Come uccidono le brave ragazze sbarca su Netflix e lo fa portando con sé una forte carica di tensione. La serie si compone di sei episodi di circa un’ora ciascuno.
La protagonista è l’attrice Emma Myers, già nota per aver ricoperto il ruolo di Enid, migliore amica di Mercoledì Addams, nella serie di successo Mercoledì.
Qui, invece, Myers è la protagonista Pip, una giovane ragazza all’ultimo anno di liceo. La tensione e il lato oscuro, però, non l’hanno abbandonata: si sono trasformati nell’ardua ricerca di una verità abilmente sepolta nel corso del tempo.
Come uccidono le brave ragazze è ricerca della verità
Come uccidono le brave ragazze porta in scena la ricerca costante e determinata della verità, su un fatto di cronaca locale. Il corpo di una giovane ragazza, Andie Bell, è stato trovato senza vita, qualche anno prima. Di tale omicidio, al tempo, era stato accusato il fidanzato della vittima, che poi si era tolto la vita. Un reato, dunque, che già nella sua dinamica mostra delle evidenti fragilità e una mancata chiarezza circa le reali responsabilità.
Chi ha ucciso davvero Andie Bell? E qual’ era il suo movente?
Una ricerca della verità, seppur non sempre realizzata da parte della protagonista, con le accortezze necessarie alla propria sicurezza personale, che prende avvio, dunque, da questa semplice ma incessante domanda.
Prendono avvio le indagini, ma non la tensione
Pip comincia ad indagare sul caso di omicidio della giovane coetanea e da subito emerge il quadro complesso della situazione. Pare interessante soffermarsi, in principio, sull’analisi psicologica del personaggio: il coraggio sovrumano che mostra non è affatto realistico. Le reazioni alle scoperte che inevitabilmente compie durante il suo cammino di ricerca della verità sono costruite sulla base di una tensione mai davvero esplosiva, ma sempre dall’effetto altamente straniante.
È impossibile prendere parte in toto allo sconcerto della protagonista, le cui scoperte riguardano sempre due ambiti: famiglia e caso dell’omicidio. Pip è perfettamente consapevole della gravità dei fatti di cui si sta interessando e nonostante ciò, sembra – con le sue azioni – del tutto incurante delle conseguenze che lo scavare in tali misfatti, possa portare alla sua vita. Una costruzione del personaggio non del tutto convincente, che fa scontrare più volte lo spettatore contro la plasticità della sua interpretazione.
Tra colpi di scena e grandi verità
Eppure la trama scorre, incede, con ritmo sempre più incalzante, a suon di colpi di scena, sicuramente non perfettamente aderenti alla possibilità del verosimile, ma certamente interessanti. La verità in Come uccidono le brave ragazze non è mai scontata, e soprattutto non è mai facilmente perseguibile, seguendo i canonici concetti separati di bene e male. La verità nella serie, non è bianco o nero, è sia bianco che nero. Sono le sfumature a dare un vero significato al sentire e alle azioni dei personaggi, e che meritano di essere esplorate, non tanto per fare ordine negli eventi, quanto piuttosto per comprendere che, a volte, è semplicemente impossibile distinguere nettamente cosa sia bene e cosa male.
La verità diviene dunque uno strumento: viene utilizzata per raccontare altro, dall’interiorità dei protagonisti, alle profonde ragioni del loro agire, fino alle loro paure più grandi. Si creano così altre storie, che prendono necessariamente avvio da quella principale. Storie che risultano, però, ancora più interessanti perché solo abbozzate, oltre ad offrire la possibilità di riflessione su temi affatto scontati.
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