Più che cinque anni, sembra passato un secolo da quando, nel 2019, approdava su Netflix la prima stagione di The Umbrella Academy. Basata sull’omonimo fumetto di Gerard Way e Robert Bá, la serie sulla famiglia di supereroi più disfunzionali di sempre era partita col botto: affascinante l’ambientazione, una fotografia accattivante e dei personaggi che promettevano di diventare iconici. E per alcuni, in effetti, la promessa è stata mantenuta.
Ma ci arriveremo.
Nonostante le ottime premesse iniziali e una godibilissima prima stagione, la serie creata da Steve Blackman ha invece subito un lento declino, specialmente nell’intreccio narrativo, fino alla sua sgangherata conclusione.
Ma andiamo ora a parlare più nel dettaglio della stagione finale di The Umbrella Academy.
La Trama
Sono passati sei anni dagli eventi della terza stagione, conclusasi con la perdita dei poteri dei nostri beniamini.
Ciascuno di essi sopravvive come può: Viktor (Elliot Page) gestisce un bar in Canada e, nonostante il suo carattere schivo, fa strage di cuori. Luther (Tom Hopper) è un “ballerino professionista” (non dico altro), mentre Diego e Lila (David Castañeda e Ritu Arya) hanno lasciato i coltelli per dedicarsi alla famiglia a tempo pieno, con disastrose conseguenze. Non meglio se la passa Ben (Justin H. Min) che, dopo aver perso gli Sparrow, non riconosce i fratelli Hargreeves come famiglia, mentre Allison (Emmy Raver-Lampman) ospita in casa un nuovo, sobrio e panofobico Klaus (Robert Sheehan) e tenta di scrollarsi di dosso il suo nuovo ruolo di attrice pubblicitaria.
Nel frattempo, Cinque (Aidan Gallagher), operando come agente sotto copertura per la CIA, scopre l’esistenza di una setta guidata da Jean e Gene (Megan Mullally e Nick Offerman), una strana coppia di dottori convinti che il mondo sia su una linea temporale sbagliata, e che solo un fenomeno chiamato Catarsi potrà ripristinare quella corretta.
Coinvolti loro malgrado in una nuova avventura per salvare Jennifer (Victoria Marie Sawal), una misteriosa ragazza dal passato nebuloso, i fratelli Hargreeves dovranno fermare la Catarsi e affrontare una volta per tutte il senso stesso della loro esistenza.
Il Trailer
Poche idee ma confuse
Come dicevamo, il percorso di The Umbrella Academy non è stato di certo in salita. Quest’ultima, quarta stagione è un po’ il coronamento di un’occasione mancata, non sfruttata a pieno.
Composta di soli sei episodi, sembra più un tentativo di raffazzonare i numerosi e confusionari tasselli sparpagliati qua e là nelle precedenti stagioni, portando la serie a una conclusione frettolosa e, in parte, insoddisfacente.
Sì, in parte, perché il finale, benché abbastanza prevedibile, chiude a suo modo un cerchio e, tutto sommato, fa dire allo spettatore : “è così che doveva andare”.
Il problema, semmai, è nel contorno sempre più tiepido e focalizzato su aspetti narrativi non rilevanti, quasi come se lo scopo di questa ultima stagione di The Umbrella Academy fosse solo dare a ciascun personaggio una propria risoluzione, con una trama confusa a fare semplicemente da cornice.
Anche l’introduzione dei nuovi personaggi non risulta convincente, sollevando solo nuove domande che restano senza risposta. Una figura centrale come Jennifer, ad esempio, avrebbe meritato maggiore attenzione, uno sviluppo più approfondito e, possibilmente, una presentazione anticipata nelle stagioni precedenti.
Non un’altra Apocalisse
Ma cosa non ha funzionato in una serie così promettente come The Umbrella Academy? Gli ingredienti c’erano tutti, dall’ambientazione allo humour, per non parlare del carisma di alcuni personaggi, come Cinque e Klaus, che spesso sono riusciti, da soli, a trainare interi episodi poco riusciti.
Anche la colonna sonora, un mix dinamico tra hit retrò e brani contemporanei, contribuisce a donare alla serie quel tono eclettico e surreale che tanto faceva ben sperare agli esordi.
Ciò che ha annacquato The Umbrella Academy, diluendone la forza episodio dopo episodio, è stata sicuramente la ripetitività. Il fulcro di ogni stagione ruota attorno a una nuova Apocalisse imminente, che i nostri (anti)eroi tentano di impedire mentre sono impegnati nel compito ancor più gravoso di risolvere i propri traumi. Una ricetta che funziona una, due volte. Alla terza, c’è bisogno di qualcosa in più, qualcosa che non faccia esclamare allo spettatore : “non un’altra Apocalisse!”
La famiglia più sgangherata di sempre
In conclusione, The Umbrella Academysi è conclusa, arrancando nelle ultime due stagioni, e lasciandoci un po’ con l’amaro in bocca per il modo in cui i personaggi sono stati trattati.
Perché sì, ai fratelli Hargreeves ti affezioni. È un procedimento lento, quasi non voluto, ma alla fine, non sai bene quando, ti accorgi di voler bene a questa famiglia sgangherata e problematica.
Per questo, la delusione è doppia: mettere da parte la trama per dare spazio allo sviluppo dei personaggi può essere comprensibile; ma avere personaggi ben costruiti e non curarne l’evoluzione è davvero un crimine (terza stagione, non ti perdonerò per il modo in cui hai trattato l’identità di genere di Vanya/Viktor).
Di The Umbrella Academyrimane quindi un ricordo dolceamaro, malinconico, di qualcosa che poteva essere ma purtroppo non è stato.
Però un po’ ci mancherà.
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