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Approfondimenti

‘Terrifier’ è la più importante saga horror degli ultimi vent’anni

Attenzione! Immagini forti. In occasione dell'anteprima di 'Terrifier 3' è lecito domandarsi quale sia l'impatto e il lascito di questa nuova saga: nonostante i detrattori scandalizzati dal presunto cattivo gusto, bisognerebbe ringraziare Damien Leone per averci finalmente proposto un clown che faccia davvero paura

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Terrifier

La storia di Art il clown per molti in Italia non è ancora nota: basti pensare che il terzo capitolo della saga, Terrifier 3, in uscita nelle sale italiane il 31 ottobre, sarà il primo ed unico ad essere distribuito, appunto, in sala. Gli altri due (tre, per gli appassionati più attenti) sono stati infatti resi disponibili direttamente in streaming. Va per questo ringraziata la Midnight Factory, che si è occupata anche della distribuzione di quest’ultimo capitolo. Per molti altri diventerà presto noto, perché Terrifier 3 farà inevitabilmente discutere: è sicuramente tra i film più violenti che si siano mai visti al cinema. Una violenza giocosa, certo, goliardica; Art il clown ammicca sbuffa e si diverte, ma pur sempre estremamente grafica.

Nascita di un mito

Eppure la storia di Terrifier inizia già nell’ormai lontano 2006: Damien Leone, regista tuttofare della saga – dirige, produce, scrive, monta, prepara gli sfx – quell’anno realizza il suo primo cortometraggio, The 9th Circle, dove Art il Clown compare per la prima volta nella veste di spietato assassino. Nel 2011 è la volta del primo Terrifier, ancora però sotto forma di cortometraggio. Il primo film di Leone sarà All Hallows’ Eve, film antologico del 2013 che raccoglie i due precedenti lavori, più altri episodi. Compare quindi per la prima volta sul grande schermo – nel senso ampio del termine, perché il film verrà distribuito direttamente in home video – Art il clown assassino, seppur ancora la sua figura non sia esclusiva rispetto agli sviluppi: altri personaggi, tra cui Satana, lo affiancano.

Terrifier

Art il Clown compare per la prima volta nel film Terrifier

Capitolo primo

Bisognerà aspettare il 2016 quando Leone, organizzando un crowdfunding su Indiegogo, attira l’attenzione del produttore Phil Falcone che copre l’intero budget: così, con soli 35 mila dollari viene realizzato il primo capitolo della saga.
La fantasia non è molta: un misterioso pagliaccio, senza mai parlare ma esprimendosi solo tramite mimesi facciali, perseguita due giovani ragazze con lo scopo di ucciderle. Senza movente né ragione alcuna. Non prima però di averle brutalmente torturate, nei modi più truci e bizzarri. Questo è l’intero impianto narrativo di Terrifier, dove l’unico evidente traino del film è l‘estrema, gratuita violenza rappresentata senza soluzione di continuità.

Film simili mancavano nel panorama del cinema “sottobosco horror” – per così chiamare quel tipo di cinema horror lontano dal mercato mainstream, ma che riesce comunque a distinguersi rispetto alle miriadi di prodotti underground che non trovano mai un pubblico fuori dalla ristretta nicchia di appassionati – dai tempi in cui il gorno – dalla crasi gore e porno – si era affermato nei primi anni duemila. Ovvero i cosiddetti torture porn movies quali Saw, Hostel e Martyrs.
Film dove appunto la centralità del racconto si perde per lasciare unicamente spazio alle più feroci delle fantasie.

Netflix & Chill

L’avvento dei social e delle piattaforme streaming ha inevitabilmente spostato l’attenzione del mercato cinematografico – in particolare quello horror – verso un pubblico sempre più giovane, rivolgendosi al maggior bacino d’utenza che popola i social e sottoscrive abbonamenti streaming: i Millennial prima, la Gen Z poi.

Questo ha portato ad una sempre più evidente omologazione dell’offerta, divenuta standard e conciliante: formule ripetute, eludendo ogni possibile controversia o ambiguità. Così quindi anche il cinema horror si è adattato: spaventi contenuti, sangue in salsa di pomodoro, spiriti e demoni millenari dai poteri invincibili che però si limitano a sbattere le porte e far cascare le pentole.

