
Anno: 2013
Durata: 79′
Genere: Documentario
Nazionalità: Italia
Regia: Vincenzo Marra
“Io sto scrivendo nei primi mesi del 1975; e, in questo periodo, benchè sia ormai un po’ di tempo che non vengo a Napoli, i napoletani rappresentano per me una categoria di persone che mi sono, appunto, in concreto, e, per di più, ideologicamente simpatici. Essi infatti in questi anni [….] non sono cambiati. Sono rimasti gli stessi napoletani di tutta la storia”.
Così Pasolini in Lettere Luterane parlava dei napoletani come dell’ultimo baluardo contro la degenerazione antropologica degli italiani, che in quegli anni portava a compimento il suo corso, declamando la definitiva vittoria della civiltà dei consumi.
Ora vedendo l’ultimo film di Vincenzo Marra, L’amministratore, si prova la medesima sensazione: che differenza c’è tra l’umanità mostrata, tra l’altro in un documentario, dal regista partenopeo e quella che Vittorio De Sica metteva in scena in Matrimonio all’italiana, ispirandosi alla Filumena Martorano di Eduardo? Questa è forse la inconsapevole ma gloriosa resistenza antropologica di un popolo che proprio non sembra voler rassegnarsi alla colonizzazione culturale che lo assedia. Le beghe condominiali che Umberto Montella deve in qualche modo dirimere diventano il pretesto per mostrare come i napoletani vivano all’interno di una cultura popolare ancora ‘antica’, arcaica, che li avvolge come una sacca amniotica, non lasciando infiltrare elementi inquinanti. La naturale teatralità partenopea riemerge in tutta la sua forza e le piccole diatribe forniscono personaggi e situazioni esilaranti a cui non possono non seguire le risate del pubblico in sala. Certo di problemi ce ne sono, e affiora anche la situazione di indigenza in cui versano alcune persone, “Ma cosa vuoi farci, preferisco la povertà dei napoletani al benessere della repubblica italiana, preferisco l’ignoranza dei napoletani alle scuole della repubblica italiana, preferisco le scenette sia pure un po’ naturalistiche alle scenette della televisione della repubblica italiana” (P.Pasolini, Lettere Luterane)
Non è cambiato nulla, davvero, e per fortuna: la signora che protesta vivamente perché il proprio palazzo cade a pezzi, un’altra che è in lite furibonda con l’anziana signora dirimpettaia perché, secondo quest’ultima, paga un affitto troppo basso, una coppia non più giovane che aiuta l’amministratore riferendogli ciò che accade nel proprio condominio. Umberto Montella con il suo fare sornione ci conduce per mano in queste realtà che lungi, come molti hanno scritto, dal rappresentare la situazione del Paese, costituiscono, invece, l’ulteriore testimonianza dell’argine napoletano contro la società del benessere.
E se è vero che la crisi economica che emerge dal racconto delle storie può essere estesa, per analogia, a quella che l’intero paese sta vivendo, sarebbe comunque un’operazione filologicamente scorretta accomunare, per altri versi, le due situazioni.
Dunque, bravo Vincenzo Marra nella sua ricognizione umana e antropologica, ma soprattutto viva i napoletani e la loro ‘inoperosità’ resistente, quel non tradursi totalmente in atto della potenza che è l’unica maniera di contrapporsi al potere.
Luca Biscontini