The beautiful game di Thea Sharrock (Io prima di te) è una produzione Netflix che racconta della Homeless World Cup, interpretata, tra gli altri, da Bill Nighy (Living), Micheal Ward (Empire of Light) e Valeria Golino (Miele).
Guarda The Beautiful Game su Netflix.
Un film buonista per supportare una causa importante, che arriva dopo la commedia coreana Dream distribuita da Netflix lo scorso anno.
The beautiful game di Thea Sharrock, la trama
Vinny è un giocatore di calcio straordinario, che sta in questo momento passando un brutto periodo: dorme in auto e ha una figlia con cui fatica un po’ a mantenere il rapporto.
Mentre giocherella nel campetto con i bimbi, viene notato da Mal, che nel campo adiacente, allena la squadra che rappresenterà la World Homeless Cup per l’Inghilterra. Coinvolto e convinto a partecipare, avrà grosse difficoltà ad accettare e accogliere la squadra con umiltà e fair play.
Un intrattenimento leggero…
Sbrigativo e approssimativo nella narrazione, The beautiful game di Thea Sharrock, non è un prodotto impegnativo. Piuttosto, un racconto funzionale a promuovere e sensibilizzare l’evento che ha preso forma nel 2003 e che adesso è diventato un importante punto di riferimento mondiale. La Homeless World Cup, infatti, non è fantasia, ma un appuntamento annuale reale e ricorrente.
Tuttavia il film in sé, è pieno di imperfezioni: non si dilunga sulla back story dei personaggi, che risulta spiccia e poco approfondita. Nel progredire, si aiuta il pubblico a scoprire meglio i protagonisti, ma senza troppa generosità. Il tutto si innerva di leggera ironia, perché è chiaro che non si vuole cadere nel drammatico, quanto piuttosto tenere ben presente l’ottimismo e la speranza che sono la missione stessa dell’evento.
Ma in questo modo il film di Sharrock risulta quasi un cartone animato, slavato anche nel linguaggio, e senza aspirazioni oltre il simpatico intrattenimento.
Micheal Ward, Bill Nighy
…e poi c’è il calcio
Nel momento in cui i match iniziano, si dà più spazio al gioco e alle sequenze sportive. Sul finire, The beautiful game ritrova un po’ di quell’equilibrio che aveva mancato di consolidare. Ma sono servite due ore per simpatizzare con i personaggi e osservare l’ultimo terzo di film con un po’ più di partecipazione e di attesa della successiva evoluzione.
In perfetto spirito da fair play e da evento sociale, non c’è confitto alcuno, ma ciascuno ha una propria vittoria con forme diverse. E in quelle forme molteplici, sta il messaggio agli spettatori, affinché chi incorre in una condizione di indigenza, non perda la dignità; e perché l’assenza di abitazione diventi una condizione cui nessuno sia mai costretto nella vita.