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Il 30 aprile del 1989 ci lasciava l’indimenticato Sergio Leone

I suoi film ancora oggi, oggetto di culto. Trasudano un'invidiabile modernità

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Sergio Leone l'italiano che inventò l'America

Sergio Leone ci ha lasciati il 30 aprile del 1989 a soli sessant’anni. Con cinque western ha riscritto il genere ed è diventato leggenda.

Amante dei classici, affermò:

“Ettore, Achille, Agamennone, non sono altro che gli sceriffi, i pistoleri e i fuorilegge dell’antichità”.

Per il suo primo western, Per un pugno di dollari, Leone aveva puntato su James Coburn, ma costava troppo. Clint Eastwood, al tempo, maestro di nuoto, era apparso solo in una sbiadita serie televisiva americana. La maggiore difficoltà nella quale incappò Leone fu quella di convincere Eastwood a stringere tra le labbra un sigaro. Lui non fumava e l’odore acre e pungente del sigaro gli rivoltava lo stomaco.

Un grande fiuto nella scelta degli attori

É nota la frase di  Sergio Leone riferita a Eastwood, nata per ripicca, dopo un suo rifiuto a interpretare un quarto film con lui. “Esistono due espressioni del mio amico Clint: col sigaro e senza.”

In verità, secondo Mario Caiano, non fu Leone a dire quella battuta, ma Rod Cameron che, mentre era impegnato in un western, gli disse: “Mario, non perdiamo tempo, giriamo perché tanto io ho due espressioni, come tutti gli attori di western; con il cappello o senza cappello.”

In Per qualche dollaro in più, Leone aveva scelto Lee Marvin, che prima accettò, poi firmò per un altro film. Il regista, allora, si ricordò di Lee Van Cleef, un attore intravisto in un piccolo ruolo in Mezzogiorno di fuoco e in Bravados. A Van Cleff, dopo un ricovero in una clinica per alcolisti, gli Studios avevano chiuso le porte in faccia e lui sbarcava il lunario come disegnatore. Leone lo incontrò per caso in un bar e lo scritturò su due piedi.

Sergio Leone, un mito che resiste con il passare degli anni

Il suo capolavoro assoluto resta C’era una volta il West,  sceneggiato, non a caso, da Bernardo Bertolucci e Dario Argento.

Claudia Cardinale ricorda come, nel corso della lavorazione del film, prima delle riprese, lei, Henry Fonda, Charles Bronson e gli altri componenti del cast ascoltavano le struggenti note composte da Ennio Morricone. Per loro era un modo assolutamente inedito di lavorare e un modo di trovare un buon ritmo.

Quando era al montaggio di C’era una volta il west, Leone tolse la musica, e lasciò soltanto i rumori: la banderuola, il vento, le cicale, il treno, lo scricchiolio del legno, lo sbattere d’ali degli uccelli. Morricone non sapeva di questa sua scelta e quando vide il film concluso, alla fine dei due rulli gli si avvicinò e gli disse: “Ma lo sai che è la più bella musica che ho composto?”.

Dopo Giù la testa, Leone abbandonò il western ma, in verità, come lui stesso affermò,  già con Il buono, il brutto, il cattivo si era in qualche modo allontanato dal genere.

“Quando il titolo del film Se incontri Sartana digli che è un uomo morto fu travisato dal pubblico in Se incontri Sartana digli che è uno stronzo significò che il genere era già smitizzato, che il pubblico si era scocciato.”

Giuliano Montaldo, infine, ricorda che un giorno arriva alla Jolly Film di Papi e Colombo, per i quali stava preparando un film. Dal loro ufficio sente provenire spari, revolverate, nitriti di cavalli, rumore di zoccoli, urla di gente ferita. Pensa che stiano proiettando un film western ed entra con circospezione, per non disturbare. Scopre che lì c’è Sergio Leone: sta raccontando ai produttori il soggetto di Per un pugno di dollari facendo tutte le parti, rumori ed effetti sonori compresi.

“Nessuno sapeva raccontare un film come lui.”

Il cinema di Sergio Leone

‘Sergio Leone – L’italiano che inventò l’America’. Appassionato omaggio al padre degli “spaghetti western”

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