni scenografiche:

  • 25 settimane di riprese (Tornatore si è riposato soltanto il 15 agosto);

  • 122 locations;

  • 2800 costumi;

  • 174 scene;

  • 210 personaggi;

  • 63 attori professionisti;

  • 147 attori non professionisti;

  • 35000 comparse.

Gran parte della Bagheria ricostruita sono state realizzate in Tunisia, con gigantesche costruzioni in legno, gesso e ferro. A cui poi sono stati aggiunti molti interventi digitali per completare questo affresco mastodontico. Il film si può facilmente vedere in streaming su Prime Video, Mediaset Infinity o noleggiandolo su MyMovies.

Baaria di Tornatore é disponibile su Prime Video: attiva ora la prova gratuita di 30 giorni!

Film Patria, Film Summa, o semplicemente Cinema cinema

Baaria è la rappresentazione di una Patria, di un luogo di origine a cui si è profondamente legati per sempre. Ugualmente è un film summa nella filmografia di Giuseppe Tornatore, in cui vi è raccolto e condesato tutto il suo cinema precedente.

Questa pellicola sintetizza, completa o ribalta le precedenti opere del regista ambientate nella Sicilia del passato (Nuovo Cinema Paradiso, L’uomo delle stelle, Malèna) o anche del presente (Stanno tutti bene).

Così come fin da Nuovo Cinema Paradiso il cinema diventava uno strumento privilegiato per parlare del passato attraverso la nostalgia della sala cinematografica, anche in Baarìa si va al cinema e si guardano film: Peppino rimane affascinato dal grande schermo vedendo Uno sguardo dal ponte di Sidney Lumet.

E anche lui, come lo fu il piccolo Salvatore (Totò Cascio) diventa un collezionista di spezzoni di pellicole. Ma al di là dell’autobiografia e della rapida autocitazione, evidenziata dalla somiglianza dei piccoli interpreti, Baarìa ha ambizioni diverse più complesse.

Non tanto di ricostruire aneddoticamente e nostalgicamente una storia del consumo di immagini cinematografiche, ma verificare in che modo un film italiano possa parlare della Storia e possa guardare e omaggiare il cinema del passato.

Baaria: il film é uno scrigno cinefilo

Malgrado gli occasionali omaggi che spuntano qua e là, in forma di prelievi testuali e manifesti (il più

Un momento del film “Baaria”

recente è quello di Tre fratelli di Francesco Rosi, 1981), Baarìa non cerca il catalogo di citazioni e gli ammiccamenti plateali. Eppure è intriso di memoria del cinema italiano.

L’episodio del pittore che usa i volti del popolo come modelli degli apostoli per affrescare l’abside di una chiesa (affresco che poi, distraente e non sufficientemente sacro, verrà coperto per volere di un cardinale) è un palese rimando all’allievo di Giotto interpretato da Pasolini ne Il Decameron.

L’ispirazione realistica e la creazione artistica producono un senso di malinconia analogo e ribaltato rispetto a quello pasoliniano: “Perché realizzare un’opera, quando è così bello sognarla soltanto?”

Tornatore questo sogno lo ha realizzato, con un gran dispiego di mezzi e di speranze, per poter condividere con tutti (il suo popolo, gli spettatori del mondo) questa sua Patria.

Baaria: una riflessione – anche – politica

La pellicola di Tornatore è anche la storia di un comunista, di Peppino Torrenuova (alter ego del padre del regista), della sua presa di coscienza e della sua maturazione politica, dalla strage di Portella della Ginestra e dal fallimento della riforma agraria fino alla speculazione edilizia degli anni sessanta.

È evidente, in questo caso, come Tornatore guardi all’epica “sovietica” di film come Il brigante (1961) di Renato Castellani e a Novecento di Bernardo Bertolucci, del 1976. Certo che è dal 1976 che non si vedevano tante bandiere rosse in un film italiano!

Ma il metodo di Baarìa non potrebbe essere meno bertolucciano: esclude l’enfasi, il kitsch e la retorica nel momento in cui il pathos (i manifestanti che sfilano silenziosi e in lutto il primo maggio 1947) è incorniciato tra episodi di tono diverso (i militanti che vanno a fare incetta di bottoni neri presso un’allibita merciaia).

È la regola del racconto: gli episodi epici, frammentati e parcellizzati nel caleidoscopio narrativo, non acquistano una rilevanza diversa rispetto a quelli più grotteschi e divertenti. Ma in questo modo l’impegno diventa parte della vita, altrettanto essenziale e ineliminabile quanto l’amore o la morte. La politica è uno dei tanti percorsi di visione, come quello dei funerali (come quello del bimbo nato

morto) e della morte – ed entrambi ammettono una declinazione grottesca.

Dal lato della politica: la proposta indecente del consigliere comunale Bartolotta (Nino Frassica); l’assessore all’urbanistica cieco. Dal lato funereo: il padre di Peppino assillato dai vicini che gli chiedono di salutare i loro cari nell’aldilà; Nino Torrenuova (Salvatore Ficarra) che chiede il veleno al farmacista.

Cosa rimane di “Baaria” dopo oltre 15 anni?

È indubbio che Baarìa sia un gran film, in tutti i sensi. Ma al di là dei dieci milioni di euro di incassi (di fronte però a un costo di circa ventotto milioni), a distanza di 16 anni l’impressione è che Baarìa non sia diventato proverbiale quanto altri film di Tornatore.

Un film troppo grande per un cinema troppo piccolo, viene da dire, rischiando una retorica di altro tipo. O semplicemente va constatata la difficoltà di diventare classici in un panorama audiovisivo frammentato e incoerente come quello contemporaneo.

Il trailer di “Baaria”.

Baaria