Interessante e molto partecipata la masterclass con Lee Byung-hun che si è svolta al Florence Korea Film Fest 2024.
L’attore coreano, celebre non solo per i titoli coreani ai quali ha preso parte, ma anche per alcune produzioni americane, si è prestato a rispondere a domande e curiosità sul cinema.
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Prima della masterclass di Lee Byung-hun
Il giorno prima l’attore ha anche avuto occasione di incontrare la stampa con la quale ha condiviso alcuni aneddoti.
Tra le varie domande quella sul differente approccio tra cinema americano e coreano alla quale Lee Byung-hun ha risposto sottolineando i tempi più lunghi di pre-produzione nella preparazione dei film hollywoodiani. Ma anche una domanda sulla pandemia e sulla trasformazione subita dal cinema.
Durante il periodo di pandemia, ci sono stati sicuramente tanti elementi del cinema che sono andati persi, come la presenza fisica in sala. Per esempio in Corea o sei campione di incassi o rischi di non essere conosciuto e andare in rosso. Da questo punto di vista le piattaforme streaming hanno avuto un’influenza molto importante. Non si può negare che grazie alle piattaforme ci sia molta più espansione di contenuti e tecniche.
Ovviamente non sono mancate le domande sui film ai quali ha preso parte e sui registi con i quali ha collaborato (e non) con un occhio di riguardo a quella che considera la pellicola alla quale è più legato, A bittersweet life.
La masterclass di Lee Byung-hun
Si è aperta con una premiazione e un vero e proprio bagno di folla la masterclass tenutasi al cinema La Compagnia con Lee Byung-hun, il Tom Cruise coreano. Dopo i saluti e i ringraziamenti iniziali sono iniziate le domande.
Dopo aver parlato del suo primo approccio con il cinema (e dell’odore di calamari, arachidi e sigarette che permeava le sale dell’epoca), è passato a parlare della collaborazione con Park Chan-wook a partire da Joint Security Area. Si tratta di un film arrivato in un momento particolare della vita di Lee Byung-hun che veniva da 3/4 prodotti che non avevano avuto successo.
Quando mi fu proposta questa sceneggiatura stavo finendo la leva militare e forse per questo empatizzavo particolarmente con il personaggio.
Nonostante il successo, però, ottenuto con questo film e nonostante il legame che l’attore ha, visto che gli ha permesso di conoscere un grande regista, riconosce di aver avuto un forte senso di ribellione forse perché molto giovane all’epoca.
Altri nomi per l’attore
Dopo Park Chan-wook c’è stato spazio per parlare anche di Kim Ji-woon e del fatto che Lee Byung-hun abbia preso parte a circa metà dei film diretti dal regista.
Tutte le volte che lavoro con lui soffro molto perché è un regista talentuosissimo, ma che spreme l’energia degli attori in modo incredibile. Lavorare con lui richiede molta pazienza ed energia.
Ha poi avuto modo di parlare di Inside Men, nel quale ha proposto lui stesso di essere una sorta di antieroe, lavorando molto su costumi e capigliatura, e di Masquerade, per il quale è stato convinto mentre era in America per una produzione e nonostante una serie di rifiuti.
Non essendo io persona il personaggio che interpreto, nel procedimento per capirlo, soprattutto quando è lontano da me mi piace usare un’espressione: col tempo che dedico al personaggio mi imbevo di lui piano piano.
E se il film che ha rappresentato per lui la sfida maggiore è (stato) I come with the rain, ha, però, affermato di essere rimasto affascinato da Nuovo Cinema Paradiso e da La vita è bella che sono i due film italiani che preferisce.
Infine, spazio anche per una domanda sulla sua esperienza in Squid Game.
Quando sono all’estero tanti non mi riconoscono, ma quando mi presentano dicendo “è in Squid Game” allora tutti capiscono e questo un po’ mi delude. Allo stesso tempo, però, mi ha permesso e mi permette di farmi conoscere sempre di più.
A divertire è stata la parte finale: una sorta di quiz a premi portati direttamente da… Lee Byung-hun.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli