Father’s Footsteps verrà presentato al Ca’ Foscari Short Film Festival che si svolgerà dal 20 al 23 marzo 2024, in forma ‘diffusa’ a Venezia.
Il Ca’ Foscari Short Film Festival si distingue come il primo evento del suo genere in Europa, interamente gestito da un’università. Nel corso degli anni, si è affermato come una delle principali piattaforme per il cinema giovanile a livello mondiale. Il cuore dell’evento è il Concorso Internazionale, che presenta trenta dei migliori cortometraggi realizzati nell’ultimo anno da studenti di scuole di cinema e università.

Father’s Footsteps La trama
In Siria, tra fredde pareti di cemento crivellate di buchi a causa della guerra in corso, una madre cerca di proteggere il figlio dalla perdita del padre e di tenerlo lontano dagli attacchi che infuriano all’esterno. Lasciata completamente a sé stessa, la donna cerca di incarnare contemporaneamente sia il padre che la madre.
Father’s Footsteps La recensione
Il cortometraggio, realizzato alla Satyajit Ray Film & Television Institute, esprime con precisione la drammaturgia della famiglia, con rimandi evidenti al cinema di Kiarostami e Panahi, soprattutto attraverso l’uso del pesciolino rosso che vediamo all’inizio del corto, con il chiaro riferimento all’innocenza dell’infanzia. Il bambino, svegliato dalla madre, va verso i pesciolini rossi all’interno della bacinella dando loro il buongiorno. La madre, interpretata da una bravissima attrice, riesce a esprimere in modo sincero e ben recitato il tema principale. La regia affronta le disgrazie con freschezza, utilizzando colori che emergono in una scenografia priva di vivacità, ma che riesce a catturare l’essenza della situazione e delle difficoltà della guerra.
La storia ruota attorno all’idea di creare un’illusione per far credere a un bambino che il padre sia ancora vivo. La drammaturgia del racconto appare fluida e senza sbavature, con un plauso particolare per la scenografia, i costumi, la direzione della fotografia e soprattutto per l’ambientazione che riesce a cogliere appieno il tema del film, ovvero la guerra e la disperazione che ne deriva. È stato fatto un ottimo lavoro di scouting per trovare il luogo delle riprese.

Il cast è ben selezionato. La durata di trenta minuti non crea difficoltà durante la visione, grazie alla poesia del racconto che regala momenti intensi. Lo stile della messa in scena ricorda quello di Bergman, con la macchina da presa che si concentra interamente sui personaggi, valorizzandone le espressioni e la recitazione.
In conclusione, il cortometraggio mostra una profonda maturità a livello di drammaturgia ed estetica visiva, utilizzando la poesia come elemento narrativo per esplorare le sofferenze dei personaggi attraverso un simbolismo ben riuscito.
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