Arrugas-Rughe racconta la storia di Emilio, un anziano direttore di banca affetto dal morbo di Alzheimer e ricoverato dalla sua famiglia in una residenza per la terza età. Qui apprende come convivere con i suoi nuovi compagni e gli infermieri che li accudiscono, cercando di non sprofondare nella morbosa routine quotidiana. La lotta contro la malattia è sorretta dalla volontà di mantenere la memoria e di evitare di essere portato all’ultimo piano, quello del non ritorno.
Dedicato a tutti gli anziani di oggi e di domani, Rughe è stato il film rivelazione ai Goya 2012, è arrivato nella cinquina finale degli Oscar nella sua categoria e ha collezionato 9 premi in festival di tutto il mondo. Film animato, tratto dall’omonima graphic novel di Paco Roca, costruito su tinte pastello dai tratti delicati ma decisi, questo film racconta la storia triste di Emilio, un ex direttore di banca che, ai primi segni di una malattia degenerativa, viene invitato dalla sua famiglia ad andare a vivere in un ospizio per anziani. Nonostante la cosiddetta “residenza” sia di gran lusso, la natura stessa della struttura non permette grandi svaghi. La piscina viene definita dal cicerone nonché compagno di stanza di Emilio, il logorroico e intrallazzino Miguel, una pubblicità per i clienti, vale a dire i figli e lo stato che vedendola pensano a chissà quali attività riabilitative. In realtà la piscina rimane sempre chiusa. In tv si vedono solamente documentari su animali e insetti e nella hall, denominata da Miguel “l’acquario”, gli anziani dormono seduti su divani e poltrone come in un limbo in attesa dell’ineluttabile. Tra il gruppo che si riunisce a tavola c’è Modesto un malato di Alzheimer sulla sedia a rotelle che non è stato trasferito al piano di sopra, dove ci sono i non autosufficienti, solo perché sua moglie si prende cura di lui. Un giorno Emilio, che aveva già accusato più di un episodio di perdita della memoria, scopre che prende le stesse medicine di Modesto, ma il medico lo tranquillizza dicendogli che sono medicinali prescritti in genere agli anziani. Emilio ascolta terrorizzato le voci dei reclusi al piano superiore, immobile, sperando di non finire mai in quel girone dantesco. Prende coraggio e sale sull’ascensore per vedere quello che ormai ha intuito essere il suo futuro che tutti gli vogliono nascondere. Triste per la maggior parte del tempo, questo scomodo lungometraggio animato, ci regala diversi momenti poetici, composti da quadri di ricordi dei protagonisti dell’ospizio e dall’evoluzione delle storie dei singoli ospiti. Racconto struggente che ridisegna il senso del cartone animato impegnato, riuscendo a creare coi suoi personaggi disegnati dei tipi realistici che ci rimandano ad una realtà che ci tocca nel profondo come accade di rado.
Fabio Sajeva
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