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Alice nella città

‘Il Complottista’, intervista al regista Valerio Ferrara

Due chiacchiere con il regista Valerio Ferrara sul suo esordio, in concorso ad Alice nella città, la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma dedicata alle giovani generazioni

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Dopo una serie di importanti premi, come il Primo Premio La Cinef alla 75esima edizione del Festival di Cannes e le nomination a Miglior Cortometraggio, sia per i David di Donatello che per i Nastri d’Argento, Valerio Ferrara torna al Festival di Roma. Stavolta con il suo primo lungometraggio, Il Complottista, in gara nella sezione autonoma e parallela di Alice nella città – Panorama Italiano.

Una commedia all’italiana con un cast fenomenale: basti pensare che tra i protagonisti abbiamo Antonella Attili e Fabrizio Rongione. É una produzione di Elsinore FilmWildside, con il contributo del Ministero della Cultura.

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Still from Il Complottista, by Valerio Ferrara. Courtesy of Elsinore Film

Dal corto al lungometraggio, il lavoro di Valerio Ferrara

Si torna sempre dove si è stati bene. Com’è essere qui oggi al Festival di Roma, questa volta con un lungometraggio? Possiamo dire che tutto è iniziato dal tuo cortometraggio di diploma per il CSC, Il barbiere complottista?

Sono super emozionato! Non mi sarei mai aspettato tutto questo. Il cortometraggio era nato come progetto di diploma al Centro Sperimentale, quindi l’idea era semplicemente divertirci e chiudere un capitolo. Poi ognuno avrebbe preso la sua strada. Ma a sorpresa, il corto ha avuto un grande successo e ci ha dato l’opportunità di trasformarlo in un lungometraggio. Detto ciò, ci tengo a precisare che sono due opere diverse. Chi ha visto il film in questa fase di attesa, tra festival e proiezioni private, spesso si aspettava il corto. Ma Il complottista è un mondo a sé, con un altro tono e nuovi personaggi.

Già due anni fa avevo capito che sarebbero stati due progetti distinti. Seguendo il classico percorso di adattamento dal corto al lungo, a un certo punto mi sono bloccato: parlando con gli sceneggiatori, ci siamo resi conto che il film doveva avere un’anima diversa, non poteva seguire la stessa linea del corto. Anche il modo di raccontare doveva cambiare. Così ho deciso di ricominciare da capo, esplorando meglio il protagonista: chi è davvero, cosa pensa, come si comporta e chi sono le persone che gli stanno intorno. Soprattutto, ho voluto approfondire chi sono questi complottisti. La risposta che mi sono dato? In fondo, ognuno di noi potrebbe esserlo. Studiando il tema, ho scoperto che esistono teorie secondo cui tutti, almeno una volta nella vita, siamo stati complottisti, o lo saremo. Magari tu non hai ancora avuto il tuo momento, chissà!

Potremmo pensarlo come il genuino seme del dubbio, no?

Esatto! Il dubbio è al centro del complottismo. Magari incroci delle coincidenze o trovi risposte che ti spingono a credere a un’idea che potrebbe non essere vera. E così quella convinzione può durare un giorno, un mese o anche un anno. Nel film raccontiamo proprio questo: un uomo che si fissa su un’idea, e arriva a mettere in dubbio tutto pur di scoprire la verità.

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Still from Il complottista, by Valerio Ferrara. Courtesy of Elsinore Film

L’idea dietro Il Complottista

Quello che mi ha sorpreso è che la storia è molto semplice ma anche concreta. Da dove è nata l’idea? C’è stato un momento nella tua quotidianità in cui hai pensato: “Voglio raccontare questa storia”?

Anche se ci sono stati tanto studio e tanta documentazione dietro,  credo che l’idea sia partita durante il lockdown. Anch’io ho cominciato a mettere in dubbio molte cose, e da quel sentimento è nata l’ispirazione. Poi mi è capitato, per caso, di trovarmi in mezzo a una manifestazione complottista, una situazione che non avevo mai visto prima in quella chiave. Perchè non era un gruppo unito: erano persone diverse, ciascuno con il proprio lavoro e la propria identità, ma erano lì insieme. Osservo molto il modo in cui le persone si vestono, si muovono, e lì sembravano quasi spaesati, semplicemente riuniti per parlare e chiedersi: “Ma quello che stiamo vivendo ha davvero senso?”. Nel film esploriamo diverse tipologie di complottisti. C’è il livello base, che potrebbe includere chiunque di noi, e poi c’è un livello più profondo, dove ci sono persone che sfruttano i complotti per guadagnarci, come nel caso della propaganda.

Infatti, hai creato una gamma di personaggi che rispecchiano bene i diversi livelli di cui parlavi.

