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FESTIVAL DI CINEMA

‘L’home dels nassos’, le bugie hanno le canne mozze

In 'L’home dels nassos', Abigail Schaaff, regista del film, intreccia con maestria passato e presente. La leggenda si interseca con la storia dura e violenta della guerra, l'amore queer diventa il meccanismo d'accensione di un orologio rotto che pur continua a battere il tempo in cerca di redenzione e pace

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L'home dels nassos, Abigail Schaaff (2024)

Presentato in anteprima nazionale durante l’ultima edizione del Gender Bender, L’home dels nassos di Abigail Schaaff è una storia in cui dal passato e nel passato si diramano le radici della colpa. L’amore queer è una brezza leggera, che arieggia nel film tra le fronde degli alberi spogli, gli stessi che proteggono, custodiscono (o nascondono) la cittadina spagnola dove è ambientata la pellicola. Nel villaggio arroccato si nascondono gli ultimi, tenaci e resistenti uomini che si oppongono al regime franchista.

Nel futuro (quello del 1968), che diventa presente, se ne carpiscono le macerie affilate da un palla di vetro frantumata, in cui i segreti sono diventati leggende e, infine, altrettante bugie. L’uomo dei nasi esiste? Può essere mai esistito? Paul Monsó (Pablo Derqui), però, è esistito, nonostante il resto del villaggio voglia cancellare il suo nome e quello della sua famiglia dalla storia. Lo conosceva bene Joan Farré (Ivan Benet) che di lui era innamorato e che, per proteggerlo, si è assunto il peso della colpa dei traditori di guerra, gli stessi che hanno, così audacemente, custodito la pace.

L'home dels nassos, Abigail Schaaff (2024)

L’home dels nassos, non sono solo favolette

Un peso inconfessabile, quello di Joan, che ricade sul figlio, che vorrebbe diventasse l’uomo di quel nuovo mondo creato sul simulacro di una guerra che tutti sembrano dimenticare. Un figlio, infine, che cresce nelle macerie di una cittadina in cui il mondo esterno, contemporaneo, evoluto, fa fatica a entrare e in cui albeggiano le stesse resistenti credenze del prima. L’uomo dei nasi continua a serpeggiare e annusare le bugie, ma ad averne paura sono rimasti solo i piccoli: gli ultimi a cercare di capire l’eredità incoerente che è stata lasciata loro.

Una favola, quella de L’home dels nassos, in cui entra leggero il tocco di  Guillermo Del Toro e, in cui la regia ricircola con la delicatezza di un balletto classico. Calando il sipario ora sul futuro, ora sul presente. Giocando con la macchina da presa in maniera mai prepotente, ma al contrario sempre prudente e fedele alla volontà di non turbare mai chi guarda ma di trasportarlo all’interno di una favola.

L'home dels nassos, Abigail Schaaff (2024)

L’imbarazzante ouverture patriottico

Una delle questioni più interessanti su cui allargare la lente d’ingrandimento è il finale, in cui i cittadini del villaggio redento si riuniscono a omaggiare i combattenti caduti. Il problema non risulterebbe tanto il patriottico inno alla libertà con cui Schaaff  decide di chiudere il film, quanto la condizione superficiale davanti a cui è posto lo spettatore: sbrigativa e disattenta. L’home dels nassos racconta tanto con poco e niente, come di poco e niente sono fatti i suoi personaggi. Non sarebbe stato giusto, infine, omaggiarli con una stratificazione maggiore? Con un senso di riappacificazione personale e comunitario che ci parla della guerra ma anche dei suoi reduci.

La storia d’amore tra Joan e Paul non ha modo né tempo di stratificarsi, appiattendosi all’interno di se stessa con la speranza insoluta di lasciarsi capire. Eppure è una condizione cardine che avrebbe potuto essere sviscerata in maniera diversa e migliore, augurando a entrambi un lieto fine che poco aveva a che fare con un mondo che li ha voluti separare e che, nel futuro, ha posto loro solo una pietra sopra.

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L’home dels nassos

  • Anno: 2024
  • Durata: 96 minuti
  • Distribuzione: Filmax
  • Genere: drammatico, avventura, fantasy
  • Nazionalita: Spagna, Francia
  • Regia: Abigail Schaaff
  • Data di uscita: 19-January-2024