Honeymoon, opera prima della regista Zhanna Ozirna, è uno dei quattro lungometraggi presenti nella sezione Biennale College Cinema, presso il Festival del Cinema di Venezia. Questo “laboratorio d’arte” si pone l’obiettivo di selezionare talenti emergenti, aiutandoli nella produzione di film a micro-budget in tempi ristretti.
Nella pagina ufficiale della Biennale, Zhanna Ozirna spiega le ragioni che l’hanno portata a realizzare il suo lungometraggio.
Ho sentito questa storia da un mio amico. E poi da un altro amico. E poi ho letto una storia simile nei notiziari. Così andai da tutte queste persone e registrai i loro ricordi freschi sugli eventi. Volevo capire come i miei vicini e i miei amici vivevano l’esperienza dell’occupazione, ma anche adattare la storia alla mia personale sensazione della guerra: quali sfide la mia generazione deve affrontare in questo momento, quali scelte siamo costretti a fare e come ripensiamo il solito sistema di valori. Anche per noi era importante girare in Ucraina, l’abbiamo considerata una scelta morale ed etica, perché la guerra è ancora in corso, la memoria degli eventi è ancora fresca e molti ucraini vivono ancora sotto occupazione. Ma è stata anche una scelta molto pratica, perché un gran numero di professionisti del cinema ucraino ha perso il lavoro a causa della guerra o è stato mobilitato nell’esercito. È stato il nostro piccolo contributo alla sostenibilità del settore.
Una storia d’amore sospesa tra vita e morte
Taras (Roman Lutskyi) e Olya (Ira Nirsha), due giovani ucraini, stanno trascorrendo la loro prima sera nel nuovo appartamento. Nulla sembra poterli rendere più felici, nonostante si vociferi che la guerra con la Russia sia ormai alle porte.
All’alba del giorno seguente, però, Taras e Olya si svegliano a causa dei bombardamenti. Nonostante le numerose sollecitazioni da parte di amici e parenti, la coppia non riesce a fuggire. Nel frattempo, le truppe russe installano il proprio quartier generale nel loro condominio. I due ragazzi, quindi, vivranno la loro “luna d’amore” silenziosamente per non farsi catturare, pianificando una via di fuga verso la libertà.
Uno spazio vuoto
L’appartamento di Taras e Olya è nuovo e come tale manca di quasi tutta la mobiliatura. Ciò che in un primo momento appare come punto di partenza per una nuova vita, diventerà in seguito il riflesso delle emozioni dei due ragazzi. Infatti, quando la coppia viene inquadrata, la casa appare troppo grande e spoglia. Ciò amplifica il loro senso di solitudine, di smarrimento e isolamento.
Sui muri disadorni rimangono solo pezzi di nastro adesivo in sostituzione di mobili che mai arrederanno l’appartamento. La loro casa, che dovrebbe essere un posto sicuro e confortevole, si trasforma ben presto in una trappola da cui cercheranno di fuggire.
L’importanza del suono
A scandire le giornate della giovane coppia di Honeymoonè il suono frastornante dei bombardamenti russi. Significativa è l’immagine dei due all’alba, davanti alla finestra e completamente nudi, mentre impauriti sono costretti ad ascoltare il rumore delle bombe. La loro nudità, infatti, rappresenta perfettamente lo status dei cittadini ucraini: davanti alle atrocità non possono che essere impauriti, indifesi e privati della loro normale esistenza.
Altrettanto importante è il rumore prodotto dai soldati all’interno del complesso residenziale. Infatti, Taras e Olya dovranno orientarsi proprio attraverso questi suoni, studiandoli e anticipando le mosse nemiche, per riuscire a sopravvivere.
Omnia vincit amor
Honeymoon risulta un’intensissima storia d’amore.
A Taras e Olya non rimane nulla della loro vecchia vita, se non la loro relazione. In questo modo, i due giovani impareranno a bastarsi e a prendersi cura l’uno dell’altro. In un mondo dove tutto sta cadendo a pezzi e in cui il male trionfa, Taras e Olya creano il proprio rifugio sicuro fatto di piccoli gesti, carezze, parole e sguardi pieni di affetto.
Il contatto fisico risulta fondamentale per la coppia, che cerca di ritrovare un po’ di normalità
Un tempo sospeso
Essere in un posto dove regna la guerra significa non avere certezze. Inoltre, il timore quotidiano di non riuscire a sopravvivere porta con sé un crescente senso di ansia e sconforto.
In Honeymoon lo spettatore prova sentimenti analoghi a quelli dei personaggi attraverso un tempo dilatato che risulta frustrante. Ogni istante potrebbe essere l’ultimo. Più il tempo passa, più ci si rende conto che la normalità della vecchia vita è ormai lontana, perduta per sempre. È necessario muoversi senza fare rumore per non destare sospetti e rimanere in vita.
La mancanza di cibo, connessioni internet e contatti con il mondo esterno sembrano racchiudere il mondo di Taras e Olya in una bolla, che oscilla costantemente tra la speranza di un futuro migliore e la possibilità di una morte immediata.
Conclusione
Il primo lungometraggio di Zhanna Ozirna risulta, quindi, una buona prova registica.
Honeymoon porta verosimilmente lo spettatore nel bel mezzo della brutalità della guerra, scuotendolo nel profondo ed invitandolo a non voltarsi dall’altra parte. Non viene mostrato visivamente l’orrore che capita ogni giorno, ma attraverso la vita quotidiana di chi ha scelto di non abbandonare la propria patria emergono il senso di sconforto, rabbia e paura provati incessantemente. Non c’è più spazio per la bontà, l’altruismo e il perdono per chi costantemente vive a contatto con la morte e a cui è stato sottratto tutto.
È inoltre interessante osservare come i sentimenti più autentici della coppia emergano proprio quando gli elementi superflui della vita quotidiana vengono a mancare. Privi di qualsiasi comodità e sicurezza, nonché costretti a vivere in stretto contatto, Taras e Olya riscoprono la bellezza delle piccole cose e l’importanza del loro rapporto, rendendo significativi gesti che nella vita normale sarebbero stati scontati o considerati superficialmente.
Honeymoon genera, quindi, una riflessione: siamo in grado di ritrovare la purezza e l’importanza dei sentimenti, riscoprendo i veri valori, solo quando non ci rimane più nulla?
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