Nel 1986, il film d’esordio di Gus Van Sant, Mala Noche, venne presentato alla 36ª Berlinale nella sezione Panorama. Con una grande sensibilità e l’omosessualità esposta apertamente, il film segna l’inizio della carriera artistica di Van Sant e del suo percorso come pioniere del cinema queer.
Si racconta la storia di Walt, un giovane venditore che incontra Johnny, un immigrato messicano in una zona degradata di Portland, Oregon, e si innamora di lui. Johnny, però, ha altre preoccupazioni, tra cui la sua condizione di “clandestino”, e rifiuta Walt. Walt dirige quindi il suo desiderio verso l’amico di Johnny, Pepper, e trascorrono insieme una “brutta notte”. In Mala Noche, Van Sant mostra la grande sensibilità con cui ritrae gli outsider in cerca di identità e di un posto nel mondo, un tema che caratterizzerà tutta la sua carriera, come si vede anche nel celebre My Own Private Idaho (1991).
Van Sant non solo rappresenta una relazione omosessuale con grande intensità, ma affronta anche temi come il razzismo e lo sfruttamento. Girato in bianco e nero su pellicola 16mm, il film a basso budget, autofinanziato dal regista, mostra l’influenza di John Cassavetes e autori come Jack Kerouac e Allen Ginsberg.
Nel corso della sua carriera, Van Sant ottiene il successo internazionale con film come Good Will Hunting (1997) e Elephant (2003), ma rimane fedele al cinema d’autore. Oltre alla regia, è noto per i suoi lavori come produttore, fotografo e musicista, ed è anche autore di videoclip per artisti come David Bowie e Red Hot Chili Peppers.
Gus Van Sant: un habituè a Berlino
Van Sant è un habitué della Berlinale, dove ha partecipato con vari film nel corso degli anni, tra cui Milk (2008), che vinse l’Oscar. Anche nei suoi ultimi lavori, come Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot (2018), il regista continua a esplorare la sua empatia per gli outsider.
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