Dopo essere stato presentato in concorso Panorama Italia ad Alice nella Città 2024, arriva nelle sale come evento speciale distribuito da Europictures il film L’origine del mondo, diretto da Rossella Inglese e con Giorgia Faraoni, Fabrizio Rongione, Giovanni Calcagno, Giovanna Di Rauso, Roberta Mattei e Jade Pirovano.
Eva è una ragazza italiana di 19 anni, Bruno un uomo francese di 45. Anime molto diverse che non si conoscono, legate insieme da un disastroso destino che li fa incontrare quando la giovane causa involontariamente un incidente nel quale muore la moglie dell’uomo.
Eva nasconde a Bruno la sua vera identità e, decisa a curare la stessa solitudine e disperazione nella quale anche lui sembra sprofondare, inizia a frequentarlo. I due
intraprendono un viaggio dentro se stessi che li porterà ad affrontare i loro fantasmi e a curare le loro ferite, finché la verità non verrà a galla.
Quello che sembra un buco nero nel quale sprofondare, diventa invece l’origine di un nuovo inizio, che permetterà ad entrambi di imparare quanto il perdono sia più forte del dolore, dell’odio e perfino della morte.
Cosa richiama
Il titolo richiama il celebre dipinto di Gustave Courbet, e con lui tutto un immaginario legato al corpo femminile. È proprio il corpo, infatti, uno dei temi centrali del film. Eva – interpretata da una intensa e autentica Giorgia Faraoni – vive male il suo corpo. Lo sente come qualcosa da cui difendersi, qualcosa che la espone. Nelle prime scene la vediamo filmata di nascosto durante un rapporto sessuale. Il video viene diffuso e crescono così in lei la vergogna e il senso di colpa. Come se avesse fatto qualcosa di sbagliato solo per essere stata se stessa, solo per aver ‘desiderato’.
Il film racconta questo senso di colpa che travolge Eva da ogni lato: quello che arriva dagli altri, e quello più profondo, legato alla morte che ha causato. Ma non è solo un racconto di dolore . È anche la storia di un incontro inatteso. Bruno – interpretato da Fabrizio Rongione – è un uomo che soffre in silenzio. Arriva a ferirsi appositamente, solo per sentire qualcosa. Insieme, senza sapere bene come, si fanno compagnia, s ascoltano, si aiutano e in quel tempo sospeso tra loro, qualcosa si muove.
Rossella Inglese insegue i suoi interpreti con la macchina da presa. Li osserva nei gesti, nei silenzi, nei respiri.; non servono grandi parole per raccontare quello che stanno provando, i volti parlano da sè, così come i corpi. È un film fatto di piccole cose questo della Inglese, un film in cui uno sguardo, una ferita, una canzone nelle cuffie assumono un peso importante.
La storia in sé non è affatto nuova. Il cinema ha già parlato tante volte di colpa e redenzione, di segreti e verità da affrontare. Ma quello che colpisce qui è la delicatezza con cui tutto viene raccontato. I contrasti sono tanti: la musica techno che Eva ascolta mentre intorno c’è solo la provincia, le fabbriche abbandonate che convivono con la natura che si riprende spazio. È un mondo che sembra fermo, ma sotto la superficie qualcosa cambia e urla.
Chi guarda sa la verità., e questo rende ogni momento tra Eva e Bruno carico di tensione. Sappiamo già in partenza che prima o poi qualcosa succederà ed Inglese è brava a non forzare i tempi e a lasciare che le cose accadano piano, come nella vita.
E poi arriva il finale. Un momento in cui finalmente le parole trovano spazio, dopo tanto silenzio. E lì, forse, capiamo davvero cosa significa quel titolo: “origine” non è solo inizio, ma anche possibilità. Non si tratta di cancellare il passato, ma di provare a ricominciare. Di trovare, nonostante tutto, un modo per tornare a vivere. Ottimi gli interpreti.