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Interviews

‘Aicha’: intervista al regista Mehdi Barsaoui

Mehdi Barsaoui si racconta ai microfoni di Taxidrivers

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Aïcha

Il film Aicha è stato presentato in concorso nella sezione Orizzonti all’81 edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Mehdi Barsaoui, regista del film, ci racconta i retroscena che hanno portato alla creazione di quest’opera.

Aicha: l’intervista

Cosa ha portato alla creazione di questo film, quali idee l’hanno ispirato e quali difficoltà ha incontrato nel realizzarlo?

Il punto di partenza è stato un fatto di cronaca, in cui una donna si è finta morta in un incidente automobilistico per mettere alla prova l’amore dei suoi genitori. È stato un evento che mi ha colpito per la disperazione di quest’atto. Poi me ne sono dimenticato fino a quando mia moglie mi ha annunciato che saremmo diventati genitori di una bimba. A quel punto ho iniziato a pensare al dolore che avevano provato i genitori nell’apprendere la notizia della morte della figlia, e ho cercato di capire il suo percorso.

Perché in Tunisia bisogna passare attraverso la morte per poter vivere (la donna dei fatti di cronaca non ha retto per più di due giorni),  perché è così complicato cambiare l’identità in un mondo in cui tutto è collegato? Quindi ho lasciato completamente da parte questo fatto di cronaca, e ho iniziato a voler capire questa donna, capire cosa la motiva, cosa la spinge a voler morire per poter vivere, ed è così che ho disegnato la traiettoria di un personaggio che è diventato di finzione.

È stato un film particolarmente delicato e complesso perché mescola più generi e la struttura della sceneggiatura è a strati. Mi sono spesso posto il problema di come tessere i principali livelli e come agganciarli gli uni agli altri. È stato molto laborioso ma sono soddisfatto del risultato, che ha portato alla nascita di questo film e alla rinascita di questa donna.

Molti film quest’anno a Venezia trattano il tema del controllo, dell’iper sorveglianza, della tecnologia. Secondo lei, in una società come quella attuale, è possibile reinventarsi come ha fatto la protagonista? Oppure no? Sarebbe plausibile una storia di questo tipo?

Sicuramente la storia di Aicha che scompare e rinasce in una forma nuova è plausibile. Nel mio cinema io amo comunque il realismo delle cose che racconto per quanto poi siano romanzate e sviluppate in una struttura narrativa fantastica. Tuttavia bisogna tener conto dei limiti  (non avere un conto bancario, non avere una carta di credito, non poter viaggiare), ma la pura esistenza è possibile.

L’iper connessione equivale a essere iper sorvegliati. Tralasciando i dubbi morali sul giusto/non giusto la domanda che dobbiamo porci è: abbiamo davvero voglia di disconnetterci? La mia sensazione è no, anzi il contrario. Siamo passati dal 3G, 4G, al 5G e via dicendo, sembriamo soddisfatti e felici di questo nostro essere. Ormai essere connessi ci è indispensabile per il lavoro e la vita privata. È lo stato del mondo che sta andando in questa direzione, pertanto ho deciso di filmare una realtà attuale. Io e altri autori siamo proprio interessati a questo aspetto.

Aicha 

Durante la visione del film mi è sembrato che inizialmente ci sia una visione negativa della Tunisia, mentre alla fine il messaggio è di speranza, come un monito per le nuove generazioni. È corretto? 

Esattamente, l’idea era di redigere un inventario della situazione attuale del mio paese senza fare una critica diretta e frontale, ma attraverso la storia di questa donna. Aicha simboleggia la crisi e quindi persistono degli aspetti negativi; la sua difficoltà a uscire da un’esistenza che è limitata diventa metafora del paese. Detto questo,  il messaggio alla fine diventa positivo, perché la giustizia finalmente trionfa. L’augurio è quello che sia la direzione in cui va il paese, ma il desiderio è sempre di lasciare una società migliore ai nostri figli.

La figura di Aicha incarna sicuramente valori positivi. Quanto le donne possono decidere da sole e quanto sono ancora soggette al volere dei familiari in Tunisia?

La donna tunisina è la donna più moderna del mondo arabo. Detto questo, ci sono indubbiamente alcune variabili, che dipendono dall’ambiente, dalla cultura e dall’estrazione sociale. Queste differenze indicano che il percorso da fare verso l’emancipazione è ancora lungo. Nel film vediamo effettivamente una galleria di donne diverse: Aicha è quella che viene da un ambiente più conservatore, nel Sud del paese e la sua storia è ancorata alle tradizioni; l’amica Lobina invece si è completamente emancipata e vive secondo le sue scelte, a differenza di un altra donna che si è liberata, la panetteria, che va in direzioni molto diverse. Per me era importante effettivamente il desiderio di fare un film sulla liberazione dei pesi e delle zavorre, mostrando appunto il ritratto di donne diverse che lottano comunque per migliorare le loro condizioni.

 

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  • Anno: 2024
  • Durata: 123'
  • Regia: Mehdi Barsaoui