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Trento Film Festival

‘Nueve Reinas’, fate il vostro gioco

In una Buenos Aires avvolta in una grigia routine quotidiana, l'incontro tra due atipici truffatori determina una giornata all'insegna della suspense e dei colpi di scena

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I tratti della messinscena sembrano spesso sul punto d’impossessarsi del lavoro di Fabián Belinsky, ma sono solo uno dei tanti espedienti che animano il suo Nueve Reinas. La sorte è senza dubbio la spalla prediletta della sua verve artistica, sia in scrittura che con la macchina da presa. La sua struttura di racconto è un condensato di suggestioni. Dalla Nuova Età hollywoodiana, La Stangata, dalla stagione d’oro della commedia all’italiana, I soliti ignoti, fino alla tipica ambientazione urbana alla Sidney Lumet. Raccolte le loro vestigia ne muta la consistenza con un afflato fortemente realistico che porta la pellicola a dotarsi persino di una connotazione sociopolitica. Un intreccio permeato da una voluminosa commistione di generi, reso ancor più pregnante dalla magnetica interpretazione di Riccardo Darin, un’icona assoluta del cinema argentino. Vincitore, nel 2001, di ben 7 Còndor de Plata, gli Oscar argentini, Nueve Reinas, presente nella sezione Destinazione, dedicata al cinema argentino, del 73  Trento Film Festival, è prodotto da FX SOUND, INDUSTRIAS AUDIOVISUALES ARGENTINAS S.A., J.Z. & ASOCIADOS, KODAK ARGENTINA S.A., NAYA FILMS S.A., PATAGONIK FILM GROUP.

Il mondo non segue un modello preciso e prevedibile

James Yorke

Nueve Reinas, il Caos

In questa storia di incontri, di crocevia del tempo e della vita, di un’apparente gestione delle cose affidata all’indeterminato agire del Caos, i due protagonisti non perdono mai il contatto con la realtà. Anzi, sono loro stessi a dare l’impressione di modellarla e determinarla. A partire dalla decisione, molto sofferta, di lavorare insieme per un intero giorno. Sono due truffatori, con Juan, il più giovane e dall’apparenza ingenua, che si lascia sempre più trascinare  dall’altro, Marcos, più adulto, esperto, navigato, che riesce a coinvolgerlo in quello che per lui rappresenta il colpo del secolo. Essere capace di vendere una perfetta copia delle Nueve Reinas, nove francobolli unici risalenti alla repubblica di Weimar, dotati di un grandissimo valore, a un ricco collezionista dai modi piuttosto spicci. Un piano senza sbavature, fino a un punto di svolta inaspettato che determina l’incognita classica del ricorso ad una soluzione alternativa, qualla più complicata.

Il gioco delle tre carte

Nei reiterati giochi di prestigio dettati dalla sceneggiatura di Belinsky, nel bel mezzo di una suspense in costante ascesa, quando ogni volta i punti di svolta sembrano più il principio di una fine che il determinante di un nuovo inizio, qualcosa accade. Non è un fatto vero e proprio o la comparsa di un qualche personaggio decisivo. Si tratta piuttosto di una linea di demarcazione che con il fluire della pellicola diventa sempre più evidente. È la linea temporale immaginaria che divide il presente e il futuro. I due protagonisti ne sono i testimoni, ognuno alfiere del proprio campo. Da subito ben riconoscibili, tali restano per tutta la durata del racconto. Juan e Marcos vestono come se indossassero una specie di casacca. Sono i capitani di due squadre differenti. Una destinata a vincere e l’altra a soccombere. Un accordo non è contemplato e, mentre attorno a loro tutto è in movimento, la prospettiva più nitida diventa quella di un ordito già deciso da tempo.

Il Presagio

Belinsky scrive la sceneggiatura di Nueve Reinas quando l’economia argentina comincia a mostrare le prime crepe che la porteranno al drammatico default del 2002. Gli esterni, gli interni, anche nelle inquadrature degli ambienti più lussuosi, hanno un che di consunto, di posticcio, di stantio. Persino i colori, seppur realistici, non virano mai verso i toni di quelli che erano stati gli opulenti anni ’90 e sembrano riprodurre gli incerti e difficili anni ’70. Il naturale proscenio del finale. La rappresentazione di un presagio che avrà ben presto modo di rivelarsi. Fondamentali, per la realizzazione di questa cornice estremamente suggestiva, al di là della perfetta dicotomia dei due protagonisti, Riccardo DarinGastòn Pauls, sono la fotografia di Marcelo Camorino e il montaggio di Sergio Zottola.

  • Anno: 2000
  • Durata: 114 minuti
  • Distribuzione: Filmauro
  • Genere: Poliziesco, Dramma, Thriller
  • Nazionalita: Argentina
  • Regia: Fabián Belinsky