Ecco che allora Terrifier, anche grazie all’iconicità del suo protagonista – tanto semplice, quasi scarna, quanto felice rappresentazione umoristica di un senso del male oltranzista, sublimato come lo fu il Michael Myers di Halloween – si staglia nel moderno panorama cinematografico horror come un prodotto fieramente indisciplinato, fuori dai rigidi schemi convenzionali imposti dai recenti sviluppi del cinema horror che hanno privato i film della loro autenticità.

Terrifier

Art il Clown trucida la sua prima vittima

Terrifier 2: nascita di un’icona

Se Terrifier aveva sorpreso per la sua audacia, trovando nella spettacolarizzazione della violenza la sua ragione di essere, manca però di una coerenza narrativa interna – perché privo di qualsiasi tipo di caratterizzazione dei personaggi e di nessi strutturali rispetto la dimensione drammaturgica, negando così allo spettatore qualsiasi possibile esperienza empatica e di immedesimazione – il secondo capitolo si struttura invece seguendo uno sviluppo tradizionale.

Seppure la violenza resti nevralgica nel racconto, raggiungendo picchi di assurdità ed esposizione grafica ancora maggiori rispetto al primo capitolo – mantenendosi quindi fedele alle aspettative, fidelizzando un pubblico sempre più ampio – troviamo finalmente dei personaggi il cui unico scopo non pare quello passivo di essere brutalmente assassinati, bensì contrastano attivamente l’entità – scopriamo infatti che il clown è in realtà un demone, ragione per cui pare non possa essere sconfitto – e vivono vite vere, le cui dinamiche vengono approfondite:

Art il Clown ritorna a Miles County dopo essere misteriosamente resuscitato. Decide questa volta di perseguitare Sienna e suo fratello minore Jonathan durante la notte di Halloween, seminando il terrore. Mentre cercano di sopravvivergli, Sienna scopre legami inquietanti tra suo padre, scomparso da diversi anni, e il clown. Quando finalmente si incontrano, Sienna pare pronta per fronteggiarlo, eppure …

Rilasciato nel 2022, il film incassa quindici milioni di dollari a fronte di un irrisorio budget di duecentocinquantamila dollari, ottenendo vasta popolarità, tanto che viene subito confermato un terzo capitolo.

Terrifier

La famosa bedroom scene

Un (probabile) successo mondiale

Nelle sale americane Terrifier 3 è uscito l’11 ottobre, incassando, ad oggi, trenta milioni di dollari (dati in aggiornamento). Nelle sale italiane debutterà invece la sera di Halloween. Il film avrà quindi una distribuzione a livello globale, rendendolo di fatto il primo capitolo della saga a diventare famoso in tutto il mondo. È già in lavorazione un quarto episodio, dato l’incredibile successo – soprattutto in relazione ai bassi costi di produzione – sia in termini di pubblico che di critica. Pur generando reazioni contrastanti, il film si è già affermato nell’immaginario collettivo, divenendo a tutti gli effetti un cult del genere. Art il clown si inserisce così nel gotha dei grandi villain, pareggiando in crudeltà e abominio mostri quali Michael Myers, Leatherface, Freddy Kruger. 

Natale rosso sangue

Il terzo episodio raccoglie l’eredità del precedente, seguendone la parabola del racconto conforme: ritroviamo gli stessi personaggi e ne continuiamo a seguire le vicende umane. Un’operazione di scrittura particolarmente brillante che riesce anche nell’impresa di recuperare il primo capitolo, altrimenti perso nella sua mancanza di finalità.

