Arriva su Prime Video Le Jardinier (The Gardener) l’ultimo film diretto da David Charhon e scritto a sei mani da Vincent De Brus, Sebastien Fechner e lo stesso Charhon.
Di cosa parla Le Jardinier
Serge Shuster (Michaël Youn) è uno stretto collaboratore del presidente della Repubblica francese. L’uomo, un tranquillo padre di famiglia, si ritira nella sua casa di campagna con la moglie, la figlia e la nipotina di poche settimane, quando il suo nome appare nella cosiddetta lista Matignon, un elenco di individui cavillosi che il Primo Ministro intende eliminare quanto prima. La dimora è così presa d’assalto da una banda di aguzzini, capeggiati dal crudele Phoebus. La missione sulla carta semplice si complicherà per la presenza del misterioso giardiniere Leo (Jean-Claude Van Damme) che tenterà di salvare la famiglia da questo subdolo piano del potere.
Le Jardinier: una parodia dell’action anni ’80
Il film gira attorno alla figura di Jean-Claude Van Damme e non è infatti un caso che l’impostazione pare essere una parodia del genere action degli anni ’80 del quale l’attore belga era uno dei grandi protagonisti. La sua interpretazione è forse l’unico motivo che spinge lo spettatore a continuare a guardare poiché qualora venisse meno anche quella il film sarebbe con ogni probabilità un insuccesso completo.
La sceneggiatura è basilare e la tensione vivace che il pubblico si aspetta dalle premesse non è soddisfatta se non in un caotico, ma perlomeno impennato, finale dove il nostro protagonista può finalmente sventagliare il repertorio d’azione, fin troppo ritardato, per il quale è noto al grande pubblico. Più che una costruzione la visione si compone di scene assemblate (vedi il flash forward poco significativo con cui si apre la pellicola e che verrà di lì a poco riavvolto per esigenze di trama) che rallentano l’andamento filmico ostacolando la piacevolezza della visione. A poco serve scavare nel passato del protagonista per tentare di concedere una svolta più profonda ad un film che nell’immediato incastra una scena in cui la neonata vomita su tutta la banda dei crudeli mercenari.

Uno sviluppo ridicolo e “ridicoleggiato”
L’intrigo della cospirazione governativa e la tensione per la sopravvivenza della famiglia non riescono a bilanciarsi e coinvolgere completamente lo spettatore a causa della mancanza di colpi di scena significativi o di sviluppo dei caratteri. Serge è un personaggio unidimensionale, il più delle volte ridicolo e “ridicoleggiato” per mezzo di escamotages finalizzati a forzare delle risate che non arrivano (anche a causa di un anonimo Michaël Youn per nulla sostenuto da una sceneggiatura poco ispirata e piuttosto sbrigativa).
Nonostante il film spari tutte le cartucce che ha a disposizione nel finale è forse troppo tardi e troppo scontato per reggere il confronto con il minutaggio troppo ingombrante per quello che (non) succede in precedenza. La potenza fisica e la memoria di quel che fu Van Damme non bastano a salvare questo film di David Charhon e quella che doveva essere sulla carta un’action-comedy che disimpegnata strizzasse l’occhio alla suspense dei thriller d’azione, delude proprio per la mancanza di quella tensione e di quegli spunti comici che tanto ci saremmo aspettati.