Assolutamente. C’è sia il politico che Maurizio. Ad esempio, lui è un personaggio particolare, perché non sappiamo quanto creda davvero a tutto questo… forse nemmeno lui lo sa. Il suo vero obiettivo sembra quello di ottenere successo, visibilità, aumentare i follower sui social, apparire in TV. È un attore mancato sulla sessantina, che nel frattempo insegna salsa e lavora nel ristorante di sua sorella. È un personaggio che ho adorato fin da subito, ispirato anche da persone che conosco nella vita reale.

Uno sguardo sull’attualità

Proprio come Verdone, che si ispirava alla vita quotidiana e alle persone comuni per i suoi ruoli. E a proposito di commedia e grandi nomi, com’è stato lavorare con questo cast eccezionale? 

Il cast conta quaranta ruoli, di cui dodici professionisti. Ti svelo un segreto: era la mia lista dei desideri. Avevo già puntato a determinati attori per alcuni ruoli, e appena hanno letto la sceneggiatura c’è stata subito sintonia. D’altra parte, molti dei ruoli, anche quelli secondari e comprimari, sono stati interpretati da persone del posto. Ad esempio, Barbara, la barista, è una vera barista del Pigneto!

Abbiamo fatto un grande lavoro di scouting sul quartiere dove abbiamo girato. Inoltre, la scelta delle location era fondamentale per me. Volevo catturare quella dimensione di “paese”, con case basse raccolte tra i palazzi alti di una grande metropoli. Per questo abbiamo scelto il quartiere Quadraro, sulla Tuscolana, che è il più popoloso d’Europa con oltre 300.000 abitanti. Mi piaceva l’idea di creare un microcosmo, una piccola cittadina dove tutti si conoscono e sanno tutto gli uni degli altri.

C’è un po’ di Lizzani e Risi, qua e là. C’è qualcuno a cui ti sei ispirato effettivamente?

Assolutamente! Risi e Monicelli sono stati riferimenti preziosi per me, specialmente per quanto riguarda il linguaggio. Mi piacciono molto anche gli archetipi narrativi dei fratelli Coen; per me, Il grande Lebowski è un must, soprattutto per la sua struttura a tre sugli attori. Nel mio film, ci sono tre personaggi che, nonostante siano spesso in scena, non stancano mai.

Mi ispiro anche ai lavori di Garrone, perché amo la dimensione realistica. E non possiamo dimenticare che la commedia italiana, ma in generale, è piena di personaggi “negativi” tra tante virgolette, perché alla fine riescono a conquistarti. Prendi ad esempio Gassman ne Il sorpasso: ti fa una tenerezza incredibile, non riesci a odiarlo del tutto.

Possiamo dire che il tuo lungometraggio cade a pennello su temi molto attuali. Che sensazioni provi al momento in cui il pubblico affronterà una commedia con un argomento così presente nella società di oggi?

Era proprio questa la sfida iniziale! Volevo affrontare qualcosa di attuale e presente. È difficilissimo farlo, quindi spero davvero che il pubblico lo apprezzi. Ho cercato di trattare il tema con grande rispetto e intelligentemente.

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Still from Il Complottista, by Valerio Ferrara. Courtesy of Elsinore Film

Il supporto fondamentale di una produzione

Dietro a questo lavoro ci sono produzioni importanti, come WildSide ed Elsinore Film. Com’è stato per te avere un supporto di questo genere?

Sono felicissimo che abbiano prodotto il film, non era affatto scontato! WildSide tiene molto a dare spazio alle nuove voci. Insieme a loro, c’è anche Elsinore, una produzione giovane che mi ha “scovato”. Sono stati i primi a credere in me e in questa storia, ancor prima di Cannes. C’è un interesse diverso per i giovani, che riescono a esprimersi grazie a collaborazioni tra produzioni più piccole e più grandi. Spero che questo abbia un impatto non solo sul pubblico, ma anche su chi fa cinema e su chi si avvicina come appassionato.

Ben ventidue delle quaranta persone coinvolte nel film sono giovani! Ed è stata una mia volontà: ho portato io personalmente alla produzione tutti i ragazzi e le ragazze, e sono stati tutti fondamentali per un’opera prima così complessa. Spero sempre che ci sia supporto dai grandi, perché è importante avere un ricambio generazionale.

Alla fine, il protagonista vede – letteralmente – un barlume di speranza per riaccendere la fiamma delle sue teorie. C’è forse un sequel in cantiere? O qualche progetto futuro?

A me piacerebbe molto! Penso che ci sia un potenziale per sviluppare una serie, a dire la verità. Ci sono pochissimi film che affrontano il tema dei complottisti in modo antropologico e umano, senza cadere nel documentarismo. C’è tanto materiale inesplorato, a mio parere, sul tema.

  • Anno: 2024
  • Durata: 85 min
  • Genere: Commedia
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Valerio Ferrara