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Netflix Film

‘Miss Italia non Deve Morire’: il documentario Netflix tra satira e pop

Il film scritto e diretto da Pietro Daviddi e David Gallerano segue la patrona Mirigliani mentre cerca di far risorgere il suo Miss Italia, nella battaglia per tornare tra i palinsesti Rai

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La televisione fa di me Dio” proferiva tra sé l’ex modella Shannon di Invisible Monsters, il capolavoro di Chuck Palahniuk. Immersa nello zapping tra i reality del dolore e qualche vecchia telepromozione, consuma gli stralci di corpi statuari, e gode, mentre ha in pugno quel tripudio di volti incantevoli che le scorrono davanti agli occhi.

Ma la bellezza ha davvero a che fare con la colpa? Viene da chiedersi ai tempi del capitalismo artista, che cerca nell’estetica i sentieri per il (plus)valore. Se lo domanda anche la patrona Patrizia Mirigliani, tallonata nel documentario Netflix Miss Italia non Deve Morire di David Gallerano e Pietro Daviddi, mentre cerca di rispolverare il suo adorato concorso. Un tempo culto della prima serata e ora spettacolino kitsch ignoto ai palinsesti.

Gli scudieri della Mirigliani

Miss Italia non deve morire allora, vorrebbe gridare Mirigliani alle porte della Rai meloniana, a venti giorni dal nuovo palinsesto. Intanto nel luglio 2023, agli albori di un evento muliebre, scouting della moglie ideale – citando Mario, l’agente Miss Italia del Lazio – debuttano le prime selezioni regionali: dalla Toscana del veterano Jerry, alla Puglia di Carmen – che guarda alla sua patrona come la più lucente delle icone pop – ma anche la Sicilia di Salvo, per cui “l’immagine è la prima cosa” e il resto conta poco, o forse nulla.

Sono gli scudieri della Mirigliani, in missione alla ricerca del bello che sia ode alla femminilità italiana. Allora, nel nome di questa armonia nazionalpopolare vale tutto; anche insegnare ad ancheggiare o discutere, nel più maschio dei comizi, sul “culo grosso così di quella là”. Perché Miss Italia è la meta, il fotofinish di una bellezza protetta, ma più di tutto, è la “grande occasione democratica”.

Sono questi i giorni dell’arte-spettacolo – la vera democrazia si compie nel consumo, diceva Warhol – che fa del corpo un’apoteosi e del privato una drammaturgia. Ogni cosa si (auto)narra e Miss Italia, parafrasando Eco “non appare vestita da donna normale (e piuttosto intelligente come è apparsa a molti), ma in costume da Miss Italia (si arriverà al giorno che anche il presidente per legittimarsi dovrà apparire mascherato da presidente)”.

Il nostro carnevale quotidiano

È il nostro carnevale quotidiano. La reginetta con la sua fascia diventa subito allegoria di sé stessa, come il concorso, colmo di segni, hashtag e slogan a sbandierare una passione civile che non esiste. “Dedichiamo questa serata alla rivoluzione iraniana – propone il direttore artistico – ma non ci scordiamo che l’8 settembre è l’anniversario dello sbarco degli alleati, facciamo un omaggio al Jazz. E la cinematografia moderna? Gabriele Mainetti presidente di giuria? Oppure i D’Innocenzo? Vuoi mettere? Sposi un mondo!

Declama l’armonia di una penisola questa Miss Italia che deve essere bella ma anche smart, formosa senza ombra di volgarità, sensuale eppure candida e muliebre, e poi divertentissima, up-to-date, intelligente. La scuderia di Mirigliani insegue un sogno disperato lungo l’Italia, senza mai disarmare lo sguardo dal canone. E non si accorge che la soluzione è lì sotto agli occhi nel piglio giovane e austero di Aurora: poetessa in sneakers dai capelli corti, che con maldestra sincerità sfila sui tacchi percorrendo la sua missione, forse più grande  di qualsiasi palinsesto.

Gli stereotipi dobbiamo abbatterli” ripete sempre Aurora, e lo sguardo filmico di Daviddi e Gallerano la risparmia dalla satira con cui sconsacra il concorso intero. Tanto che l’ottimo montaggio tra ironia e glamour finisce per fare della patrona Mirigliani una riedizione 2025 di Wanna, nel suo sterminato appartamento moderno, che come il più solo dei villain, legge sui giornali la decadenza di Miss Italia.

 

 

 

Miss Italia non Deve Morire

  • Anno: 2025
  • Durata: 98'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Pietro Daviddi, David Gallerano