Art il Clown non perde mai la propria connotazione diabolica, ma anzi risulta spietato in modi ancora nuovi, sempre più assurdi ed inspiegabilmente feroci. Questo non impedisce però alle sue vittime di essere vive di un senso proprio, indipendente dalla funzione di bestie macellate. La fortuna di questo terzo capitolo risulta proprio nella coesione di diverse tracce, tra loro emancipate. Sono infatti presenti in misura eguale tanto lo slasher – sicuramente tra i più aggressivi mai sperimentati – quanto un teen drama che sposa i canoni propri del genere. La convivenza di questi diversi piani rende Terrifier 3 un film unitario, comprensivo: caratteristica che certo mancava al primo installment e che ancora risultava sfilacciata nel secondo.

Averlo ambientato durante la stagione natalizia – Art il Clown veste qui l’abito di Babbo Natale, assumendo quindi  le sembianze di un moderno Krampus – ma distribuito a ridosso di Halloween lo rende inoltre, per così dire, un film adatto a tutte le stagioni.

Terrifier 3: una clip in anteprima esclusiva del nuovo violentissimo slasher con Art il Clown

Art il Clown vestito da Babbo Natale

Perché è così importante

Tocca i vent’anni ma non vince il primato per il nuovo secolo, in termini di rilevanza, perché proprio vent’anni fa usciva nelle sale un film probabilmente impareggiabile, che ha dato vita a dieci film tra sequel e spin-off: ovviamente, Saw. Il film di James Wan primeggia però soltanto perché The Blair Witch Project è uscito nel 1999, ma questa è tutta un’altra questione.
La centralità all’interno della cultura di massa di un prodotto filmico non è da intendersi rispetto al suo apporto qualitativo, bensì è da stabilirsi in merito alla sua influenza, quindi eredità. Questa è però da intendersi soprattutto in virtù del suo spirito innovativo, dissacrante, nella sua volontà di stabilire nuove coordinate nel linguaggio e nella rappresentazione. Nel corso degli ultimi vent’anni sono infatti diversi i franchise che potrebbero concorrere per il titolo: tra i tanti, basti pensare a The Conjuring, amato dal pubblico quanto acclamato dalla critica. I vari The Purge, Insidious, Scream… sarebbero tutti da prendere in considerazione, se il parametro da adottare fosse appunto quello della qualità. Ma questi sono tutti film conservativi: sfruttano infatti archetipi già da tempo consolidati nella grammatica del genere. Home invasion, spiriti, esorcismi… un tipo di linguaggio già da tempo codificato.

Ecco che invece Saw (e il suo derivat(iv)o Hostel) sublima l’idea della tortura orientandola in una dimensione puramente di intrattenimento – si distingue per la sua consapevolezza: l’interesse si sposta dal terrore al ribrezzo, dalla morte all’esperienza della morte. La morte di per sé infatti può non essere così spaventosa, specie quando rappresentata. Come ricorda il filosofo greco Epicuro:

“Il più terribile dunque dei mali, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è la morte, quando c’è la morte noi non siamo più. Non è nulla dunque, né per i vivi né per i morti, perché per i vivi non c’è, e i morti non sono più.”

(Non) si sevizia un paperino

Allora ciò che terrorizza nel profondo diventa ciò che della morte è tangibile: l’atroce sofferenza inflitta tramite tortura, per esempio.
Ecco perché Saw rappresenta un cambio di paradigma, uno sconvolgimento epocale nel cinema horror (post) moderno: il mezzo tramite cui la morte viene raccontata.
Saranno molti i film che a Saw si ispirano: oltre al già citato Hostel troviamo, tra i tanti, titoli quali Would You RatherNine DeadHouse of 9 e The Belko Experiment. 

Ragionando secondo questa nuova prospettiva, Terrifier si posiziona come successore ideale di Sawse Art il Clown rappresenta il male trascendente come lo rappresenta Michael Myers, quel tipo di male assoluto proprio perché inscalfibile – sono infatti entrambi immortali – in Terrifier trova compimento una dimensione ulteriore: il compiacimento per la violenza nella sua accezione pura. Art il Clown uccide per il gusto di uccidere, senza altra ragione se non quella del sadismo. Per questo l’opera di Damien Leone è così preziosa per il cinema horror: il cine-occhio indugia sulle carni smembrate, le viscere e la mutilazione, esorcizzando non tanto la morte, quanto ciò che di più terribile può precederla.

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