Le protagoniste della serie sono sempre loro 4: Meagan Good è Camille, Grace Byers è Quinn, Shoniqua Shandai è Angie e Jerrie Johnson è Tye. La serie è prodotta da Amazon MGM Studios e Universal Television, una divisione di Universal studio Group, in associazione con Paper Kite Productions. Produttori esecutivi sono Tracy Oliver, Amy Poehler, Kim Lessing, Dave Becky, Britt Matt, Pharrell Williams, Mimi Valdés.
Harlem 3 è composta da 6 episodi, ogni settimana ne usciranno due.
La stagione finale di Harlem vedrà le protagoniste vicine ad un cambiamento importante. Tra maternità impreviste, nuove relazioni, complicati percorsi professionali o famiglie ancora più complicate, le quattro migliori amiche comprenderanno cosa sia davvero importante per loro stesse.
La terza e ultima stagione di Harlem avrà diversi nuovi volti, a partire da Kofi Siriboe (Queen Sugar) che interpreterà Seth, un giocatore di baseball professionista che farà breccia nel cuore di Quinn, Logan Browning (Dear White People) sarà Portia, il cui ritorno ad Harlem provocherà subbuglio nel rapporto fra Camille e Tye, Gail Bean (Snowfall) vestirà i panni di Eva, una manager che ha iniziato a lavorare con Tye , mentre Robin Givens (Batwoman) sarà Jacqueline, la madre di Eva.
Novità anche per Angie, divisa tra il desiderio di ottenere successo a Broadway e l’ altrettanto forte sogno del matrimonio perfetto.
Donne, carriera sesso e altro
Se nelle prime due stagioni il filone principale del serial restava il ‘tema Sex and The city’, questa volta ci sembra di assistere ad un’evoluzione dei quattro personaggi. Le amiche, con le loro vite divise tra carriera e amanti, si discostano, felicemente diremmo, dal canovaccio di base e , seppur la componente dell’Eros resta sempre centrale, il sesso non è il motore portante delle nuove storyline. Quello che cerca di portare avanti questa nuova stagione di Harlem è un’idea nuova per le quattro ragazze. L’insicurezza fa capolino nella vita delle super efficienti amiche di Harlem sparigliando le carte e mettendole dinanzi ad una scelta importante. La dimensione privata e il successo si intersecano in modo più consistente e quasi esclusivo con la dimensione affettiva e, che si tratti del rapporto con l’altro (come nel caso di Tye) o con il proprio Io, la parola d’ordine resta ‘resa all’amore’.
Maggiore è l’attenzione della sceneggiatura a dei contenuti meno leggeri e ad una profondità che scava nel passato delle ragazze, nei loro legami familiari, per dare anche maggiore spessore ai loro personaggi. Girl power, sì, carriera si, sesso sì , ma tutto ridimensionato in modo considerevole se si pensa al modo in cui il serial è partito. Unica nota da fare è la sensazione, abbastanza prevalente, che ci trasmette sempre e comunque questa serie: dipendenza dal rapporto di coppia, materialismo e glamour ostentati e fastidioso dejavu: Camille non è Carrie , Tye è una versione gay di Samantha ma meno efficace, e Quinn e Angie non ci convincono in pieno . Peccato non aver esplorato al meglio le tante potenzialità di questo universo alternativo a Sex. Forse sarebbe stata necessaria una quarta stagione?